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Il 9 agosto 1991, alla vigilia del maxi processo a Cosa nostra innanzi alla Suprema corte, il magistrato della Procura generale della Corte di cassazione Antonino Scopelliti, che in quel processo avrebbe rappresentato l’accusa, veniva ucciso in agguato di chiaro stampo mafioso
CAMPO CALABRO (RC) – Il 9 agosto 1991, alla vigilia del maxi processo a Cosa nostra innanzi alla Suprema corte, il magistrato della Procura generale della Corte di cassazione Antonino Scopelliti, che in quel processo avrebbe rappresentato l’accusa, veniva ucciso in agguato di chiaro stampo mafioso, da allora sono trascorsi 25 anni e proprio l’anniversario del suo assassinio è stato commemorato a Campo Calabro, davanti alla stele eretta nel punto in cui avvenne l’omicidio.
Alla commemorazione hanno partecipato, tra gli altri, la figlia del magistrato, Rosanna, oggi deputata di Alleanza popolare; il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa; il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette; i sottosegretari di Stato Davide Faraone e Dorina Bianchi; il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ed il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta del Consiglio regionale della Calabria, Arturo Bova.
Sulla stele che ricorda il sacrificio di Scopelliti sono state deposte due corone d’alloro, una dell’Amministrazione comunale di Campo Calabro e l’altra della Fondazione «Antonino Scopelliti». Sono stati letti i messaggi inviati dai presidenti del Senato e della Camera, Piero Grasso e Laura Boldrini, e della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi.
Di «memoria dal doppio valore» ha parlato il sottosegretario Faraone, secondo il quale «da un lato c’è l’esigenza di onorare e continuare il lavoro svolto da un magistrato che fu corretto, libero ed onesto. Dall’altro Scopelliti va indicato come esempio per le nuove generazioni. E questo deve avvenire, soprattutto, attraverso la scuola, che ha il dovere di proseguire il percorso di costruzione delle coscienze».
Secondo il sottosegretario Bianchi, «il giudice Scopelliti era un uomo coraggioso, libero e onesto che è diventato eroe perché ha affrontato a testa alta la ‘ndrangheta, ha detto no alla corruzione e ha continuato con abnegazione il suo lavoro per affermare la legalità. Lo Stato adesso sta facendo la sua parte. Contro la ‘ndrangheta il ministro Alfano ha potenziato in Calabria le unità investigative e ha aumentato il numero di agenti, con quasi undicimila uomini delle forze dell’ordine schierati. In generale lo Stato sta ottenendo grandi e importanti risultati nella lotta contro la malavita organizzata: dall’inizio dell’anno sono stati 25 i boss assicurati alla giustizia, è aumentato il numero dei collaboratori di giustizia e si sta facendo un ottimo utilizzo dei beni sequestrati».
Il ministro Costa, «da uomo delle istituzioni», ha evidenziato «il bisogno della memoria per onorare l’esempio di coloro che hanno fatto la storia del nostro Paese. E questo ci consente di essere vicini ed apprezzare il lavoro di tanti servitori dello Stato, che hanno svolto e svolgono il loro lavoro silenziosamente e riescono a farlo con grandi risultati, magari in un modo non appariscente».
Ma il momento più commovente, senza dubbio, è stato quando a prendere la parola è stata Rosanna, filia del magistrato, oggi parlamentare: «Commemorare è importante, ma non basta più – ha affermato – per onorare la memoria delle vittime di mafia in Calabria e non solo è necessario l’impegno di tutti noi, cittadini e istituzioni in sinergia. Oggi è più che mai importante educare i più giovani, ma soprattutto gli adulti al bene e alla bellezza. Partecipare con gli esempi e la legalità è il modo migliore per formare generazioni di cittadini coscienti e in grado di dire ‘no’ al compromesso mafioso».
Per Rosanna Scopelliti «bisogna investire sulle bellezze di questa terra, valorizzarle, renderle fruibili e sottrarre in questo modo potere alla ‘ndrangheta, che vive e si alimenta di deficit culturale e di arretratezza. Basta ricordare questa regione solo per le sue vittime, vorrei invece che risaltasse la capacità dei calabresi di reagire con orgoglio e operosità alla violenza della ‘ndrangheta. Il Governo sta facendo la sua parte, ora sta agli amministratori continuare a lavorare nei territori: la lotta conto le mafie si vince insieme. Sul caso Scopelliti – conclude la figlia – ultimamente la speranza che si possa avere verità e giustizia è più forte, grazie al rinnovato e meritoriamente silenzioso impegno dei magistrati della Procura di Reggio Calabria».
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