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Il prefetto Antonio Reppucci

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“A Marcell darò la medaglia d’oro al valore sportivo e la cittadinanza onoraria, ho già organizzato tutto”. Antonio Reppucci, il commissario prefettizio di Rosarno, non vede l’ora di incontrare il campione olimpico dei 100 metri che ha fatto salire sulla vetta del mondo l’Italia e soprattutto Rosarno.

“Ho già parlato con suo padre, l’avvocato Domenico Secolo, continua -, e appena Marcell ritornerà in Italia, lo vogliamo qui con tutta la sua famiglia. Intendiamo festeggiarlo come merita perché lui è un nostro figlio, è figlio di Rosarno. Da piccolo veniva ogni anno a trascorrere qui le sue vacanze, è profondamente legato alla nostra città e per noi ora è diventato una sorta di vanto, di orgoglio della nostra comunità. È bellissimo tutto quello che ci sta accadendo. Attorno a Marcell c’è tanto sentimento e per questo noi vogliamo fare una grande festa, vogliamo riconoscergli il giusto merito per l’impresa mondiale che è riuscito a compiere. Lui ha continuato a venire da noi anche da adulto e con Rosarno ha creato una sorta di cordone ombelicale che non si è mai spezzato”.

Orgoglio e appartenenza, sono queste le emozioni che trasmettono le parole del prefetto Reppucci, che si è fatto portavoce della sua comunità e vede in questo rinnovato entusiasmo, non solo la celebrazione di un grande campione, ma tanto altro.

“Da imprese storiche come quella di Marcell Jacobs – conclude – la nostra comunità può che essere assalita da una grande voglia di riscatto, può darci energia, forza, e trasmetterci una sorta di fluido magnetico per creare una discontinuità positiva. La Calabria non è solo ‘ndrangheta ma è la terra di Alvaro, Campanella, Telesio, Pitagora, ha quattro parchi ambientali, cinquantacinque castelli. Ora dobbiamo celebrare le cose positive senza mai dimenticare che la criminalità dobbiamo combatterla sempre con maggiore determinazione. Però dalla vittoria di Marcell ci aspettiamo un sussulto positivo che vada in direzione opposta rispetto alla disertificazione intellettuale e alla fuga dei nostri giovani costretti a fare fortuna altrove”.

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