Il cardinale Gianfranco Ravasi
5 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Conferita dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria la laurea honoris causa in Giurisprudenza al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura. Alla cerimonia, che si è svolta presso l’aula magna “Quistelli” dell’Unirc hanno partecipato Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che ha conferito il titolo, il ministro dell’Interno Marco Minniti, Gaetano Manfredi, presidente Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Pasquale Catanoso, rettore Università Mediterranea di Reggio Calabria, Stefano Paleari, presidente Human Technopole, Ivano Dionigi, presidente Alma Laurea, autorità civili, religiose e militari e rettori e rappresentanti delle università italiane.
Nel corso della cerimonia il ministro Fedeli ha spiegato “quello di oggi è un momento che segnerà anche un rilancio di qualità, dialogo e contenuto. L’ammirazione per il cardinale, uno degli esponenti più importanti della cultura cattolica contemporanea, è uno dei motivi per cui ho accolto con entusiasmo – ha detto Valeria Fedeli – la proposta avanzata dall’università. Apprezzo – ha sottolineato – la personalità dialogica del cardinale Ravasi che ne ha fatto il protagonista di molte discussioni anche al di fuori del mondo religioso, senza mai rifuggire dalle questioni, anche le più delicate. Ho trovato particolarmente pertinente – ha aggiunto – la proposta di una laurea honoris causa in giurisprudenza: la legge è il regno dell’interpretazione, una capacità di cui ha dato prova in maniera somma”.
Per il ministro dell’Interno Marco Minniti, “la presenza del cardinale Ravasi a Reggio Calabria e il suo intervento costituiscono un prezioso regalo alla città. Il discorso del cardinale trasudava di valori, proprio in un momento in cui c’è bisogno di valori nella società. E’ vero che – ha continuato Minniti – un sistema di sicurezza che funziona è un sistema che previene e non reprime. La prevenzione è il principale punto di partenza ed e anche – ha evidenziato il Ministro dell’Interno – la mia stella polare. Il tema della natura umana e quello del riconoscimento reciproco in questo momento sono separati da un sentimento, un sentire: la paura. Il suo antidoto è il dialogo. A tal proposito – ha dichiarato Marco Minniti – dobbiamo ringraziare la Chiesa e papa Francesco perchè il dialogo è al centro del suo pontificato”.
“La religione – ha proseguito il Ministro – oggi è spesso utilizzata come passe-partout per l’irrazionalità. Ciò che manca è la finalità. La politica è troppo incentrata sull’identità, che divide, e poco sulla finalità. Essa è il bene comune, dato dall’insieme tra religioso e laico”. Gaetano Manfredi ha ricordato che “stiamo vivendo momenti di grandi cambiamenti, con la globalizzazione imperante e il problema dei flussi migratori. Le vecchie mappe che ci hanno guidato nel Novecento non funzionano più e, come esploratori del nuovo mondo, dobbiamo disegnarne altre. L’università resta un baluardo sicuro, spesso isolato, che con punti di riferimento certi aiuta a costruire”.
Il rettore della Mediterranea, Pasquale Catanoso, ha sottolineato che il “sistema universitario italiano è grandemente coeso al suo interno e questo è un fattore positivo per il Paese”, mentre, nella sua laudatio, Ivano Dionigi ha spiegato che “questa laurea honoris causa ci indirizza verso due riflessioni: una che riguarda l’università, l’altra la politica. L’università si configura come l’istituzione che fa professione di verità. Noi possiamo, dobbiamo, vogliamo essere – ha detto – la parte più prestigiosa, più credibile, più sana del Paese e della Pubblica Amministrazione. Se a noi, in quanto Università, i giovani chiedono verità, alla politica chiedono giustizia. Anche i severi dati di AlmaLaurea, che certificano da un lato l’Italia come ultimo Paese d’Europa per numero di laureati dopo la Turchia e dall’altro il possesso del titolo di laurea come la migliore opportunità occupazionale, ci ricordano che i giovani sono il problema del Paese e i giovani del Sud sono il problema del problema: quando va bene emigrano in altre regioni oppure, quasi invisibili e clandestini, vanno ad arruolarsi nella legione di neet. Perdiamo non braccia, ma teste”.
“Non ho mai ricevuto una laurea honoris causa con questa intensità e con questo affetto”, ha detto il cardinale Ravasi prima di avviare la sua Lectio Magistralis in cui ha affrontato i temi del rapporto tra legalità e religione, tra sacro e criminalità e tra diritto e religione: “La netta distinzione tra questi due ambiti deve essere affermata. Ma questa distinzione non è separatezza”, anche perchè, secondo Ravasi, “il diritto ha finalità sociale”.
“Ci sono delle dimensioni che non sono cristallizzate all’interno della norma giuridica: una dimensione umana, una morale, che vanno considerate non perchè debbano prevaricare sulla legalità ma perchè devono renderla più umana e sociale. Il compito della politica – ha continuato – è tenere conto dell’insieme dei problemi e inserirli in uno schema concreto. Il compito della religione è essere una spina nel fianco ricordando alcuni valori che devono essere una stella polare”. “Uno dei grandi temi che considero fondamentale è quello della natura umana”, ha detto. “Non ci si può confrontare a livello di dialogo culturale – ha spiegato Ravasi – se non si risolve prima la domanda ‘chi è l’uomò. Dobbiamo capire qual è la radice profonda dell’essere umano”.
Ravasi si è soffermato infine anche sul rapporto sacro-criminalità: “religione e criminalità si sono strutturalmente uniti. Questo è deleterio. Il compito di religione e politica è spezzarli dimostrando che sono antitetici tra di loro. La Chiesa in questo – ha detto – deve essere in prima fila. La ‘ndrangheta, quando usa la religione, compie idolatria e sacrilegio. Bisogna dirlo esplicitamente e non trovare alibi”, ha concluso.
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