La folla presente per la Varia di Palmi
5 minuti per la letturaPALMI (REGGIO CALABRIA) – La festa della “Varia” conferma la solidità delle radici tra Palmi e il suo passato. La manifestazione dell’ultima domenica di agosto è una delle eccezioni ai modelli postmoderni in cui la liquidità rappresenta una delle cause della sofferenza e del disagio dell’uomo contemporaneo.
La “Varia” è il passato che rivive nel presente per pensare a quanto sia importante progettare il futuro in cui al centro della scena vi siano ancora religiosità, umanità, solidarietà e giustizia sociale. Gli avvenimenti che hanno seguito e accompagnato l’organizzazione dell’evento confermano come oggi, nonostante il moderno relativismo, la fede riesca ancora a produrre grandi momenti di aggregazione in cui, oltre alla religiosità, riemergono il folclore, la civica tradizione e altri aspetti della vita socio- culturale della seconda città del reggino. Ogni figurante di questa piramide umana ci riporta al culto Mariano dell’Assunzione e ad altre figure celesti del Cristianesimo.
La “Varia” è la festa della gente: ieri connotata dal protagonismo delle cinque corporazioni di Palmi; oggi da una grande partecipazione popolare in cui il singolo rimane coinvolto dal secolare rituale che, per qualche ora, lo aiuta ad esorcizzare le grandi paure del presente.
L’edizione numero trenta, la settima di questo terzo millennio, seguita da circa centomila persone, è andata in scena ieri sera alle 19.06, con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario previsto (ore 19.00), della durata complessiva è stata di di 14 minuti e 21 secondi, dal segnale di partenza della “scasata” annunciato dal tradizionale colpo di cannone, che vuole rappresentare l’Assunzione in cielo di Maria, con il carro sacro lungo il selciato di granito che ha iniziato a muoversi dal corso Giuseppe Garibaldi fino all’incrocio con via Domenico Augimeri, luogo dal quale è possibile con un colpo d’occhio vedere il mare, la villa comunale “Giuseppe Mazzini” e la chiesa Maria Santissima del Soccorso.
I personaggi viventi rendono unica nel suo genere la rappresentazione palmese: in cima alla struttura piramidale alta 16 metri e mezzo con un peso di 20 tonnellate, infatti, è posta l’Animella (Maria Pia Caminiti) (Foto a sinistra), la bambina che rappresenta l’anima Madonna Assunta in cielo. Ha un compito molto delicato, perché la sua figura è carica di significati religiosi e socio-antropologici.
Seduta in cima all’alta asta, sopporta gli scossoni e i movimenti dondolanti del carro privo di ruote, continuando a benedire la folla, “in nome della Madonna della Sacra Lettera” mentre, per tradizione, il popolo lungo la strada ricambia con un affetto smisurato, recitando la frase «senza sconzu Maria di la Littara!» (senza travagli, Maria della Lettera!) come implorazione rivolta alla Vergine perché eviti ogni tipo di possibile incidente.
Poco più in basso, è sorretta dall’uomo che interpreta il ruolo del Padreterno (Francesco Fraccalvieri). Attorno alla nuvola di carta resa argentea dal luccichio dell’amica che avvolge la struttura, ci sono bambine e bambini, gli angioletti. Ai piedi del carro, altri interpreti, gli apostoli. In basso, stretti lungo le travi ancorate alla base di legno (“Cippu”) che sorregge la struttura, i portatori. Si chiamano “mbuttaturi”, dal dialetto “mbuttare”, spingere.
Sono loro il “motore” del carro, aiutati dai tanti che si uniscono al trasporto tirando le due lunghe funi che precedono la Varia. I portatori sono divisi in cinque corporazioni, espressione più rappresentative del popolo palmese all’epoca dell’arrivo della Sacra reliquia (il Capello della Vergine donato dai messinesi): indossano una divisa bianca, con una fascia cremisi ai fianchi e un fazzoletto di diverso colore al collo: blu per i Marinai, cremisi per gli Artigiani, giallo per i Carrettieri, arancione per i Bovari e verde per i Contadini.
Alcune di queste professioni sono ormai state cancellate dal tempo, ma i giovani che – per origine, per tradizione familiare o, più semplicemente, per legami di amicizia – oggi scelgono di far parte delle corporazioni, si sentono in qualche modo saldati alla storia secolare della nostra città.Dopo aver percorso nuovamente il Corso Garibaldi fino alla Piazza I° Maggio, la Varia si è fermata definitivamente.
Durante la sosta alla fine del corso, il Padreterno ha avuto il compito di girare il bullone che ferma il seggiolino, per farlo ruotare in modo che l’Animella torni nuovamente con lo sguardo alla folla. La tradizione vuole che la Varia non si debba mai fermare per un ulteriore sosta imprevista, in quanto la cosa sarebbe da interpretare come un segno che prevede conseguenze spiacevoli. A conclusione del trasporto, l’Animella è stata fatta scendere dal carro e salire sulla portantina, per farle fare un giro trionfale della piazza tra la popolazione in mistico delirio.
Il trasporto della Varia è davvero suggestivo: pochi minuti intensissimi. Gli occhi al cielo della gente ad osservare i movimenti oscillanti dell’Animella, lo sforzo e il sacrificio dei tanti giovani sopra le lastre di granito della strada. Ognuno al suo posto, piegato dalla fatica per un sacrificio unanime, che riannoda i fili di un’intera comunità. Il fumo provocato dallo strofinamento dei pattini di acciaio del basamento di legno con il terreno, la leggera salita in alcuni tratti del percorso sono elementi che contribuiscono a rendere difficoltoso il trasporto. Ma il carro non si è mai fermato. Sarebbe una sconfitta per la comunità.
È un rituale, quello della Varia, che rafforza e solidifica i rapporti, l’appartenenza. Un concentrato di valori e contenuti diversificati che coinvolge e unisce l’intera città, «una fortissima occasione per evadere dal proprio vuoto e opportunità per voler apparire diversi e più ricchi». La manifestazione, o carro votivo, rientra nella Rete delle grandi macchine a spalla italiane, dal 2013 inserita come Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’Unesco, realizzata dall’Amministrazione comunale di Palmi, guidata dal sindaco Giuseppe Ranuccio e dal Comitato Varia presieduto da Saverio Petitto, che ha visto la partecipazione del presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, dell’assessore regionale Maria Teresa Fragomeni, del sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e di una nutrita rappresentanza dei primi cittadini del comprensorio che hanno sfilato con la fascia tricolore, si è conclusa con il concerto del soulman catanese Mario Biondi, oltre al tradizionale spettacolo pirotecnico.
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