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Giuseppe Fata e una delle sue teste sculture dedicate alle Madonne vestite

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NUOVO progetto di Giuseppe Fata con teste sculture dedicate alla Madonna, in particolare le Madonne vestite. Artista interazionale, nato Taurianova, le opere di Giuseppe Fata sono state esposte da Gerusalemme a Parigi.

Fata, perché ha scelto di dare inizio a questo nuovo progetto proprio con questa Madonna?

«È legata alla mia infanzia, questa è la Madonna del Rosario con la quale mi sono cresciuto. È legata alla sfera più intima e personale di me stesso».

Le andrebbe di condividere con i nostri lettori questi ricordi privati e riservati? Qual è la prima Madonna che a Giuseppe Fata viene in mente?

«È la Madonna dell’Affrontata che viene fatta uscire dalla Chiesa di Maria SS. Annunziata Bellantone di Laureana di Borrello, con un rito che si svolge nel giorno di Pasqua. La Madonna rimane così vestita a festa. Poi le viene messo un altro manto nero che la copre per intero. Viene fatta uscire dalla Chiesa portata a spalla insieme alla statua di Cristo Risorto. Le due statue corrono all’incontro dalle parti opposte, alla presenza di Cristo lei viene svelata. Quando avevo 10 anni io facevo il chierichetto, mi ricordo che il sabato mattina in chiesa per vederla mi mettevo nascosto dietro una colonna e osservavo la vestizione fatta da questa signora anziana donna Maria. Poi c’era anche donna Caterina con la quale in seguito ho collaborato tanti anni alla vestizione della Madonna. Io ero attratta da questa statua fin da piccolo.
A16 anni ho avuto il privilegio di iniziare a tenere il manto. Donna Caterina che era la perpetua della chiesa cuciva il manto per la statua. Dopo la messa iniziava il rito e quindi c’era un momento preciso in cui alla Madonna veniva tolto il velo nero. Dopo tanti anni donna Caterina ha lasciato a me questo compito, che io con devozione verso questa statua l’ho fatto per oltre trent’anni. Ovunque io mi trovassi per il giorno del rito tornavo a Laureana di Borrello».

Qual è il suo ruolo nel rito?

«Di tirare il manto. Io mi mettevo in mezzo ai portatori tra queste due statue e tenevo le funi di questi due manti con quattro cavi che poi venivano tirate. Un rito anche molto pericoloso, perché le due statue corrono una di fronte all’altra per incontrarsi, il manto va tirato in un momento ben preciso. Dopo bisogna uscire velocemente, è una questione di attimi, bisogna avere la capacità e la lucidità nell’azione. È un rito molto emozionante, quando la Madonna si svela e vede Cristo lei gioisce e viene tolto il manto nero e passa dal lutto al vestito a festa. Questo è un momento molto sentito per chi partecipa a questo rito e che ancora oggi è in uso, perché i giovani sono cresciuti con questa tradizione. Dopo trent’anni ho lasciato».

Perché? Cosa è accaduto?

«Ho concluso un percorso».

Fata, qual è il suo rapporto con la Madonna?

«È per me una mamma, la Madonna dell’Affrontata io l’ho curata per tantissimi anni, ho cucito i vestiti e il manto con un filo antichissimo di puro cotone che ha più di un secolo e che viene tramandato da generazioni. Questo abito tutto ricamato da fili d’oro dalle suore di un tempo, ha davvero un valore storico. La statua di base è di legno con la parrucca stile Luigi XVI che io ho restaurato più volte, per me è stato l’inizio della mia crescita spirituale».

Posso farle una domanda indiscreta? Perché ogni volta che l’ho incontrata lei è vestito di nero? È una casualità?

«Non è un caso. È una scelta che ho fatto tanti anni fa per devozione verso questa Madonna, io mi sono sempre vestito di nero non per un vezzo, ma per devozione verso questa statua a cui ho fatto un voto tanti anni fa e che mi ha sempre accompagnato nel corso della mia vita, sia nel percorso professionale che quello spirituale. Con gli anni ho capito che quella parte delle teste sculture sul sacro sono dovuta a Lei, ecco perché quest’anno ho voluto presentare questo progetto delle teste sculture sulle Madonne vestite».

L’esigenza di passare da teste sculture che rappresentavano Cristo alle Madonne vestite da cosa nasce?

«Nella mostra presentata a Gerusalemme ho sentito l’esigenza di dedicarmi alle Madonne vestite, ho voluto iniziare un nuovo percorso partendo proprio da quella Madonna che io ho conosciuto da bambino: la Madonna dell’Affrontata.

Fata, lei crede che questa Madonna vestita sia un patrimonio da tutelare?

«Sono da proteggere e da custodire, perché oggi queste statue di tessuto che all’interno hanno una struttura in legno, sono state create per avvicinare di più l’uomo alla spiritualità».

Nel progetto delle teste sculture sulle Madonne vestite ce ne sono altre?

«Sì! Ho voluto iniziare con quella a me più vicina e che ho curato per tanti anni. Questo percorso definito la Madre di tutti noi, con un sottotitolo la Madonna dell’Affrontata nella raccolta iconografica di arte sacra delle teste sculture di Giuseppe Fata, l’uomo che si avvicina al divino».

Perché ha scelto proprio Noto per dare inizio a questo progetto?

«È stata presentata nella cattedrale di Noto perché è il simbolo dell’arte Barocca ed è patrimonio dell’Unesco a cui io sono legato perché faccio parte dei progetti dell’Unesco per l’arte sacra».

Ha utilizzato gli stessi materiali delle precedenti teste sculture?

«No, questa volta ho usato delle cornici barocche e materiali lavorati a mano con filo dorato e con delle pietre con una forma che come stile rispecchia molto l’abito della Madonna, quindi ho voluto creare questo barocco ricco che rispecchiano i suoi abiti, le pietre azzurre sono proprio un riferimento al manto che la Madonna indossa».

Il suo prossimo impegno?

«Sto lavorando per il Giubileo degli artisti che si terrà nella metà di febbraio 2025 a Roma, ma questa volta con un mezzo busto dedicato alla Madonna».

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