Le bare di alcuni migranti giunte in Calabria
1 minuto per la letturaREGGIO CALABRIA – Ad Armo, piccola frazione di Reggio Calabria, è nato il “cimitero dei migranti”, su iniziativa del Comune e grazie alla cura del parroco della Santissima Maria Assunta, don Alain Alen, africano, dunque migrante anche lui. Tutto questo mentre a Tarsia, in provincia di Cosenza, Franco Corbelli ha promosso una struttura che sarà destinata ad ospitare il cimitero dei migranti e i cui lavori sono già iniziati (LEGGI).
«L’obiettivo è di dare dignità a quelle persone. Se non l’hanno avuta da vivi, vogliamo fare in modo che ce l’abbiano almeno da morti», spiega suor Lina Guzzo, una scalabriniana della comunità di Reggio Calabria, congregazione che si occupa nel mondo proprio dell’assistenza a chi emigra e che ha prestato assistenza per la realizzazione di questo spazio. Nel piccolo cimitero di Armo, dunque, oggi oltre alle salme del posto ci sono 45 africani (in maggioranza etiopi e nigeriani) che sognavano l’Europa e che invece hanno trovato la loro morte in mare. Tra loro, quattro bimbi tra i due e i tre anni.
«Quei monticelli di terra rappresentano storie, tutte diverse. Vogliamo dare dignità a quelle persone e abbiamo cominciato a farlo a partire da un fiore, che abbiamo voluto portare a ciascuno di loro – ha raccontato suor Lina – Ora, con il parroco di Armo, abbiamo intenzione di fare un progetto dedicato. Tutte quelle vittime hanno bisogno di dignità». «Le cose belle non sempre fanno notizia – ha detto don Alain – Con una decina di parrocchiani, più della metà signore anziane con qualche problema di salute, abbiamo dato una sistemata alle tombe dei nostri fratelli naufragati».
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