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La lista con le offese sessiste apparsa a Cinquefrondi

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COSENZA – Qualche balordo o balorda deve essersi fatto influenzare dalla campagna elettorale in atto ed ha deciso anche lui di affiggere sui muri una particolarissima lista.

Non si tratta però, nonostante il periodo, di candidati al Comune o alla Regione bensì di una specie di elenco di proscrizione in cui vengono fustigati i costumi di alcune donne del paese.

Siamo a Cinquefrondi, paese di 6500 anime della Piana di Gioia Tauro. Da tre giorni, ogni sera, l’ignoto fustigatore dei costumi altrui, affigge sui muri un manifesto scritto a penna dal titolo eloquente “La lista delle zoccole”. Sul manifesto vengono elencate per nome e cognome una serie di malcapitate alle quali viene, in dialetto, affibbiato ogni tipo di improperio. In calce una raccomandazione “Leggi, ma non strappare”.

L’amministrazione comunale, che è guidata da Michele Conia, coordinatore regionale del movimento di de Magistris in Calabria, ogni sera fa rimuovere queste volgarità. La sera dopo, però, puntualmente ricompaiono. Al punto che alcuni cittadini hanno deciso di fare delle specie di ronde per cercare di individuare l’autore o l’autrice di questa “bella” trovata. Al momento senza successo.

La notizia può sembrare minimale e forse non avere nemmeno la dignità di essere diffusa. Riteniamo però non può essere derubricata semplicemente come una bravata o una goliardata, ma è qualcosa di più grave perché rivela come ancora nel 2021 l’approccio culturale verso le donne stenta a mutare.

Nonostante i tanti dibattiti sulla violenza di genere, l’introduzione persino nel meccanismo elettorale regionale della doppia preferenza di genere. Quello che si può leggere su quei manifesti è una mentalità purtroppo ancora diffusa. Le femministe lo chiamano slut shaming ovvero l’atto di mortificare una donna in merito alle sue scelte in ambito sessuale, per atteggiamenti considerati sconvenienti o per l’abbigliamento. Si tratta di insulti a sfondo sessuale, più o meno volgari, che spaziano dal giudizio bisbigliato alla vera e propria offesa affissa sui muri come in questo caso estremo.

La cosa è stata segnalata proprio da una ragazza del luogo a Fem.In. il collettivo femminista di Cosenza. «A Cinquefrondi sono state affisse delle liste per tutto il paese, riportanti nomi e cognomi di donne, intitolate “la lista delle zoccole”. Oltre a essere disgustoso, lo trovo violento, sessista e sicuramente manifestazione di un problema che è culturale e sistemico – scrive la ragazza – Lo segnalo a voi perché siete l’unica realtà in Calabria che cerca di sensibilizzare su queste tematiche, che scende in piazza per i diritti tutte le donne calabresi. Da ragazza che è cresciuta in questi luoghi mi sento completamente distrutta. Le ragazze della mia età sono costantemente vittime di slut shaming, per non parlare di altre micro e macro molestie e aggressioni. C’è bisogno di più educazione e, soprattutto, c’è bisogno che se ne parli. Perché su quella lista poteva finirci chiunque di noi, ma il problema di base, il sessismo, la cultura dello stupro, la violenza di genere, è sempre lo stesso. Grazie mille in anticipo se raccoglierete il mio appello e grazie per tutto il lavoro che fate, mi sarebbe piaciuto avere realtà del genere anche nella mia provincia…».

Difficile non essere d’accordo con la ragazza. Dal canto suo anche l’amministrazione comunale ha preso posizione. «Rimaniamo indignati – si legge in una nota – da quanto sta succedendo in questi giorni nei confronti di alcune donne del nostro Paese ed esprimiamo vicinanza e solidarietà a tutte le persone e le famiglie coinvolte. Siamo in costante contatto con le Autorità competenti e, naturalmente, ci costituiremo Parte Civile qualora l’autore o gli autori verranno identificati».

Ma il problema, però, non è di natura giudiziaria bensì culturale e dovrebbe essere affrontato prima che dalla politica nelle famiglie.

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