Una delle vetrine con i reperti archeologici
2 minuti per la letturaLOCRI (REGGIO CALABRIA) – Oggi è stato inaugurato il nuovo polo museale di “Palazzo Nieddu” a Locri. Un intero piano è stato dedicato alle importanti scoperte archeologiche effettuate nel corso della realizzazione della nuova strada stradale della 106 ‘Jonica’ nel tratto compreso tra Marina di Gioiosa Jonica e Sant’Ilario allo Jonio.
Grazie alle indagini Anas, sono stati aggiunti importanti tasselli nella ricostruzione del storia del popolamento del territorio e sono emerse anche importanti e singolari testimonianze che rappresentano un unicum nel panorama del patrimonio archeologico dell’Italia Meridionale accrescendo così il panorama della conoscenza e si implementando la valorizzazione dei territorio nazionale laddove i cantieri stradali consentono di portare alla luce una parte della straordinaria storia del nostro paese.
Ne sono un esempio la singolare fortificazione del Bronzo antico, datata agli inizi del secondo millennio a.C. rinvenuta a Siderno in località Santimarini e il complesso insediativo di età greca (VII-IV secolo a.C.) ubicato alle porte dell’antica città di Locri Epizefiri, in località Canneti.
In quest’ultimo sito il rinvenimento dei resti carbonizzati di una piccola imbarcazione costituisce il fulcro di uno straordinario quanto peculiare atto rituale che, praticamente sconosciuto archeologicamente, testimonia una eccezionale procedura funerario-cultuale legato al mondo della religiosità antica. Si conferma pertanto l’importanza dei risultati che solo le sinergie messe in atto dagli Enti preposti (Anas, Soprintendenze, Musei, Regioni, Comuni, ecc…) possono trasformare la scoperta archeologica da “intoppo” in occasione di conoscenza, valorizzazione e sviluppo di interi comparti territoriali.
Nel corso dei lavori della variante della nuova strada statale 106 (2007-2012) si è messo in atto un percorso collaborativo tra Anas e l’allora Soprintendenza Archeologia della Calabria per consentire da un lato, la prosecuzione dei lavori stradali senza dover considerare il ritrovamento archeologico un intralcio alla realizzazione dell’opera e dall’altro, l’importanza e le ragioni della scoperta archeologica vista come occasione di conoscenza e mezzo di valorizzazione del territorio, intesa dunque come risorsa del paese.
Ma la collaborazione messa in atto è andata ben al di là dell’intervento archeologico stricto sensu mettendo in atto una programmazione strategica che ha individuato nelle indagini archeologiche solo il primo passo di un intervento globale finalizzato al completamento di un iter comprensivo dello studio, del restauro, della fruizione dei beni e della loro divulgazione.
A conclusione delle indagini sul campo è stato effettuato il lavaggio e la prima inventariazione del materiale mobile recuperato ed è stata realizzata ad hoc una struttura all’interno del Parco Archeologico di Locri Epizefiri atta ad ospitare in maniera permanente i manufatti e a consentire al tempo stesso i necessari e opportuni interventi di restauro, analisi e studio dei materiali.
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