X
<
>

La diga sul fiume Metramo

Share
3 minuti per la lettura

Lo scandaloso caso della diga sul fiume Metramo: il territorio muore di sete e 27 milioni di metri cubi d’acqua restano inutilizzati

IN CALABRIA le denunce, anche quelle pesanti, inconfutabili ed incontestabili, non meritano alcuna risposta, soprattutto da burocrati buoni per ogni stagione e da commissari strapagati. Non danno risposte neanche i politici, la classe dirigente, quella che dovrebbe risolvere i problemi e che invece gioca a far passare il tempo, pensando che in questo turbinoso periodo di emergenze, basta far passare il tempo, per far nascere la “dimenticanza” e quindi sentirsi liberi di far finta di nulla.

Da più tempo denunciamo lo stato di abbandono in cui versa la Diga sul fiume Metramo, un bacino prezioso di ben 27 milioni di metri cubi di acqua che resta lì, nel grande lago scavato dalla natura tra le montagne a ridosso tra le Serre e l’Aspromonte mentre la Piana ha sete, hanno sete gli alberi, i frutti. Non c’è comune in questa piccola valle che è la zona tirrenica della provincia reggina nella quale i sindaci non abbiamo tagliato l’erogazione idrica nelle ore notturne. Almeno 6 – 7 ore per consentire il riempirsi dei serbatoi comunali ed aprirli ogni giorno all’alba. Le esigenze idriche in estate aumentano, si raddoppiano e la gente si dota di serbatoi in ogni casa, che si riempiono di giorno e si scaricano la sera per le esigenze domestiche e contribuiscono a scaricare prima gli acquedotti. Sono particolarmente a secco i comuni montani, un tempo ricchi di acque salubri che oggi stanno pericolosamente quasi per scomparire. Eppure, lì ci sono milioni di metri cubi di acqua che non vengono utilizzati, chissà per quale misterioso disegno, chissà per quale misteriosa causa.

Ma su queste domande nessuno ha risposto. Hanno la coda di paglia? Sanno qualcosa che è meglio non far sapere ai cittadini assetati? Nessuno spiega da anni, la ragione per la quale le opere di canalizzazione a valle delle acque della Diga non vengono realizzate, nonostante siano passati decenni dal completamento dei lavori e ben 11 anni dal collaudo. Si sceglie il silenzio. Il colpevole inammissibile silenzio. Nessuno parla, nessuno spiega nonostante le domande che pure si fanno in tanti. Nessuno spiega che fine abbiano fatto le richieste di finanziamento delle opere di adduzione per sfruttare l’acqua, ma ad oggi nulla è mai arrivato al Consorzio di Bonifica di Rosarno, un ente in sfacelo, che gestisce la Diga.

Qualche anno fa un ex sindaco di Galatro incontrando l’ex presidente della Giunta regionale Oliverio parlò di un «probabile accordo tra Regione, Sorical, e Consorzio di Bonifica» in vista di un ipotetico finanziamento che la Regione aveva chiesto al Governo per 23 milioni di euro. Che fine abbia fatto e soprattutto perché si tentò di farlo quell’accordo resta tutt’ora un mistero. Così come non si sa se quel finanziamento si arenò. Nel 2016 il Consorzio di Bonifica di Rosarno chiese alla Regione «la concessione dell’uso plurimo delle acque al fine di realizzare un progetto per uso irriguo, potabile, idroelettrico, antincendio e turistico». Un progetto che aveva superato tutti gli adempimenti previsti dalla normativa di riferimento, nonché le propedeutiche e necessarie autorizzazioni, ivi compreso il parere vincolante dell’Autorità di Bacino Regionale fino ad arrivare, a seguito della richiesta, al Dipartimento Infrastrutture, Lavori Pubblici, Mobilità e alla pubblicazione sul Burc. Neanche allora se ne fece nulla nonostante i solleciti.

Quel progetto del Consorzio di Bonifica avrebbe consentito di elargire per il fabbisogno idrico potabile 3 Mmc con una portata di 100 l/s e quindi un servizio per 50.000 abitanti, per fabbisogno irriguo impianti consortili 21 Mmc con una portata da 0,66 mc/s fino a 1,6 mc/s e quindi una potenziale estensione della superficie irrigabile nella piana di Gioia Tauro fino a 20 mila ettari. Chissà se qualcuno abbia pensato a reperire i soldi con il Pnrr, chissà se esistono ipotesi di realizzazione delle opere di canalizzazione. E mentre la Piana ha sete, l’acqua manca e si sta desertificando i burocrati pensano, hanno la testa fumante, i politici li seguono e la gente si incazza sempre più, anzi fa finta di incazzarsi, perché in Calabria non siamo in Francia, dove le rivoluzioni e le proteste le sanno fare per davvero.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE