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LONDRA – «C’è un Dio!». Così, in italiano, Francesca Grillo ha esultato alla lettura del verdetto ieri a Londra con cui, insieme con la sorella Elisabetta, entrambe ex assistenti della chef-star Nigella Lawson, è stata scagionata dalle accuse di frode dopo aver usato per spese personali di centinaia di migliaia di euro la carta di credito affidata loro per lavoro da Nigella e il suo ex marito Charles Saatchi.
Si è concluso così il processo su cui per settimane sono rimasti puntati i riflettori dei media. Tecnicamente contro le due sorelle italiane, trasformatosi però in una sorta di “processo pubblico” a Nigella e al suo stile di vita. E se il responso dei giudici conclude il procedimento giudiziario, non è escluso che di questa storia ci saranno ancora strascichi, almeno per Nigella che oggi ha reagito senza nascondere tutto il suo rammarico e l’amarezza. Si è detta «delusa ma non sorpresa», per l’esito della vicenda. «Per tre settimane – ha continuato – è stata presentata una galleria di accuse ridicole sull’uso di droga, che ha reso impossibile concentrarsi sull’ effettivo oggetto del processo».
In tribunale è infatti emerso l’uso di droga da parte di Nigella, anche cocaina, che la stessa chef ha ammesso, sottolineando tuttavia che non si è trattato di uso abituale ma di alcuni specifici episodi. E poi la vita dorata della ‘celebrity chef’, tra conti da capogiro per fiori freschi di cui circondarsi nella sua grande casa di Belgravia (quartiere chic nel centro di Londra) ad un divano costato 7500 sterline. Tutto reso pubblico, ma tutto regolare nel ‘magico mondò di Nigella, rimasta per 10 anni sposata con il collezionista miliardario Charles Saatchi, fino allo scorso luglio, quando i due hanno divorziato dopo la pubblicazione di alcune foto che li ritraevano in un ristorante di Mayfair con Saatchi che le metteva le mani intorno al collo, come per aggredirla.
Nei 10 anni di quella coppia vip le sorelle Grillo erano però sempre state presenti. Elisabetta (41 anni) e Francesca (36) avevano un legame molto stretto con Nigella, fin da quando non era così famosa, o cosi ricca. Elisabetta, la ‘roccià la chiamava ai tempi d’oro Nigella, aveva cominciato a lavorare per lei nel 1999, quando il primo marito della oggi 53enne star della tv era malato, morì di cancro poco dopo. Poi arrivò Francesca, nel 2002. Originarie di Platì, in provincia di Reggio Calabria, tra le altre cose le due sorelle si prendevano cura dei figli di Nigella, li portarono persino in Italia con loro. C’era un rapporto di fiducia, hanno raccontato in aula, da cui quel tacito accordo sulla base del quale, questa la difesa che si è rivelata vincente, quelle spese extra, quei regali che si facevano, erano da considerarsi “approvati”. In cambio il silenzio su qualche “sbavatura” della signora Saatchi. Ma quando Francesca prese un taxi per andare da Londra fino in Berkshire ad una partita di Polo, Charles notò quella corsa particolarmente costosa e cominciò ad insospettirsi per poi scoprire le quasi 700mila sterline spese dalle sorelle in cinque anni, per borse firmate e vacanze di lusso.
Si vedrà adesso, a processo concluso e telecamere spente, quanta gente fa parte davvero della “squadra Nigella”. Aveva rivelato di farne parte anche il premier David Cameron, cosa per cui è stato redarguito dai giudici che hanno giudicato fuori luogo una tale presa di posizione.
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