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REGGIO CALABRIA – Non festeggerà spegnendo la scontata candelina, l’antico sito dell’Odeion di Reggio, no. Ma di certo festeggerà, eccome, nell’accendere la sua prima lampadina. Storica. Visto che arriva a quasi un anno dalla sua storica prima apertura. A circa 5 dal suo restauro. A quasi 30 da quando fu “strappato” dalla soprintendenza a chi ne aveva fatto una cantina per formaggi e salumi da stagionare. A 93 da quando il buon Paolo Orsi, soprintendente alle Antichità negli anni Venti, scavando tra le pietre e le macerie della terremotata Reggio, scovò i preziosissimi resti dell’Odeion/Ekklesiasterion reggino. Che servisse per spettacoli o riunioni del Senato è un dettaglio. Di certo c’è che quelle sedute, incredibilmente risparmiate dalla sorte alle innumerevoli disgrazie abbattutesi sulla città nel corso dei secoli, trasudano storia. 

L’associazione SosBeniCulturali, che gestisce i siti archeologici del centro storico di Reggio Calabria, lo annuncia con una certa gioia: «A breve – fa sapere il presidente Giuseppe Musicò – renderemo ancora più fruibile il sito archeologico dell’Odeion, grazie all’interessamento del Dirigente Facente Funzione Antonella Iannì e del Commissario Vincenzo Panico, che si sono attivati per l’installazione e la fornitura della corrente elettrica». Quando si dice: “Una notizia tanto attesa”. Aperto al pubblico per la prima volta nel luglio dell’anno scorso, l’Odeion è rimasto fino ad oggi al buio. Non si è fermato il sodalizio di volontari che ha continuato a farlo visitare, armati di torcia, e anche di tantissima buona volontà. Il Comune fino ad oggi non ha infatti stipulato il contratto per la luce. Malgrado l’antico sito reggino del III-IV sec. a. C. , con le mura chiuse dentro una stanza, grazie all’apertura del percorso archeologico della città sia stato finalmente reso fruibile ai visitatori praticamente un anno addietro. Negli anni Quaranta su quei resti ci costruirono un palazzo. E così l’antico teatro o senato, a seconda delle tesi, per anni venne usato dagli abitanti come magazzino, deposito, cantina. Fu così per anni. Tanti. Solo nel 1984 la soprintendente dell’epoca, Elena Lattanzi, riuscì a farselo “restituire”. Ma i fondi per sistemare il sito non c’erano. E l’antico teatro rimase abbandonato praticamente fino al 2008, quando con risorse europee il comune provvide a restaurare i resti e la stanza. Infine l’apertura. Ma al buio. Quando ancora non si parlava di rendere accessibile ai visitatori quel sito, qualche anno fa, avevamo varcato con non poca difficoltà il cancello dell’ Odeion in via XXIV maggio. Non si sapeva neanche chi ne tenesse le chiavi. 
«Pensi che – ci rivelava l’archeologa responsabile dei siti dell’area cittadina di Reggio Calabria, Rossella Agostino -a volte il bussolotto del cancello viene cambiato, essendo lo stabile di privati, e così rimaniamo chiusi fuori anche noi». Dietro una porticina al piano terra dello stabile l’antico teatro greco scoperto da Paolo Orsi nel 1920 era off-limits. Novant’anni fa la sensazionale scoperta dell’allora soprintendente alle Antichità Orsi, che aveva speso venticinquemila lire per fare gli scavi. Il teatro tornava alla “luce”, senza immaginare poi di dover comunque rimanere al buio per un altro secolo. Basti pensare che solo tra il riscatto del sito da parte della soprintendenza e poi il restauro da parte nel comune in mezzo ci sarebbero stati ben 24 anni. Tempi larghi. larghissimi. Ora finalmente i visitatori potranno davvero fruirlo. Senza torce, ci si augura. E si potranno organizzare gli eventi che Sos Beni culturali ha già in serbo da tempo per questo sito unico. Un Odeon in una stanza, che potrà mostrarsi con la dignità che merita.
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