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UNO dei suoi scrittori preferiti era Corrado Alvaro. Era pazzo della Calabria. Delle sue asprezze, del carattere di noi calabresi. Sul finire dei suoi anni riuscì anche a sostenere e ammirare i “ragazzi di Locri” e del nascente movimento “Ammazzateci tutti”. Era il 2005, lui sarebbe morto, poi, nel 2007. L’Enzo Biagi che non ti aspetti, nella sua dimensione più familiare e intima te lo svela la figlia Bice, autrice, con la sorella Carla, di “Casa Biagi” e ospite il 12 dicembre del Tropea Festival – Leggere&Scrivere.
«Un uomo più normale di quanto molti non lo pensassero – racconta Bice – era un permaloso, era anche uno che si incazzava. Formale e rigoroso. E’ stato un padre molto rigido, dalle regole ferree. Soprattutto in tema di educazione. Un uomo che fece del lavoro tutta la sua vita». Una figura a cui la figlia non si è mai paragonata.
«Sarei ipocrita se dicessi che il mio cognome non mi ha aiutata a entrare nel mondo del giornalismo. E’ stato abbastanza faticoso, poi però, farlo dimenticare. Far presente che io potevo fare il mio. Non avevo ambizioni particolari, non pensavo di diventare l’Enzo Biagi in gonnella. Per me era importante fare la mia strada, dare il massimo che potevo».
Una donna positiva Bice Biagi, soprattutto sullo stato dell’informazione. «Non penso che l’informazione in Italia sia in declino, credo, anzi, che ci siano tantissimi giornalisti, al di là di quelli famosi, Saviano e non solo lui, ma anche e soprattutto tra quelli sconosciuti ai più, che hanno la schiena dritta. Ce ne sono molti proprio nella sua regione. Persone coerenti con le loro idee nonostante pochi soldi o tutele». Al Tropea Festival parlerà del suo libro che non è un libro sul padre Enzo. O meglio non solo. C’è un respiro più ampio in Casa Biagi, quello della saga familiare che riesce ad alternare momenti di leggerezza e di profondità, di spensieratezza e di dolore. C’è l’Italia di provincia del dopoguerra e ci sono le grandi metropoli del paese, Milano e Roma, una carriera che ha visto Biagi protagonista di stampa e televisione, ma soprattutto c’è un padre, la sua compagna, che lo ha amato e sostenuto per tutta la vita, fino alla fine dei suoi giorni, stroncati dalla malattia, e ci sono le sue figlie, Bice, Carla e Anna. C’è l’Italia, quella migliore, ma anche quella peggiore, soprattutto per chi ha sempre messo ostacoli sulla via di uno dei più amati giornalisti del nostro paese, basta pensare ad alcune vicende circa Epoca, il Resto del Carlino e la Rai.
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