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REGGIO CALABRIA – Se i due Capitani della A3 sono il Viadotto Sfalassà di Bagnara Calabra e il Viadotto Italia alle porte di Laino Borgo (Cs), uno dei ponti più interessanti d’Europa è il Viadotto Favazzina, oggi ad un avanzato stato di lavorazione. Il ponte che sovrasta la frazione Scillese, da cui prende il nome, sarà il nuovo superattico italiano per i viadotti strallati, con 140 metri di altezza globale.I ponti strallati come il Favazzina, trovano sempre più frequente applicazione negli scavalcamenti in quota di estese vallate. Nella zona dove si sta ultimando questo pregevole esercizio di ingegneria, che sorge accanto al vecchio manufatto tuttora in esercizio, si nota la diversa concezione dei ponti di 50 anni fa, quando la A3 prendeva forma. Il vecchio viadotto adottava dei solai  in calcestruzzo armato gettati in loco, che poggiavano su piloni dalla discreta altezza specifica. La possenza dei vecchi piloni d’appoggio di questo ponte, sono una caratteristica tipica degli anni ‘60 e ’70, in cui anche dai normali edifici si evince che si costruivano opere pubbliche e private con elementi di grande volumetria e sezione, figlie della necessità di dare a pilastri molto alti, quindi parecchio soggetti alle spinte orizzontali tipiche dello scuotimento del terremoto, quella resistenza al taglio utile a sopportare gravosi momenti sismici, in base a quello che era il patrimonio conoscitivo sui terremoti disponibile al tempo. La A3 fu la prima autostrada in assoluto, fra i suoi tanti record purtroppo dimenticati,  a vantare la costruzione di monumentali viadotti con la soluzione mista cassone d’acciaio-pile d’appoggio in calcestruzzo armato. Il Ponte di Bagnara, il Viadotto Italia, il Serra, il Rago infatti, non per niente i più famosi e alti della A3, rispondono a questo criterio costruttivo. All’epoca si pensò a questa soluzione anche per la vallata in cui oggi si sta terminando il montaggio del Favazzina. A Genova infatti, il famoso progettista Morandi aveva completato il pregevole ponte strallato Polcevera nel cuore della città, che stuzzicò il fervore progettistico dell’equipe tecnica della A3. Il ponte ligure, aveva però gli stralli interamente in calcestruzzo armato precompresso , in luogo dei trefoli d’acciaio di tutti i strallati moderni, fra cui il Favazzina. Difatti nella ristrutturazione di 4 anni fa, anche il manufatto genovese è stato dotato di cavi d’acciaio laterali di complemento, superiori per resistenza ai carichi di trazione e migliori come elasticità e manutenzione. All’epoca, i tecnici della A3 preferirono la concezione classica di solai e piloni in calcestruzzo armato, per i costi, per la morfologia del territorio, e le conoscenze non ancora avanzate come oggi della risposta degli strallati in valli a picco sul mare,tipiche della Costa Viola. Fino a quel momento poi, in Italia gli strallati più importanti erano stati realizzati solo in pianura e su territori meno complessi. Ma in quella vallata da scavalcare in quota, l’appuntamento con il ponte strallato era  evidentemente solo rimandato. Nelle tavole tecniche della nuova A3, lo zoom dei progettisti si è spostato sul fantastico Viaduc de Millau francese, lo strallato che dal 2004 al 2008 è stato il più al mondo, capace al tempo di strappare il primato europeo al Viadotto Italia della A3. E’stato proprio il leggendario ponte francese, irraggiungibile per quote dimensionali con 269,92 metri dal piano stradale, 341 di altezza complessiva da terra alla sommità delle antenne e 290012 tonnellate di peso, a ispirare il pool tecnico della A3 nel progetto della sua versione in scala ridotta,il Favazzina, per un autostrada che  fino al 2008 ha vantato la più elevata quota altimetrica media dei viadotti in tutto il pianeta.La luce centrale, cioè l’interasse fra i due piloni principali del Favazzina, misura 220,32 metri, un buon dato rispetto ai 206 di quelle laterali più piccole del ponte francese. Il peso complessivo del Favazzina è di 6498 tonnellate, una piuma rispetto ai 289988 del monumentale Viadotto francese, lungo 2459,87 metri e con i nove pilastri più alti al mondo di ogni tempo: anche questo era un primato prima detenuto dal Viadotto Italia di Laino Borgo. Il gigante della A3 mantiene questo record per i ponti non strallati, con 174 metri di pila continua di sostegno, contro i 245 del più alto pilastro del Ponte di Millau. L’idea di sorreggere una trave con funi inclinate, gli stralli, è antichissima: i ponti levatoi medioevali e molto prima i picchi delle navi egiziane, ne sono un esempio. Il Viadotto Favazzina è un ponte strallato di tipo ibrido, con gli stralli, cioè i cavi che collegano il cassone del piano stradale alle antenne di sostegno, che non sono paralleli fra loro e anziché infulcrarsi all’apice dei piloni, si ancorano lungo tutta la loro superficie, con vari punti d’attacco. L’angolazione ideale in linea teorica per un cavo che sorregge un viadotto è di 45 gradi, ma anche angoli fra 25 e 67-68 gradi sono ben tollerati, previa progettazione esatta  dei carichi rispetto ad altezza delle torri e lunghezza del piano stradale.

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