Gianluigi Scaffidi, commissario dell'Asp di Reggio Calabria
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – «Qua ci sono sei anni di bilanci da fare entro giugno. Con il personale che non c’è è impossibile da fare». A dirlo è Gianluigi Scaffidi, commissario dell’Asp di Reggio Calabria nominato a marzo scorso.
Per certi versi la situazione sullo Stretto è molto simile a quella che sta affrontando l’Asp di Cosenza. Entro giugno il commissario dovrebbe approvare e certificare i bilanci dal 2013 ad oggi. E questo vuol dire un sacco di cose: certificare il buco, accertare tutte le spese sostenute, quantificare i contenziosi, verificare gli acquisti. Insomma, i casi Cosenza e Reggio certificano uno dei grandi limiti del decreto Calabria bis.
Ai commissari vengono dati 90 giorni per approvare tutti i bilanci, non importa in quali contesti. Bilanci che servono anche al commissario ad acta Guido Longo per poter redigere quello regionale. In questa gigantesca reazione a catena rischiano il posto tutti: il commissario dell’Asp ma anche Longo che a breve dovrà fare anche i conti con il tavolo Adduce, il crollo dei Lea e l’aumento del disavanzo. Intanto Longo ha recepito il problema, inviando a Roma richieste di proroghe per Cosenza e Reggio.
Inutile “sacrificare” commissari freschi di nomina, bisogna affrontare il problema di petto. Scaffidi è netto ma comunque chiaro, davanti a sé ha un buco al momento non quantificato. Anche il miliardo ipotizzato da una prima ricognizione della commissione prefettizia che ha gestito l’azienda dopo lo scioglimento per infiltrazioni potrebbe essere «una leggenda». In che senso? «Che qua bisogna rimboccarsi le maniche e capire a quanto ammonta effettivamente. Una serie di bilanci, se fosse solo una questione di numeri, si può redigere anche in due mesi. Ma qua ci sono delle verifiche da fare».
Le ultime inchieste oltretutto certificano un metodo sullo schema dei pagamenti. Cosa nota anche la famosa “contabilità orale” denunciata dai precedenti commissari. Resta comunque il generale immobilismo romano. Perché per anni non è stata presa alcuna azione nonostante le aziende ogni tre mesi sono obbligate ad inviare i conti economici sulle piattaforme dedicate. E bisognerebbe anche chiedersi quale sia stato il ruolo effettivo degli advisor contabili della Kpmg da queste parti. Un altro enorme spreco di denaro. «Perché non sono intervenuti prima da Roma? – insiste Scaffidi – ma come si può pensare soprattutto di risolvere il problema in tre mesi se non ci sono riusciti neanche tre Prefetti? E’ chiaro che per come è fatto questo decreto Calabria va emendato».
Serve tempo e personale. Tempo per guardare a conti lì dove potrebbero esserci bilanci «nascosti, bucati, falsi, pieni di discrasie con doppi e tripli pagamenti. E’ ormai cosa nota» e personale che non c’è: «Senza risorse umane come si fa una verifica su carte che probabilmente a loro volta conterranno illeciti? Servirebbero almeno una decina di persone» possibilmente esterne ad una realtà che ha già prodotto il buco in questione.
Scaffidi poi rimarca un aspetto: «Qui volendo si può fare tutto, ma io ho assunto questo ruolo per fare le cose come si deve, vale a dire bilanci veri e reali. Per quello ci vuole tempo e personale».
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