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Roberto Occhiuto durante una seduta del consiglio regionale

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La nuova norma voluta dal Centrodestra sulle fusioni dei comuni cancella dall’iter l’approvazione delle delibere dei Consigli comunali

Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato la proposta di legge omnibus che interviene, nel calderone delle modifiche proposte, anche sull’iter per la fusione dei Comuni.

Una norma che aveva scatenato la reazione dell’Anci e dell’opposizione, in testa il Pd che aveva annunciato battaglia in ogni sede. I dem, però, e il resto della minoranza hanno lasciato i lavori dell’aula e non hanno partecipato alla discussione e al voto sul punto, contestando il ricorso a un testo ‘omnibus’.

COME CAMBIA LA NORMA SULLE FUSIONI DEI COMUNI VOLUTA DAL CENTRODESTRA

Sgombriamo il campo da alcuni equivoci. La modifica approvata non cancella il referendum (previsto peraltro dalla Costituzione), né lo trasforma da vincolante in consultivo. Era consultivo già prima, basta leggere l’articolo 40, comma 1, della legge regionale 13 del 1983 ‘Norme di attuazione dello Statuto per l’iniziativa legislativa popolare e per i referendum’. Il testo recita: “Prima di procedere all’approvazione di ogni progetto di legge che comporti l’istituzione di nuovi Comuni ovvero mutamenti delle circoscrizioni e delle denominazioni comunali, il Consiglio regionale delibera l’effettuazione del referendum consultivo obbligatorio”.

La modifica, però, cancella il ruolo dei Comuni. Sparisce infatti il riferimento alle ‘delibere consiliari di fusione’ che finora hanno svolto ruolo d’impulso nel processo. L’iter ora vede come unici attori la Regione (a cui la Costituzione assegna competenza legislativa in materia) e i cittadini dei comuni interessati, chiamati a partecipare a un referendum che non prevede quorum (dal 2016) ed è appunto consultivo.

(POCHI) ATTIMI DI SUSPENSE IN MAGGIORANZA

Mentre l’opposizione lasciava l’aula, a mettere un po’ di pepe nella discussione ci hanno pensato gli stessi consiglieri di maggioranza. Antonello Talerico ha chiesto di stralciare dall’omnibus la norma e di rinviarla, preannunciando il suo voto contrario sul punto dedicato alle fusioni. «La proposta di riforma dell’articolo 5 della legge 15/2006 non interviene in modo organico e sistemico e crea anche un contrasto nella stessa norma che si va a emendare e che all’articolo 2 assegna l’iniziativa ai Comuni nel caso di fusioni» dice Talerico. Che obietta poi anche nel merito: cancellare il riferimento ai Comuni lascia tutto in campo alle Regioni – sottolinea – posto che il referendum è, appunto, consultivo.

Dopo Talerico prende la parola Giuseppe Neri, capogruppo di Fratelli d’Italia e firmatario dello stesso omnibus. Poche ore prima del dibattito il senatore Fausto Orsomarso (Fratelli d’Italia) era intervenuto dal Lussemburgo per suggerire un rinvio della discussione. L’intervento di Neri, però, prende un’altra direzione, dopo una riunione di gruppo last minute convocata a ridosso dell’avvio del Consiglio. «La materia è complessa, le norme sono concatenate – dice – Noi voteremo sì per spirito di maggioranza, ma rileviamo la necessità poi di un ulteriore approfondimento». E l’agitazione sparisce.

GRAZIANO: «CARI AMICI DEL PD, IL REFERENDUM È SEMPRE STATO CONSULTIVO»

Giuseppe Graziano (Azione, in aula ancora Udc) rassicura: «La norma che proponiamo oggi adegua la nostra legge al dettato costituzionale. E che il referendum sia solo consultivo – aggiunge, in risposta a interventi dei giorni precedenti – non lo stabiliamo noi. Lo dicono la Costituzione, il testo unico degli enti locali, le altre leggi regionali in materia e anche i precedenti. A Casali del Manco, fusione di cinque comuni proposta dall’ex collega Giuseppe Giudiceandrea, Spezzano Piccolo votò no, eppure si andò avanti. Vorrei quindi ricordare agli amici del Pd che in quell’occasione quest’aula ritenne quel referendum consultivo».

La proposta, quindi, è approvata dalla maggioranza senza strappi. Talerico – su invito del presidente Mancuso, che garantisce la disponibilità della coalizione a un successivo approfondimento – sceglie infine l’astensione.

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