X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

Lo aveva già anticipato al direttore del Quotidiano in una intervista, il sindaco di Reggio Falcomatà lo ribadisce in Consiglio comunale, il primo dopo Ducale: “Niente scheletri nell’armadio”.

REGGIO CALABRIA – Avanti tutta. Come se niente fosse. «Non c’è nessuna questione morale».
Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, lo aveva detto forte e chiaro e lo aveva anticipato al direttore del Quotidiano, Massimo Razzi, in un’intervista esclusiva pubblicata ieri mattina 15 luglio 2024 (LEGGI L’INTERVISTA). E così è stato.

A REGGIO IL PRIMO CONSIGLIO COMUNALE DOPO DUCALE

Il primo consiglio comunale dopo il terremoto di “Ducale” – l’inchiesta della Dda che vede indagati per scambio elettorale politico-mafioso sindaco, capogruppo e assessore Pd Falcomatà, Sera, Battaglia, il consigliere comunale, oggi della Lega ma all’epoca degli addebiti della lista falcomatiana “S’intesi”, Mario Cardia, il consigliere regionale Peppe Neri, sospesosi da Fdi, e il già senatore di Grande Sud-Fi, Gianni Bilardi – ha consentito, complice l’assenza quasi totale delle opposizioni, che il sindaco ribadisse all’assise ed alla città il concetto: nessuna dimissione arriverà dagli scranni della maggioranza, l’arrivo della commissione d’accesso è uno spauracchio dell’opposizione e se arriverà ben venga «perché non abbiamo scheletri nell’armadio».
Questi in estrema sintesi i concetti ribaditi da Falcomatà e dalla sua maggioranza nell’aula Battaglia di Palazzo San Giorgio.

IL PRIMO CONSIGLIO COMUNALE A REGGIO DOPO DUCALE: SEDUTA QUASI SENZA OPPOSIZIONE

Una seduta che comincia senza parte del cdx, con Forza Italia che boicotta l’appuntamento.
In aula ad aspettare il sindaco, il leader dell’opposizione, il leghista Antonino Minicuci, suo sfidante elettorale proprio all’epoca delle elezioni oggetto dell’indagine Ducale, le comunali 2020.

MINICUCI, LA LETTERA DELLA LEGA E POI L’ABBANDONO DELL’AULA

«Vi leggo la lettera del mio gruppo e poi lo stesso abbandonerà l’aula – ha detto – Sono convintissimo, per la mia esperienza politica, che la commissione d’indagine verrà a Reggio Calabria. Ringrazio Pazzano per la disponibilità a mettere fine a questa legislatura. Questa situazione richiede l’azzeramento totale del Consiglio Comunale. Anche un solo voto rubato significa fallimento». Ed ancora: «La decisione delle dimissioni è in realtà un atto di coraggio e lungimiranza e vorrei invitare tutti i colleghi a riflettere sull’importanza di questo gesto. Dimettersi non significa perdere, ma è un modo di dimostrare ai cittadini che siamo pronti a mettere davanti il bene comune a quello di partito. Invito tutti a dimettersi per nuove elezioni nella prossima primavera».

Nei banchi dell’opposizione (assente anche Angela Marcianò) restano quindi i soli Saverio Pazzano, Saverio Anghelone, Massimo Ripepi, Demetrio Marino e Rulli mentre sono assenti diversi esponenti di giunta tra cui gli assessori Battaglia, Zoccali e Costantino.
Per Pazzano (del movimento di sinistra La strada) la situazione «è grave e ci sono due modi» per mettere fine a questa palude: «o le dimissioni del sindaco o quelle di 17 consiglieri contemporaneamente». Pazzano viene interrotto dal presidente del Consiglio Enzo Marra (Pd), che più volte gli ha chiesto di terminare l’intervento («Chiedo l’intervento della Polizia Locale, se non chiude»).

Da questo momento in poi l’aula è tutta della maggioranza. Si inizia con l’intervento di Peppe Marino, uno dei pochi democrat non toccati nè sfiorati dall’inchiesta Ducale, che parla ormai da nuovo capogruppo (dopo le dimissioni di Sera). È lui che blinda la maggioranza: «Noi siamo dall’altra parte rispetto alla ‘ndragheta». E sciorina: «In questi 10 anni, questa Amministrazione si è caratterizzata per atti amministrativi dall’alto e chiarissimo valore politico. Noi siamo dalla parte rispetto dello Stato, siamo accanto alla magistratura, in maniera univoca. Voglio anticipare che questa indagine paradossalmente ha unito la maggioranza e ha diviso la minoranza: oggi Forza Italia non si è presentata. Su questa vicenda esistono tanti gruppi che hanno posizioni politiche differenti. Le dimissioni non vanno annunciate, se c’è dignità: vanno formalizzate».

LA CHIOSA DEL SINDACO FALCOMATÀ

E da Marino riceve l’assist il sindaco Giuseppe Falcomatà nel suo intervento che chiude i preliminari, quasi a senso unico: «Non possiamo permettere che si utilizzi la richiesta di dimissioni per fare politica strumentale alle spalle della città, o peggio ancora sulle spalle delle città. La verità è che non c’è una proposta politica alternativa a quest’Amministrazione». Il sindaco poi si dedica ai leader del centrodestra e risponde così alle considerazioni espresse da Nino Minicuci e dall’ex sindaco e governatore Giuseppe Scopelliti: «A Minicuci dico di quale città sta parlando quando dice “la nostra città”? Melito, Massa Carrara, Genova o Reggio Calabria? – azzanna Falcomatà – Biden mi sembra molto più lucido di altri soggetti che non hanno chiaro il percorso successivo alle dimissioni».

Poi è il turno dell’ex governatore: «Le richieste di dimissioni provengono da un condannato (Scopelliti, ndr), da chi ha perso le elezioni (Minicuci, ndr) e da chi ha già dichiarato di volersi candidare. Si fa politica sulle spalle della città e non va bene». Disinvoltura e sicurezza. Quantomeno ostentata anche su un eventuale arrivo della compagine governativa: «Non temiamo la Commissione d’accesso. Ben venga ad indagare: non troveranno nulla».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE