La sindaca Giusy Caminiti
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 Come ha reagito alla notizia data dal ministro Tajani sulla scelta di Villa San Giovanni come sede del prossimo G7 del Commercio?
- 2 È anche un grande impegno.
- 3 Però è innegabile che sia una bella sfida.
- 4 Lei ha tirato fuori la questione del ponte e quindi non ci resta che affrontare l’argomento. Qual è la sua posizione al riguardo?
- 5 Cosa spera di ottenere per la sua città?
- 6 Lei il ponte sullo Stretto non lo farebbe…
- 7 Avrà tante cose molto impegnative di cui occuparsi nei prossimi mesi. Come le affronterà?
VILLA SAN GIOVANNI – “Affrontare il cambiamento con grande senso di responsabilità”. È questo il principio ispiratore che guida la sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti, intimidita nel giugno scorso, quando hanno dato fuoco alla porta del suo studio legale, forte di una squadra di maggioranza compatta e di un grande consenso popolare, verso le sfide che attendono la sua città: il ponte sullo stretto e ora anche il G7 del Commercio Internazionale che il ministro degli Esteri Antonio Tajani vuole organizzare il prossimo luglio.
Come ha reagito alla notizia data dal ministro Tajani sulla scelta di Villa San Giovanni come sede del prossimo G7 del Commercio?
«Sì, vuole organizzarlo ad Altafiumara di Villa San Giovanni e già devo dire che è un passo in avanti perché quando hanno organizzato nel settembre scorso – sempre Forza Italia – l’evento delle Regioni del Mediterraneo con il presidente Roberto Occhiuto, pensavano che Altafiumara fosse Scilla, quindi abbiamo già ristabilito una verità importante. Per quanto riguarda il G7 io ho letto la notizia e credo che possa essere un momento importante per la mia città. È evidente che se si organizza un incontro di questa portata qui da noi è perché Villa San Giovanni in questo momento è sotto i riflettori per via della questione del ponte sullo Stretto. È ovvio che siamo ben lieti di ospitare questo evento nella nostra città».
È anche un grande impegno.
«Ovviamente lo sarà dal punto di vista generale, per la viabilità, la sistemazione della città ma confidiamo di poter contare sia sulle nostre risorse personali che su quelle che ci verranno messe a disposizione. Non ci faremo trovare impreparati».
Però è innegabile che sia una bella sfida.
«No, non lo è perché di fatto dal novembre del 2022 noi stiamo vivendo un momento di sfida su tutto. Quella maggiore che stiamo vivendo è quella del cambiamento di questo paese in relazione alla decisione assunta sul ponte, quindi faremo anche il G7, siamo in corsa da sempre. Ci sentiamo in grado di sostenere anche questo con l’impegno che mettiamo in tutte le cose».
Lei ha tirato fuori la questione del ponte e quindi non ci resta che affrontare l’argomento. Qual è la sua posizione al riguardo?
«Noi come amministrazione sin dal novembre del 2022 abbiamo assunto una posizione precisa: chiediamo che a decisione politica assunta la questione venga trattata con la serietà tecnico-scientifica che merita, per cui stiamo, innanzitutto, aspettando di poter vedere l’aggiornamento di un progetto definitivo che non c’è perché il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile non lo ha deliberato neanche nel 2013-2014.
Siamo in attesa di capire se quelle duecento prescrizioni che all’epoca fece il Cipe oggi sono state superate attraverso degli aggiornamenti del progetto, perché noi ci troviamo a dover sostenere un sacrificio incredibile, devastante per questo paese, senza aver mai potuto dire la nostra. Ma sappiamo bene quali sono le dinamiche della legge obiettivo e siamo stati, dunque, costretti a subire una decisione politica decisa altrove e noi continuiamo a dire che se il ponte serve ad unire due città, due regioni, ma anche l’Italia e la Sicilia, non ci possono chiedere questo sacrificio.
Se, invece, questa è un’opera trasportistica che serve ad unire l’Europa e il Mediterraneo e siamo noi la cerniera, allora permetteteci di rendere questa città innanzitutto ecosostenibile, ambientalmente adeguata, fateci creare attorno a Villa San Giovanni un sistema di trasporto forte dove venga salvaguardata la vivibilità cittadina perché qui la vera sfida è governare il cambiamento. Noi avremo una sola possibilità di intervento, di dialogo, quando in Conferenza dei Servizi durante la procedura di impatto ambientale saremo chiamati a dire la nostra come ente territoriale. Ma al di là del ponte la base di governo del cambiamento della città passa attraverso le scelte della sua amministrazione comunale e abbiamo chiesto espressamente un accordo di programma quadro per Villa città ecosostenibile, città della valorizzazione dello Stretto perché noi non ci stiamo ad essere soltanto la città sotto il ponte».
Cosa spera di ottenere per la sua città?
«La possibilità di ragionare sugli interventi preliminari e soprattutto la garanzia che l’opera mantenga strutturalmente, ambientalmente ed anche economicamente perché noi siamo molto preoccupati anche per le modalità di stanziamento dei fondi sul ponte. Noi sappiamo bene che se metti delle cifre non vincolate su un pilastro, dalla sera alla mattina quei fondi possono andare a finanziare altro come è già accaduto, d’altra parte, nel 2013 con il Governo Monti. Non possiamo permetterci il lusso di una seconda “prima pietra”, noi abbiamo già la ferita della “prima pietra” che è la variante di Cannitello. Siamo, quindi, in un atteggiamento responsabile ma molto vigile, non un atteggiamento ideologico ma abbiamo una preoccupazione tecnico-scientifica fondata, senza carte. Ancora stiamo parlando del nulla, di un’idea progettuale. Gli stessi tecnici che sono sempre stati a favore del ponte oggi ci dicono che il progetto è vecchio di cinquant’anni».
Lei il ponte sullo Stretto non lo farebbe…
«No, io non lo farei perché noi maggioranza, noi cittadini, abbiamo un’altra idea di sviluppo della nostra città. Noi vogliamo una città che sappia coniugare i trasporti sullo Stretto con la sua vocazione turistica. Noi questa città l’abbiamo immaginata, l’abbiamo disegnata nelle linee guida del Piano strutturale e crediamo profondamente nello sviluppo di Villa San Giovanni come città europea del trasporto ma su nave. Qui ci sarebbe una rivoluzione da fare ma nessuno ci ha investito per cinquant’anni. Noi non crediamo che il ponte sia la panacea del trasporto dello Stretto di Messina».
Avrà tante cose molto impegnative di cui occuparsi nei prossimi mesi. Come le affronterà?
«Sicuramente con il senso di responsabilità che viene da un impegno quotidiano e con la tranquillità di non essere sola. La serenità mi viene anche da una nuova narrazione che mi viene fatta nella città da quello che è il ruolo di Villa in questo momento perché noi abbiamo dovuto spiegare in Commissione parlamentare che non esisteva solo Messina ma c’era una sorella calabrese che doveva supportare l’altro pilastro del ponte che non si chiamava Reggio Calabria ma Villa San Giovanni, abbiamo dovuto, dunque, fare un lavoro importante per far capire che questa è una città di tredicimila abitanti dove l’impatto è ancora più forte rispetto a un grande centro come Messina.
Tutti sanno che noi da cittadini il ponte non lo vogliamo, tutti però riconoscono che dal punto di vista istituzionale stiamo affrontando la questione con grande senso di responsabilità. È chiaro che poi arriverà il momento in cui anche questa amministrazione comunale dovrà prendere una posizione ma lo faremo su un progetto quando ci sarà».
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