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GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – L’appuntamento è per martedì 16 aprile quando presso il Ministero dei Trasporti è convocata una conferenza dei servizi per decidere le concessioni temporanee di una parte delle banchine del porto di Gioia Tauro, dei piazzali del terminal Mct, alla società che dovrà realizzare il ponte sullo stretto. Alla conferenza dei servizi oltre ai tecnici del ministero parteciperà anche l’Autorità di Sistema Portuale di Gioia Tauro e la Regione Calabria, alla quale è stato chiesto di mettere a disposizione le aree ex Enel dove dovranno essere stoccati i materiali per la costruzione del ponte.
Secondo quanto è stato ipotizzato l’attuale terminal di Mct verrebbe spezzato in due perché oltre al tratto di banchina di quasi 300 metri oggi utilizzato per far attraccare le mega navi portacontainer, dovrebbe essere realizzato un corridoio per consentire l’accesso all’area di stoccaggio dei materiali. A tutto questo si dovrebbe aggiungere che il naviglio delle ditte che opereranno per la costruzione del ponte, avrà diritto ad accessi di banchina e quindi di entrata nello scalo a discapito delle navi container. Materiali che arriverebbero in nave per poi essere a sua volta trasportate con chiatte verso il cantiere del ponte.
VERSO IL PONTE, LA RICHIESTA DI UTILIZZO DEL PORTO VENNE AVANZATA NEL 2011
È di circa 13 anni fa la prima richiesta di utilizzo di spazi del porto come base logistica per il materiale necessario alla costruzione del ponte. E in quell’anno lì, sembra, che l’Ufficio Tecnico dell’Autorità Portuale, diede parere favorevole. Usiamo il condizionale perché quel documento che espresse quel parere favorevole è coperto dalla riservatezza e quindi non in visione della stampa. Ma sembra ci sia ed è proprio su quell’atto che adesso la conferenza dei servizi entrerà nel merito e cercherà di ottenere la conferma e soprattutto l’ok dell’Autorità di Sistema Portuale. In quell’anno lì lo scalo soffriva di una crisi di stima nata nel 2008 e che aveva portato alla richiesta della cassa integrazione per centinaia di portuali.
CHI SI ASSUMERÀ LA RESPONSABILITÀ DI BLOCCARE IL PORTO PER FAVORIRE LA COSTRUZIONE DEL PONTE?
Oggi il terminal Mct, dopo aver ottenuto lo scorso anno il record di movimenti, è costantemente in crescita registrando nei primi tre mesi del 2024 un +4% sui volumi movimentati, puntando ad ottenere a fine anno un nuovo record con movimentazioni complessive intorno ai 4 milioni di Teus. I programmi di investimento per potenziare l’equipment del porto da parte di Til, società del gruppo Msc, sono stati tutti confermati. Investimenti già spesi per circa 200 milioni di euro. Tra maggio e giugno dovrebbero arrivare 4 nuove super gru di banchina proprio per potenziare le performance del terminal. Ed appare chiaro che l’eventuale decisione della conferenza dei servizi di spaccare in due gli spazi portuali e limitare gli accessi delle numerose navi potrebbe portare a decisioni inimmaginabili fino ad ora, compresa quella di rimettere tutto in discussione.
PONTE-PORTO, IL CONTENZIOSO POSSIBILE
Le aree e il tratto di banchina interessate alla costruzione del porto sono già state date in concessione ad Mct nel 1993 per 50 anni. E ci si chiede in base a quale “super interesse nazionale” si potrebbe sospendere le concessioni e concederle ad altri, seppur per un’opera gigantesca che viene ritenuta al momento prioritaria. Chi si assumerà la responsabilità di bloccare un porto da quale transita circa il 40% delle merci destinate all’Italia, oltre ad essere l’unico porto italiano a poter ospitare le grandi navi di 24- 25 mila teus? E Msc cosa farà? Avvierà un contenzioso dagli esiti incerti che si prolungherebbe nel tempo? Quel che appare certo da quello che emerge dai primi atti è che diventa proprio inimmaginabile sul piano politico ed istituzionale ridimensionare o persino bloccare o mettere a rischio uno scalo strategico per l’economia italiana come quello di Gioia Tauro.
E SE MSC DECIDESSE DI RIVEDERE I PROPRI PIANI?
Cosa accadrebbe se Aponte, patron di Msc, che crede al ruolo che il porto di Gioia Tauro potrà giocare nel futuro e non solo nel presente, si vedesse spacchettare il suo hub di riferimento del Mediterraneo? Perché questa è una ipotesi da non scartare, anzi. Come si fa ad accettare da parte di un armatore, che ha investito centinaia di milioni di euro e che è pronto ad investirne ancora, proprio perché punta sulla centralità di Gioia Tauro, sulle sue infrastrutture, sulle professionalità e sulle performance dei portuali gioiesi, l’idea di un terminal a mezzo servizio, costretto a dare precedenza chissà per quanto tempo al naviglio che porta materiali per il ponte e a vedere rallentare o quasi dimezzare le attività di transhipment. Ed è quasi certo che reagirà, come non lo sappiamo ancora.
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