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Un progetto di ponte sullo Stretto di Messina

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IL FINANZIAMENTO per il Ponte sullo Stretto, grazie alla manovra, trova spazio nella travagliata legge di Bilancio 2024 del governo Meloni. Pluriennale, «a quote crescenti», con gli stanziamenti più consistenti – per il triennio di riferimento della manovra appena licenziata – negli anni 2025 e 2026. Qualcosa ci sarà anche per il 2024, ma servirà per l’avvio del cantiere (se sarà rispettato il cronoprogramma del ministero delle Infrastrutture). L’annuncio del Ponte sullo Stretto è arrivato durante la presentazione della manovra economica e della legge di Bilancio. «Come tutte le opere pubbliche è finanziato per l’intero ammontare, che sono 12 miliardi nella proiezione pluriennale (la fine dei lavori è prevista per il 2032, ndr). Sono stanziati nell’orizzonte temporale dei primi tre anni le prime tre quote a salire – ha detto il ministro all’Economia Giorgetti in conferenza stampa – La collocazione temporale risente della tempistica, che prevediamo realisticamente si possa dispiegare: sono prevalentemente concentrate nel 2025 e 2026».

Nel frattempo 1 miliardo e 200 milioni sono stati stanziati dalla Regione Sicilia, utilizzando risorse del Fondo sviluppo e coesione ed economie relative a risorse nazionali per il ciclo 2014-2020 non ancora spese. Più o meno 1 miliardo potrebbe essere messo in campo anche dalla Calabria, sempre su fondi Fsc.

Esulta soddisfatto il ministro Salvini: «Carta canta, ora qualcuno si dovrà scusare». A ruota la Lega. «Le promesse si mantengono anche se tanti “gufi” hanno cercato di intralciare un cammino virtuoso e fondamentale per la crescita del Sud e dell’Italia» è il commento del commissario regionale Francesco Saccomanno. Di tutt’altro tenore i commenti delle opposizioni.

«Abbiamo un ministro che per sventolare il vessillo dell’inutile – e non si sa fino a che punto fattibile – ponte, ipoteca il futuro del paese compromettendo ogni nuovo investimento per il trasporto pubblico locale o per altre infrastrutture indifferibili» dicono i parlamentari del M5S.

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