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Il sindaco sospeso di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà

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REGGIO CALABRIA – Ci sono volute quasi nove ore di camera di consiglio perché la Corte d’Appello di Reggio Calabria rientrasse in aula per dare lettura della sentenza del processo Miramare condannando ad un anno di reclusione il sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà per il reato di abuso d’ufficio. Condanna a sei mesi per gli assessori della sua prima giunta: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Stessa sorte, e sempre per il medesimo reato, anche per l’allora segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva, per l’ex dirigente comunale del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” Maria Luisa Spanò e per l’imprenditore Paolo Zagarella. Per tutti, non menzione della condanna.

La Corte si era ritirata in camera di consiglio nel primo pomeriggio di ieri e sono da poco passate le 23.30 quando la presidente Lucia Monica Monaco e i giudici a latere Antonino Laganà e Concettina Garreffa si presentano in aula (davanti allo stesso Falcomatà affiancato dal collegio difensivo e atteso all’esterno da fedelissimi e diversi consiglieri comunali) per emettere la sentenza di secondo grado del processo che vede imputato principale il primo cittadino sospeso, di 39 anni, del PD, per il quale la Procura aveva chiesto un anno e 4 mesi di reclusione per abuso d’ufficio.

Nelle scorse settimane i pm Walter Ignazitto e Nicola De Caria, applicati alla Procura generale per questo processo, avevano chiesto la conferma della sentenza di primo grado (pena sospesa) in seguito alla quale il sindaco Falcomatà, nel novembre 2021, è stato sospeso in applicazione della legge Severino, anche se assolto dall’accusa di falso ideologico. Anche per gli altri imputati era stata chiesta la conferma della condanna ad un anno di reclusione per abuso d’ufficio. Si tratta degli assessori che componevano la sua Giunta (2014-2020) e che, come Falcomatà sono stati sospesi per 18 mesi.

L’accusa contestata a Falcomatà riguarda i presunti illeciti, risalenti al 2015, nella procedura di affidamento dell’immobile di proprietà del Comune che un tempo ospitava l’albergo “Miramare” all’associazione “Il sottoscala”, riconducibile all’imprenditore Zagarella, condannato in primo grado a un anno di reclusione così come Acquaviva e Spanò. L’affidamento dell’immobile, secondo l’accusa, avrebbe rappresentato una contropartita per la concessione da parte di Zagarella a titolo gratuito a Falcomatà di alcuni locali per ospitare la sua segreteria elettorale nel corso della campagna elettorale per le amministrative del 2014.

Nelle settimane scorse ci sono state le arringhe della difesa. Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, l’ultimo intervento era stato dell’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore di Falcomatà e presidente dell’Unione camere penali italiane, che aveva chiesto l’assoluzione per il suo assistito con la formula «perché il fatto non sussiste». E invece: conferma della sentenza di primo grado ma rideterminazione della pena (sospesa) a un anno di reclusione. E nuovo periodo di sospensione di 12 mesi per effetto della legge Severino. Con riapertura della partita politica a Palazzo San Giorgio.

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