Nicola Irto
5 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Le Regionali 2021 devono essere sembrate “il viaggio più pazzo del mondo” all’ex presidente del consiglio regionale Nicola Irto cominciato velocemente e turbolentemente come candidato presidente del centrosinistra, passato a “soldato semplice”, sia pur di rango, nella lista democrat ma circondato da una pletora agguerrita di aspiranti consiglieri (da Mimmetto Battaglia ad Antonio Billari) e finito come “soggetto di una razza in via d’estinzione” da 10.333 voti: unico rappresentante del centrosinistra ed uno dei due consiglieri regionali cittadini (gli altri 4 sono stati espressi dalla Provincia reggina).
Nicola Irto il superstite in versione “panda” ….Se lo aspettava?
«C’era sicuramente la consapevolezza di una tornata elettorale particolare, sia per la fine anticipata della legislatura che per il frastagliarsi dello schieramento del csx che, ancora una volta, non è riuscito a presentarsi compatto all’appuntamento con le urne. A rendere ancora più complessa la situazione c’è stato poi l’aumento dell’astensionismo che è uno dei dati su cui ogni partito politico dovrebbe riflettere. Per quel che riguarda il dato della provincia di Reggio si paga un prezzo di una legge elettorale sbagliata che va cambiata al più presto. Il nostro territorio deve riacquisire centralità nei programmi di sviluppo regionale, come ho più volte detto durante la campagna elettorale»
Quanto la carica di responsabilità questa condizione?
«E’ una grande responsabilità quella che mi è stata affidata. Ringrazio tutti i cittadini che mi hanno voluto confermare la fiducia, ma naturalmente adesso la responsabilità si allarga e l’impegno sarà massimo e senza sosta per essere in grado di rappresentare le istanze di tutti, nessuno escluso, nell’interesse complessivo della comunità».
Che responsabilità si sente oggi di assumere per il Pd cittadino (dove lei ha vinto il derby con il candidato di Falcomatà, Giovanni Muraca) e regionale?
«La responsabilità che sempre ha caratterizzato la mia militanza all’interno del Pd. Ho sempre messo la mia esperienza e le mie competenze al servizio del partito e continuerò a farlo. Sicuramente adesso c’è bisogno di ricostruire, di riorganizzare la rete dei circoli, di parlare ai territori. Si dovrà subito lavorare per organizzare la stagione congressuale, ma queste sono sfide che si vincono non da soli, ma insieme e avviando un dialogo concreto e scevro da personalismi, lotte di posizione o di corrente».
Cosa sarebbe accaduto se fosse stato lei il candidato presidente di centrosinistra… Oggi si sente più rammaricato o sollevato?
«Non mi piace mai fare dietrologia. Il candidato individuato alla fine per sostenere un’alleanza più larga possibile era senza dubbio di grandissimo spessore e non si può che ringraziare Amalia Bruni per la disponibilità e l’impegno profuso durante questa campagna elettorale. Non mi sento né sollevato, né rammaricato. Penso però che il Pd è apparso subordinato solo a una logica di mera coalizione che alla fine ha penalizzato l’intera alleanza, perché da un lato il Pd non è stato trainante, anzi ha perso consenso, e gli alleati non sono stati decisivi ai fini del risultato finale. Nel resto d’Italia, invece, dove il PD è stato percepito come forza principale ha aumentato il consenso. Le decisioni assunte nel momento in cui ho scelto di fare un passo di lato erano dovute a grandi e importanti questioni che riguardano il Mezzogiorno, la Calabria e il Pd. Che rimangono tutte attuali e che dovranno essere affrontate».
Cosa cambia nel rapporto con Falcomatà dopo la candidatura di Muraca? Cosa resta e da dove cominciare col Pd cittadino?
«La lista del Pd è stata composta da candidati di spessore e tutti ugualmente degni di ricoprire il ruolo di consigliere regionale. E anzi voglio ringraziare le donne e gli uomini che hanno accettato questa difficile sfida. Questo vale per tutti. Certo adesso si dovrà cominciare ad analizzare insieme sia il dato raccolto su Reggio che in Provincia. Dall’analisi delle criticità sarà poi necessario ripartire di slancio per la ricostruzione del partito che ha bisogno del contributo leale di tutti e di un rinnovato rispetto per un simbolo che spesso viene usato a corrente alternata e in relazione alle necessità del momento. E la ricostruzione deve partire dal basso, dai circoli che devono tornare ad essere il centro propulsivo dell’azione politica. Tutti consapevoli che il partito va ricostruito da zero, almeno nella sua rete territoriale».
Ritirando la sua candidatura alla presidenza parlò, nell’intervista all’Espresso di un “Pd in mano ai feudi” preda di personalismi e nella morsa feudale delle correnti in guerra che miravano a perdere tempo per capire come collocarsi..Cosa è cambiato e cosa raccontano le regionali 2021?
«Le regionali del 2021 non credo abbiano modificato nulla rispetto al recente passato. I feudi e i feudatari hanno purtroppo influenzato l’azione del nostro partito negli ultimi anni. Non a caso il Pd calabrese è ancora commissariato e ha trascorso più anni sotto la guida di un tutore mandato da Roma che non sotto quella di un segretario regionale democraticamente eletto. Si tratta di un meccanismo che va spezzato, perché il Pd calabrese deve riacquistare autonomia e autorevolezza e deve essere in grado di autodeterminarsi nelle scelte. La decisioni assunte da Roma e calate sul territorio non funzionano e lo abbiamo visto in più occasioni. Un Pd unito, coeso, aperto al territorio e in grado di rappresentarne le istanze può e deve essere in grado di mettere in campo una classe dirigente rinnovata e giovane in grado di invertire la tendenza».
La Camera dei deputati (cui mira anche Falcomatà, ndr) resta tra le aspirazioni della sua carriera politica?
«Al momento sono stato eletto consigliere regionale del Pd per la Circoscrizione Sud e le assicuro che si tratta di un impegno molto importante e gravoso, al quale dedicherò tutte le mie energie nell’interesse del territorio che mi ha concesso fiducia e di tutta la Calabria. Al momento la mia concentrazione è al Consiglio regionale e all’organizzazione di un’azione di opposizione efficace e costruttiva».
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