Enzo Ciconte
2 minuti per la lettura«ESISTE un blocco di potere nel Partito democratico» Ormai le carte da giocare sono sparigliate sul tavolo per le prossime elezioni regionali. La partita è iniziata. Con il professore dell’Università Roma Tre e dell’Università di Pavia Enzo Ciconte abbiamo fatto un passo indietro per capire le dinamiche controverse che regolano l’azione politica, ma nello stesso tempo rivolto lo sguardo all’imminente futuro della Calabria.
Si vociferava di una sua possibile candidatura alla presidenza della Regione Calabria. Come mai questa eventualità non ha avuto un seguito?
«Questa idea, che era venuta a Jasmine Cristallo e tanti altri che avevano chiesto una mia disponibilità, non è andata avanti perché ha trovato un blocco di potere all’interno del centrosinistra, in modo particolare nel Partito democratico che ha impedito questa soluzione. Non c’è stato un motivo ufficiale, nessuno mi ha mai detto niente, anzi ogni volta che si è parlato di questa mia candidatura tutti mostravano apprezzamento, ma sono prevalsi altri interessi, poco chiari e incomprensibili».
Oggi lo scenario dei candidati alla presidenza è questo: Roberto Occhiuto è il candidato del centrodestra, Luigi De Magistris è a capo di una coalizione civica, Amalia Bruni per il Pd ed il centrosinistra e anche Mario Oliverio gravita in quest’area. Come giudica questa spartizione nel centrosinistra?
«Malissimo. Presentare tre coalizioni significa votarsi alla sconfitta certa. La responsabilità è dei dirigenti regionali del partito democratico. Graziano e Boccia hanno fatto di tutto per impedire che si arrivasse ad una unità delle forze. L’altra sera ho partecipato ad una discussione di presentazione del bel libro di Gianni Speranza “Una storia fuori dal Comune”. Era presente il vescovo di Catanzaro nonché presidente della Cei regionale calabrese, il quale mi ha colpito per due affermazioni molto forti che ha fatto. La prima è che abbiamo candidati che vengono dall’alto e non maturano nella realtà calabrese. La seconda affermazione, ancora più pesante, è che c’è una sinistra muta. Condivido molto questo giudizio del vescovo. Una sinistra muta che non è stata capace in Calabria di indicare un progetto, un programma, una prospettiva per questa regione. Questa è la drammaticità della realtà calabrese: avere una sinistra che è incapace di guardare ad un orizzonte diverso per fare uscire la Calabria dal pantano in cui l’hanno portata le classi dirigenti di questi ultimi anni. Questo è il nostro dramma. Sono un uomo di sinistra e sono preoccupato e allarmato per questa situazione».
I margini sono ormai ristretti, auspica il ritiro di qualche candidatura?
«Ai miracoli non ci credo, non ci sarà nessun ritiro».
Diamo uno sguardo al futuro. Da dove ripartire in Calabria?
«Occorre ripartire dai giovani. Li ho incontrati molto questa estate. Ho passato due mesi e mezzo a presentare il mio libro “L’Assedio”. Ho parlato con molti di loro. I giovani hanno la possibilità e la capacità di cambiare le cose. Inoltre, insegno in due università, Roma Tre e Pavia, e incontro molti ragazzi e ragazzi che sono disponibili a cambiare lo stato delle cose. Credo molto in questi ragazzi».
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