Il termovalorizzatore di Gioia Tauro
3 minuti per la letturaSono rimasto piacevolmente sorpreso dalla presa di posizione del presidente Occhiuto rispetto al cosiddetto termovalorizzatore (di fatto un bruciatore di rifiuti vecchio e sottoutilizzato).
Pochi calabresi sanno che questo impianto di Gioia Tauro, se fosse completato e ammodernato, risolverebbe quasi completamente il problema decennale dei rifiuti indifferenziati che gli amministratori locali non sanno più dove conferire. Negli ultimi anni la Regione ha speso grandi somme per mandare i rifiuti in Puglia dove vengono bruciati e producono energia. Uno spreco di denaro pubblico e un contributo all’inquinamento non indifferente se si pensa che sono centinaia i camion che hanno fatto e fanno avanti e indietro, a partire dalla provincia reggina, per arrivare a Massafra, in provincia di Taranto.
Nella mia breve parentesi di vicesindaco del Comune di Reggio mi sono interessato alla questione dopo aver letto i report di due apprezzati professionisti (un geologo e un ingegnere idraulico), che mettevano in guardia sui rischi della discarica di Melicuccà dove il sindaco insisteva nel volere conferire la raccolta indifferenziata. Nel mese di gennaio dell’anno scorso, grazie ad un caro amico, ho fatto venire due ingegneri che lavorano per una grande azienda del settore per un check up dell’impianto di Gioia Tauro. I due tecnici sono venuti a loro spese e dopo essere rientrati a Milano hanno inviato un report all’allora assessore Di Caprio (il più noto comandante Ultimo), in cui venivano illustrate le linee di intervento possibili sull’impianto esistente.
Va detto, per i non addetti ai lavori, che il bruciatore di Gioia Tauro ha solo due linee funzionanti, malamente, su quattro. E spesso una delle due linee va in manutenzione e ne rimane una sola! Le linee C e D dovrebbero essere completate, anche utilizzando le nuove tecnologie che permettono di gestire direttamente il rifiuto indifferenziato senza passare da un altro impianto esterno per la preselezione (come oggi avviene).
Soprattutto, da quando è stato costruito (e mai completato!) l’impianto di Gioia Tauro sono passati circa vent’anni e la tecnologia ha fatto molti passi in avanti, sia rispetto all’abbattimento dei fumi, sia rispetto alla produzione di energia da questi rifiuti indifferenziati. Abbiamo una soluzione all’annoso problema dei rifiuti, ma per troppo tempo c’è stata una inerzia incomprensibile, salvo a fare cattivi pensieri.
Per la verità un solo tentativo degno di nota si è avuto durante la presidenza Loiero con l’impegno profuso da Italo Reale in questa direzione, ma senza esito.
D’altra parte, compreso il sottoscritto, per molto tempo abbiamo avuto paura dei termovalorizzatori per via dell’inquinamento che procurano, senza però affrontare realisticamente la gestione dei rifiuti.
Certo, l’ideale sarebbe quello di spingere la raccolta differenziata, il riciclo, al massimo. E ancora di più: dovremmo ripensare a tutta la filiera della produzione di merci per ridurre gli imballaggi, per risparmiare sui materiali e sull’energia impiegata. Ma questo riguarda il lungo periodo, mentre non possiamo non scegliere oggi il “male minore” per affrontare l’emergenza rifiuti, che ogni estate ci fa vergognare rispetto a noi stessi e a chi viene da fuori.
Se il presidente Occhiuto sarà determinato nel portare avanti il completamento e ammodernamento dell’impianto di Gioia Tauro, farà una operazione di grande valore, anche dal punto di vista ecologico oltre che economico, trasformando un mezzo bruciatore in un termovalorizzatore. Non si può pensare a nuove discariche, ce lo dice l’Unione Europea che già in passato ci ha multato per questo.
Ed è assurdo abbandonare alla malora un impianto quando ne abbiamo tanto bisogno. E si potrebbe anche far godere la cittadinanza dei benefici economici, come è stato fatto a Brescia da quasi trent’anni (sic!), dove il termovalorizzatore produce oltre che energia anche acqua calda che va negli appartamenti e nelle aziende. A gratis.
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