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Apre il Tempietto a Reggio, un o spazio di vita all’aria aperta dedicato alla memoria di due grandi sportivi: Kobe Bryant e Gaetano Gebbia


C’è qualcosa di simbolico in questa festa reggina per l’apertura dell’area del Tempietto, un Parco dello sport e dello stare insieme 24 ore al giorno in riva al mare.
Prima di tutto, si celebra la rigenerazione di un luogo panoramico e degradato, come ce ne sono tanti in Calabria. E poi, i tempi: sono passati solo cinque anni dal Concorso di idee, per la burocrazia italiana è un niente.
I lavori sono poi andati avanti senza interruzioni: si dice anche che l’impresa “Armando Pellicanò” abbia spesso anticipato fondi di tasca propria, viste le lungaggini della pubblica amministrazione nei pagamenti, pur di non fermare il cantiere.
Quindi niente misteriosi stop, nessuna interdittiva né equilibrismi sull’eccesso di ribasso, prendi l’appalto e poi dichiari fallimento: tutti giochini che rallentano o le opere di interesse collettivo. Vedi Palazzo di Giustizia, fermo dal 2014. Vedi Orchidea, il cinema che aveva il bar, con vista sul Fico Magnolioide: lo spettacolo deve ricominciare, ma la data non c’è ancora.

Firma il progetto del Tempietto un gruppo di professionisti che si è formato e autoconvocato a seconda delle competenze. Una squadra di architetti, ingegneri esperti in innovazione che hanno portato idee come il nebulizzatore, i pannelli foto-eolici.
A poco a poco l’idea iniziale ha assunto una connotazione sportiva che è nella memoria della città di Reggio. Non solo per la sua tradizione del basket – il vecchio campo in cemento del “Piria” è a poche centinaia di metri – ma per la nostalgia e il rimpianto che provocano personaggi mitici come Kobe Bryant, che giocò nei pulcini della “Viola”, e del coach Gaetano Gebbia, un maestro per generazioni di ragazzi, scomparso da poco. Quindi non una cattedrale nel deserto, non impianti paracadutati sul territorio, ma un’area legata alla cultura sportiva della città. Che poi il playground e l’area attrezzi ricordino certe spiagge californiane come Venice è un paragone con gli occhiali dell’amore, del resto certe strade reggine che si tuffano nel mare richiamano San Francisco, e qui ormai siamo al delirio: chiedo scusa al Direttore del Quotidiano e agli inflessibili censori quotidiani dei tanti guai della città dei Bronzi.

Stare dentro la storia significa dedicare l’albero della vita alle vittime di Cutro, ricordando che la Calabria è stata in prima fila nell’accoglienza e nella comprensione del drammatico problema dell’emigrazione.
E ci piace ricordare – perché in molti lo hanno dimenticato – che Reggio ha dedicato a Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano ucciso in Congo, il ponte pedonale vicino al Waterfront, prima in Italia a ricordare un uomo di pace

Infine, sappiate che questo progetto diventato realtà è solo uno stralcio, perché l’area dell’intervento doveva essere molto più vasta, ma non c’erano i soldi.
Partiva dall’area del laboratorio Noel – dove si studiano le correnti dello Stretto che sono in scala oceanica – fino all’edificio dell’Università Mediterranea sul Calopinace. Era previsto il collegamento stabile via tunnel (che già esiste) fra l’area marina e la Villa Comunale. E prima o poi arriverà anche il famoso ponticello sul torrente (4 anni da inizio lavori e non si vede la fine) che porterà il Lungomare di Reggio a oltre sei chilometri di lunghezza.

Quindi, se possibile, l’area sarà ancora più bella. Una storia da consegnare non solo agli utenti, ma all’associazione costruttori, ai professionisti, all’Università, ai burocrati e agli assessori: si vince se si fa la squadra giusta, senza trucchi e senza inganni.

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