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Giuseppe Falcomatà

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L’enigma della crisi al Comune di Reggio Calabria e lo smarrimento dei cittadini di fronte ad un Pd indecifrabile

Provate a interrogare un cittadino di Reggio Calabria su quello che sta succedendo in Comune. Vi guarderà con aria smarrita e difficilmente vi saprà rispondere. Non perché non abbia provato a informarsi, ma perché, magari, ci ha provato ma non è riuscito a districarsi tra i fatti e le beghe del centrosinistra.

Prima, nel 2021, a quel cittadino hanno tolto il sindaco Giuseppe Falcomatà, accusato di irregolarità amministrative. Poi, dopo due anni, l’hanno restituito immacolato alla città, all’amministrazione e al Pd. Manco il tempo di brindare, che si è aperto uno scontro abbastanza inspiegabile tra il sindaco e il suo partito. La questione è andata avanti per almeno due mesi tra lo stupore generale finché anche l’opposizione se n’è accorta e ha deciso (facendo in pieno il suo mestiere) di provare a mettere insieme una mozione di sfiducia. Paradossalmente (ma sono cose di queste ultime ore) potrebbe essere lo spauracchio della sfiducia a ricompattare la questione e l’amministrazione in casa del centrosinistra. Ma vediamo di ricostruire i fatti.

Durante la sua sospensione, Falcomatà è stato doverosamente zitto, ma, evidentemente si è dedicato a osservare le cose dall’esterno, da cittadino, si potrebbe dire. Constatato che alcuni aspetti (in termini di metodo e ritmi amministrativi) non andavano, ha deciso di dare un’accelerata. Per farlo, ha scelto di cambiare profondamente la sua giunta, dandole una direzione tecnica. L’obiettivo era di mettere le persone più adatte al lavoro su quattro punti fondamentali: programmazione delle risorse, strumenti di pianificazione, esecuzione dei lavori pubblici e urbanistica (gestione degli spazi e degli interventi dei privati). Sull’esecuzione dei lavori pubblici, il cittadino è senz’altro più informato (e arrabbiato).

LA CRISI AL COMUNE DI REGGIO CALABRIA E LA GESTIONE DI UN PD INDECIFRABILE

La manovra ha avuto probabilmente tempi sbagliati ma, nel merito, un sindaco eletto direttamente dai cittadini ha tutto il diritto di farla. Certo, dovrà tener conto (non so se Falcomatà l’ha considerato abbastanza) del fatto che qualcuno ci è rimasto male anche sul piano umano. Ma questo, al cittadino che guarda e si aspetta buona amministrazione importerà poco. La tristezza di un assessore che deve lasciare la poltrona può essere consolata in tanti modi. Anche se ci sono assessori che sicuramente hanno lavorato bene, come Irene Calabrò, che ha firmato il piano di riequilibrio del Comune, in anni non facili.

Così, il sindaco ha scelto i suoi tecnici ma è andato a sbattere proprio contro il suo partito e si è infilato in una complicatissima trattativa che aveva al centro tre o quattro poltrone assessorili. Dal Pd non sono arrivate critiche di merito sul progetto della “terza fase” che dovrebbe portare l’amministrazione alla fine del suo mandato, ma solo questioni di numeri. A proposito di numeri, va ricordato che il Pd ha cinque rappresentanti in Comune: uno fa il sindaco, un altro il presidente del Consiglio comunale e, nella proposta di Falcomatà, altri due avrebbero fatto l’assessore. Un terzo assessore, ha chiesto Falcomatà al suo partito, me lo cercate, per favore, tra persone esterne al Pd.

LA TRATTATIVE E LE IDEE DEL SINDACO FALCOMATÀ SUL NUMERO DI ASSESSORI

Sicuramente, in questa trattativa, il primo cittadino ha cambiato idea più volte: non sul progetto di fondo, ma sui numeri degli assessori. Modificando, di volta in volta, il punto di caduta per venire incontro al partito. Alla fine, si è arrivati alla Giunta a sette con tre poltrone vacanti in attesa delle decisioni del Pd che potrebbero arrivare in extremis o non arrivare mai cacciando l’amministrazione di centrosinistra in un vicolo cieco che porterebbe Reggio Calabria a nuove elezioni.

E’ chiaro che a quel punto, quasi senza votare, si farebbe prima a consegnare le chiavi dell’amministrazione alla vicepresidente del consiglio regionale Giusi Princi (Forza Italia) o a chi per essa per una nuova amministrazione di centrodestra che si assicurerebbe facilmente un lungo periodo a Palazzo San Giorgio. Può accettare questo il Partito Democratico? E chi se ne prenderebbe la responsabilità?

L’AZIONE INDECIFRABILE DEL PD DI REGGIO CALABRIA

Perché c’è una cosa che neanche noi riusciamo a capire. Hai un sindaco eletto e rieletto che non si ricandiderà sicuramente per un terzo mandato, hai due anni di tempo per aiutarlo a fare il meglio possibile, hai due anni per trovare un successore da candidare a cui potresti dare in dote gli eventuali successi dell’amministrazione Falcomatà e, invece di gioire e metterti al lavoro, pianti inutili paletti intorno a due o tre poltrone assessorili.

Mentre sul piatto del bene della città c’è un miliardo da spendere in opere pubbliche, ci sono progetti da portare a termine, c’è il Piano Strutturale Comunale che mancava da decenni, ci sono state le prime assunzioni in Comune da molto tempo. Falcomatà può essere stato un tantino indelicato, o aver sbagliato qualche passaggio, ma il Pd, se perde questo treno, non finirà mai di pentirsene. E Reggio non è l’unica città della Calabria dove il partiti sembra remare contro i sindaci o contro i candidati espressi dalla società civile. Avremo modo di parlarne. Nel frattempo il Pd spieghi a cittadini e ad elettori le ragioni vere di questo pasticcio.

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