L'Asp di Reggio Calabria ha presentato 9 anni di bilanci "fantasma"
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L’Asp di Reggio ha ricostruito 9 anni di bilanci mai presentati chiudendo con la cosiddetta contabilità orale. I debiti hanno superato i 400 milioni nel 2017, poi il calo. Ma restano dubbi sugli stessi debiti e sui pignoramenti nella relazione di Kpmg
REGGIO CALABRIA – L’Asp di Reggio Calabria ha presentato i bilanci “fantasma”. Vale a dire i documenti contabili mai ufficializzati dal 2013 al 2021. Un’operazione monstre, fatta assieme ai consulenti contabili di Kpmg, e con ancora dubbi da sciogliere. C’è, però, una certezza: nel 2019 gli allora commissari prefettizi dell’Asp sciolta per infiltrazioni presentarono richiesta di dissesto a fronte di circa 400 milioni di euro di debiti. A giudicare dai bilanci quelle cifre erano attendibili: il picco assoluto è stato il 2017, circa 420 milioni di euro di debiti, in buona parte verso i fornitori.
Nella relazione Kpmg parla di fenomeni “extracontabili” che avrebbero disallineato i documenti dell’azienda, ma anche di una «mole inquantificabile» di decreti ingiuntivi e pignoramenti. Gli advisor infatti segnalano «l’impossibilità di una puntuale ricognizione di tutta la documentazione inerente i pagamenti effettuati dal Tesoriere prima Banco di Napoli e successivamente Banca Nazionale del Lavoro sin dai primi bilanci dell’Asp di Reggio Calabria almeno a partire dagli anni 1999/2000 sino all’anno 2021, considerata in special modo la mole inquantificabile della documentazione relativa a decreti ingiuntivi, pignoramenti, precetti, assegnazioni giudiziarie, ecc. ecc. da reperire e da associare».
Da questo si è partiti per ricostruire lo stato debitorio dell’Asp di Reggio Calabria. E in ogni anno preso in considerazione è stata fatta una “revisione” (spesso anche in peggioramento) rispetto a quanto inizialmente preventivato. Il 2013 si è chiuso con oltre 3,32 milioni di euro in perdita, l’anno successivo dal milione di rosso certificato all’epoca si è passati a 5,8 milioni di euro. Nel 2015 la perdita è salita a 12 milioni di euro rispetto alla metà certificata all’epoca. Stesso vale per il 2016, dove le perdite sono arrivate quasi a 30 milioni di euro. Altri 28 milioni sono certificati in perdita nel 2017, 29,7 milioni nel 2018, 3,4 nel 2019 e 15,9 milioni “ricalcolati” sul 2020.
Il 2021, invece, è stato l’anno della svolta: l’Asp ha chiuso in positivo con oltre 15,3 milioni di euro in cassa.
Il problema sono i debiti: nel 2013 l’Asp di Reggio aveva 277 milioni di euro circa di debiti: 137 milioni e 388mila euro soltanto verso i fornitori. Nel 2017, invece, il debito è salito a 419,7 milioni (ricalcolato). Nel 2021, invece, sono circa 236 milioni.
Poi ci sono casi quasi inspiegabili. Nel 2019 il contributo di oltre 30 milioni di euro della Regione per tappare in parte la situazione debitoria, è stato aggiunto in contabilità come ricavo e non come debito. Un vero e proprio “buco nero” che richiederà certamente ulteriori approfondimenti.
In primo luogo, il collegio sindacale, composto da revisori ministeriali, che dovranno eventualmente approvare o bocciare questo enorme piano di recupero. La direttrice generale Lucia Di Furia nella relazione (soprattutto quella riferita ai primi bilanci), specifica gli ostacoli parlando di «enorme difficoltà a ricostruire gli accadimenti gestionali e contabili. L’analisi si è sviluppata solo attraverso la presa d’atto dei documenti rinvenibili in Azienda, anche tenuto conto del fatto che, per effetto del lungo periodo intercorso, non risultano più in servizio i dipendenti che erano a quel tempo impiegati nella gestione contabile».
A giochi fatti i dati potrebbero essere ancora sottostimati o sovrastimati, e certamente non costituiscono il via libera per i privati accreditati. «I dati riportati non costituiscono – scrive Di Furia – in nessun caso requisiti per eventuali riconoscimenti, ora per allora, di crediti/diritti dei privati accreditati. Si precisa che i dati rilevati potrebbero essere sovra o sottostimati rispetto alle effettive attività e si rappresenta la impossibilità di stabilirne la reale veridicità».
L’operazione è fatta, i risultati restano nebulosi. Certo è che l’Azienda è uscita dalle caverne della contabilità orale. Anche se ora è il tempo delle controverifiche.
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