Un progetto di Ponte sullo Stretto
4 minuti per la letturaSUL tavolo della discussione sul Ponte sullo Stretto elementi fondamentali di riflessione sono stati portati dall’ingegnere trasportista Domenico Gattuso, docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, esperto del fattore relativo all’assetto delle aree urbane di Reggio, Messina e Villa San Giovanni in senso trasportistico. «Per me un elemento chiave è il fatto che costruire un ponte che non vede una forma di cucitura reale e forte tra le due aree urbane, in modo da consolidare quella che chiamiamo l’Area metropolitana dello Stretto, è un’opera che fallisce – afferma il docente – questo perché l’infrastruttura contribuirà a marginalizzare il nostro territorio piuttosto che porlo al suo centro. Sarà forse più facile per chi viene da fuori attraversare questi luoghi, al contrario le due componenti urbane principali, per non parlare di Villa, saranno scavalcate e bypassate come se si trattasse di una sorta di tangenziale».
Cruciale si presenta anche la questione dell’attraversamento ferroviario, poiché, come spiega il professore dell’UniRc «a nulla vale raccontare che ci sarà un servizio ferroviario di tipo metropolitano: in primo luogo perché non serve una metropolitana visti anche i numeri in gioco. Credo anche che chi sta progettando quest’opera si stia rendendo conto che i treni non ci passeranno e già si parla di una soluzione esecutiva senza la linea ferroviaria. Perché non esistono ponti di 3 chilometri di lunghezza in cui è previsto l’attraversamento anche dei treni, al più si arriva alla metà. Eppure, per unire l’Italia sarebbe meglio un ponte ferroviario che non uno stradale, ma non vi sono sufficienti elementi per garantire la sicurezza rispetto a questo rischio. Penso anche ad altri tipi di eventi preoccupanti che visti i tempi vanno calcolati, basta, infatti, l’attraversamento di un camion imbottito di tritolo per mandare giù un ponte faraonico da 15 miliardi di euro».
Attualmente l’attraversamento dello Stretto si effettua in circa 25 minuti e con una motonave il minutaggio potrebbe scendere ancora non eccedendo i 20 minuti, grazie alla possibilità di sfruttare una maggiore velocità ancora praticabile. Tuttavia, con il ponte, l’esperto spiega «sarebbe necessaria fino a un’ora di tempo per chi proviene da Reggio, calcolando anche la congestione, il traffico, la necessità di fermarsi al gate a pagare il pedaggio». Per non parlare della spesa, che non comporterebbe nessuna riduzione rispetto a quella attuale ma addirittura un aumento, dato che con un’utilitaria si parlerà di una somma di 40 o anche 50 euro.
«È evidente che non sarà questo tipo di opera a rispondere alle esigenze di raccordo tra le città di Reggio e Messina. A Villa San Giovanni, poi, i tempi sono ancora più rapidi – analizza Gattuso – per tutti questi motivi procedere con un’opera di tale livello, complessità, ma anche di tale costo e tale rischio, secondo me, è inappropriato», sottolinea il docente.
Un’altra questione sorta negli ultimi tempi dal documento di impatto ambientale è che manca uno studio trasportistico e i dati di traffico stimabili sono molto modesti. «Il grosso sarebbe il traffico di attraversamento, ma anche in questo caso assai leggero. Si parla di non oltre 300 o 400 veicoli nelle ore di punta. Se poi rapportiamo tutto ciò alla capacità del ponte – spiega l’esperto docente Gattuso essendo questa considerata per una capacità di circa 6000 autovetture o equivalenti all’ora su tre corsie per direzione – vediamo che i gradi di impegno del ponte si attestano a circa il 10%. Normalmente quando si programmano delle infrastrutture viarie non si progettano con questi livelli di domanda perché si deve trovare una forma di equilibrio. Una strada non si progetta mai né per essere troppo vuota, né per essere troppo piena. Qui ci troviamo su grandi capacità di ricezione ma su cui poi viaggeranno pochissime persone, anche perché il grosso della popolazione si muove via aereo mentre le merci prediligono le navi».
C’è un altro errore fondamentale che concerne il trasporto marittimo perché si postula che verrebbe meno l’esigenza e anche la presenza stessa delle navi. «Ma questo è ridicolo – chiosa Gattuso – gli operatori privati sostengono che rimarranno in operatività perché ce n’è bisogno per motivi di sicurezza e anche per opportunità. Pensiamo ad esempio a un camionista locale che voglia fare la spola tra le due province: se deve pagare 100 euro al giorno per transitare sul ponte continuerà probabilmente a fare ciò che faceva prima, poiché i traghetti potrebbero esprimere una forma di concorrenza al ribasso». Il ragionamento di tipo tecnico-economico portato avanti dal professor Gattuso evidenzia delle falle, tra cui anche l’emergere dal nuovo studio di fattibilità di un ridotto inquinamento: «Questo è facile da raccontare, perché va da sé che, se i traffici sono la metà di quelli preventivati nel 2012 è conseguente un minore inquinamento. La questione da porsi è, piuttosto: serve effettivamente quest’opera? E serve ai cittadini dell’Area dello Stretto? Perché vedersi giocare una partita in cui siamo attori secondari o addirittura marginali non è certamente qualcosa di positivo per il nostro territorio».
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Dio ci salvi dagli esperti dell’ultima ora. Da quando nel 66/68 nacquero lo soc. private di navigazione con 2 mt “Marina di Scilla e Tfb primo” il traffico nello stretto si è centuplicato. La prova inconfutabile è il naviglio che gli armatori privati hanno potenziato con oltre 10 navi e i trasportatori che hanno accresciuto il loro parco macchine. Facile previsione l’aumento di traffico, è sufficiente conoscere i mercati di cui nessuno parla. Circa la convenienza nave/ponte invito ad una riflessione. Se pendolare ad abito al porto prendo certamente la nave veloce ed in 20 minuti sono al porto di RC. Viceversa per recarmi all’imbarco dovrò andarci in macchina o peggio in bus ed i tempi si sono raddoppiati senza contare che giunto al porto di RC non sarà probabilmente la mia ultima destinazione. Viceversa potrò raggiungere una delle 4 stazioni della metropolitana e comodamente in pochi minuti la mia destinazione a RC. Lo stesso per il gommato. Unico porto di imbarco Tremestieri dato che la Rada S.Francesco sarà chiusa. Tempi imbarco/traversata/sbarco, se va bene, 60/80 minuti. Viceversa da Tremestieri all’imbocco del ponte 25 km di autostrada 20 min. circa + 5 min. per attraversare il ponte per ritrovarsi all’imbocco autostrada SA/RC. È ovvio che la convenienza è soggettiva ma dire che conviene la nave……
Vergognoso quello che dice questo non Esimio collega. Credo c’entri l’ideologia, purtroppo
L’idea di realizzare quest’opera è pura follia e ancora più folli gli idealizzatori..
Non ho ben capito. Nel calcolare in un’ora i tempi di attraversamento, si parla di tener in conto la congestione del traffico, e poi, per contestare l’economicità, si parlava di utilizzo al 10% . Sembra una difesa ideologica di una posizione contraria.
Mi chiedo se certa gente vive sulla luna. Questo signore ha avuto modo di assistere alle enormi file presenti da maggio ad ottobre? O peggio ancora durante le festivita’ pasquali e natalizie? E il turismo indotto?
Ha messo in conto il fatto che quasi tutte le primizie e genericamente buona parte delle esportazioni siciliane, non avrebbero piu’ alcun problema a viaggiare sui treni?
Bravo, concordo e , come ho scritto nella mia relazione con dati inoppugnabili e che sto pubblicando, è inutile, svantaggioso, sarebbe solo autostradale, forse finito fra non meno di 10 anni mentre i lavori e gli appalti varii devasterebbero tutto il.territorio da Contesse al Faro e la vita di decine di migliaia di persone.Dott. Giacomo Calzavara( matematica e Fisica con specializzazione in Sismologia).
L’opera è voluta e compulsata non solo dai vertici UE quale segmento dei corridoio Baltico-Mediterraneo dal quale dipende il 50% del PIL europeo, ma anche dai vertici NATO per via del passaggio dei convogli militari nei tempi e nelle modalità richiesti.