Il porto di Gioia Tauro
4 minuti per la letturaIl termine per il bando da ben 10 milioni di euro è la fine dell’anno, se non si farà in tempo il rischio è perdere i capitali Pnrr per il porto di Gioia Tauro
GIOIA TAURO – L’hanno vista come una sorta di dono dal cielo quella sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria che ha assegnato al Corap ben 100 ettari di area portuale sui quali sta per concretizzarsi uno dei più colossali fallimenti della storia calabrese. Si, perché in quella area pende un finanziamento di ben 10 milioni di euro stanziati dal Pnrr arrivati su un progetto dell’Autorità di Sistema Portuale che deve essere messo e definito a bando non oltre il prossimo 31 dicembre.
Si tratta, in parole povere, di definire una gara europea per quella data con il conseguente affidamento delle opere da realizzare entro quei termini di scadenza. In quell’area, il cuore della zona portuale di Gioia Tauro, quella con più appeal industriale, l’Autorità di Sistema Portuale stava per concretizzare la realizzazione delle opere di urbanizzazione e cioè strade interne, servizi idrici ed elettrici, dividendola per lotti da dare poi in concessione. Progetto redatto e presentato e poi finanziato.
FONDI PNRR A RISCHIO PER IL PORTO DI GIOIA TAURO
Ma nel momento dell’avvio della gara è arrivata la sentenza della Corte di Appello che ha riaffidato la competenza di quei lotti al Corap a seguito di una controversia legale avviata dall’ex Asi di Reggio Calabria, oggi confluito nel Corap, quasi 25 anni fa. Uno scontro interno agli apparati pubblici che è già costato il fallimento della Zona Franca Doganale aperta e autorizzata dall’Agenzia delle Dogane il 3 agosto del 2003, giusto 20 anni fa, ma bloccata per via dello scontro sull’effettiva proprietà dell’area. Cosa poteva dare la Zona Franca in termini di sviluppo ed occupazione non lo si sa. Perché nulla è stato fatto per attuarla.
A 20 anni da quel fallimento adesso sta per incombere un altro ben più pesante: il rischio di perdere il finanziamento del Pnrr ma soprattutto di mettere quei cento ettari davanti al più grande scalo container d’Italia che nel primo semestre di quest’anno ha superato già di due milioni di teus movimentati, a disposizione di chi è interessato a sviluppare la logistica integrata o intermodale. Dalla notifica della sentenza si sono svolte nella sede della Giunta Regionale numerose riunioni per capire come uscire da questo incubo. Il Comitato di Sorveglianza del Corap ha detto no alla proposta dell’Autorità Portuale di essere messa nelle condizioni di fare la gara e questo perché il Corap, che ricordiamo è un ente che dal 2021 è in liquidazione coatta cioè da sciogliere definitivamente.
I NODI CHE VEDONO PROTAGONISTI IL CORAP E L’AUTORITÀ PORTUALE
Si tratta però di un ente che punta a fare cassa e quindi – si ipotizza – intende gestire direttamente le concessioni industriali. Sa il Commissario liquidatore del Corap Sergio Riitano che le aree da dare in concessione a Gioia Tauro ed oggetto del finanziamento del Pnrr hanno un valore enorme, e quindi si oppone ad un eventuale transazione con l’Autorità di Sistema Portuale titolare del progetto e del finanziamento, per definire la gara. Una partita a quattro quella che si sta giocando ormai da mesi che vede come protagonisti la Regione Calabria di cui il Corap è emissione diretta, l’Autorità di Sistema Portuale, il Commissario della Zes Calabria che avrebbe dovuto avere sede a Gioia Tauro e che è stata istallata a Lamezia Terme, guarda caso nella sede del Corap, con questo ultimo ente che fino ad adesso ha deciso di non decidere giocando al rialzo.
A tutto questo si aggiunge il ritardo delle procedure di trasferimento delle aree Corap alla Zes, ma anche questo passaggio, sembra non interessare nessuno, con il rischio che anche la Zes vada a finire male perché non gestisce direttamente nessun terreno limitandosi ad attivare i meccanismi di semplificazione burocratica e basta. Fino ad adesso solo quattro sono state le pratiche evase dal Commissario della Zes e nessuna a Gioia Tauro. Siamo ad agosto e come si sa periodo di ferie. Ci rivedremo a settembre e solo allora si capirà se esistono ancora le condizioni per una soluzione. Poi bisognerà effettuare il bando di gara e aggiudicare i lavori entro il 31 dicembre. Insomma, più tempo passa e più quei 10 milioni di euro del Pnrr rischiano di scomparire nei meandri dei fallimenti regionali.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA