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Il letto del torrente Megna ridotto a discarica

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REGGIO CALABRIA – Siamo nel quartiere Ravagnese di Reggio Calabria, davanti al torrente Menga, o quello che resta. Il letto incanalato in una colata di cemento, refrattario a qualunque tentativo di messa in sicurezza o di manutenzione ordinaria. Piantagione spontanea, erba, arbusti e canneti, che crescono rigogliosi, spazzatura di ogni genere, detriti innalzano il livello del greto della fiumara che ormai arriva quasi alla strada.

Un’altra bomba ambientale, un altro rischio idrogeologico, un altro scenario indegno, un’altra porzione di territorio fuorilegge. Un altro monumento all’inciviltà. Un altro pezzo di città preda di incuria e degrado. Un’altra zona fuori controllo e senza controlli. Uno schiaffo ai reggini perbene.

Rifiuti di ogni genere sul letto del torrente Megna

Quando piove è un disastro. Per automobilisti in transito e per le centinaia di famiglie residenti nei pressi del torrente. Sotto il cavalcavia della superstrada un’improvvisata area parcheggio sommersa da rifiuti di tutti i tipi. Quintali di terra, materiale di risulta, copertoni di auto, scarti edilizi, bottiglie, mobili, elettrodomestici, immondizia varia e tanta, tantissima, sporcizia. Nelle adiacenze abitazioni e attività commerciali. Che a questo paesaggio sembrano averci fatto l’abitudine. Segni evidenti di come l’area sia diventata da tempo una discarica abusiva, centro di sversamento illecito di rifiuti. Strada disconnessa, buche ovunque e di illuminazione pubblica manco a parlarne. Uno stato di degrado in cui il corso d’acqua e l’intera area circostante versano da decenni. Anzi la situazione è andata progressivamente peggiorando. Malgrado le ripetute programmazioni, non si registrano interventi pubblici e di controlli manco l’ombra.

Il Menga è uno dei torrenti più malmessi di Reggio Calabria. Eppure attraversa la strada che dal raccordo autostradale porta all’aeroporto dello Stretto. Un tratto non secondario, e parecchio trafficato, della periferia Sud di Reggio. Ma sempre più vittima di condotte incivili, illegali, se non proprio criminali. Emblema di come la mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria dei letti e degli argini, l’urbanizzazione scellerata e disordinata, lo smaltimento irregolare dei rifiuti abbiano trasformato le fiumare non più oggetto di tutela e salvaguardia territoriale, ma un reale pericolo per l’incolumità pubblica. Lo sanno bene i residenti di Mosorrofa, Mortara, San Gregorio.

Il letto del torrente Megna

Le recenti inchieste della Procura sulla devastazione del torrente Valanidi prima e sullo scempio dell’area adiacente al mercato ortofrutticolo di Mortara-San Gregorio dopo, che hanno portato ad arresti, sequestri e una decina di indagati, confermano l’intreccio tra crimini ambientali, traffici illegali dei rifiuti e, in alcuni casi, anche ciclo illegale del cemento. Altre due operazioni dei carabinieri hanno portato alla denuncia, in totale, di 5 persone, sorprese a smaltire illecitamente rifiuti speciali e materiale inerte prima a Mosorrofa e poi in località Maldariti. Infine, si è mossa anche la Polizia locale, delegata dalla Dda, che in un solo mese ha monitorato il conferimento illecito di circa 170 tonnellate di rifiuti ferrosi: 10 indagati e 2 aziende del settore sequestrate.

Al riguardo il sindaco Falcomatà e il vice Brunetti parlavano di «intervento necessario per ristabilire condizioni di legalità in un ambito delicato come quello dei rifiuti e del decoro urbano di alcune importanti aree residenziali della nostra città». Ecco. Servirebbero controlli e sanzioni anche lungo il Torrente Menga. Servirebbe amor proprio.

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