Il carcere di Arghillà di Reggio Calabria
1 minuto per la letturaROMA – “Gravissimi disordini sono in corso presso il carcere di Reggio Calabria, plesso di Arghillà, dove un gruppo di detenuti di origini georgiane rifiuterebbe il rientro in cella nell’intenzione d’aggredire un ristretto allocato in altra sezione detentiva con cui ieri ci sarebbe stato un diverbio. La tensione è altissima, necessario anche il richiamo di appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria liberi dal servizio, mentre ulteriori rinforzi sono giunti da altri istituti penitenziari della regione. Continuano così, di fatto senza soluzione di continuità, da nord a sud, isole comprese, i disordini nelle carceri del Paese”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. “Quanto sta accadendo, questi disordini, al carcere di Arghillà sono palesemente l’effetto dello stato di abbandono sostanziale in cui continuano a versare le carceri e i detenuti e a pagarne le spese, oltre a questi ultimi, è il Corpo di polizia penitenziaria che sconta le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato. Ormai si va al lavoro e non si sa quando e come se ne uscirà. Turni di 16, 18 e anche 24 ore, aggressioni, sono state oltre 2.000 dall’inizio dell’anno, rivolte, disordini e, quando va bene, un procedimento penale e uno disciplinare”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.
“14.500 detenuti oltre i posti disponibili, 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, 66 suicidi fra i detenuti e 7 fra gli agenti nel solo 2024, richiedevano e richiedono misure straordinarie e ad effetto tangibile e immediato e non il placebo costituito dal decreto carceri. Ci auguriamo che il Governo nella sua interezza, ma soprattutto la premier, Giorgia Meloni, vogliano prenderne compiutamente atto prima che il sistema tracolli definitivamente con conseguenze inimmaginabili”, conclude De Fazio.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA