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Il tempo è scaduto. Il sistema sanitario calabrese è al collasso. È arrivato il momento di reagire, tutti insieme e accomunati da un unico obiettivo: riportare le persone al centro dell’interesse generale.
Non c’è giorno in cui, nella nostra regione, non si registri un piccolo o un grande caso di malasanità vuoi per carenze strutturali, vuoi per l’assenza di un numero sufficiente di addetti, medici e paramedici che fanno un lavoro straordinario e sopperiscono alle mancanze del sistema, vuoi per stanchezza di chi è appunto costretto a lavorare e operare in condizioni disastrose.
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Mancano dottori, infermieri, personale sanitario ad ogni livello. Non si assume e si ricorre a forze e professionalità esterne per evitare che tutto crolli. Ma quanto ancora potremo resistere?
Così, mentre chiudono ospedali e reparti, l’assistenza territoriale è pressoché scomparsa, si allungano le liste d’attesa e si accorcia l’aspettativa di vita la sanità privata scavalca quella pubblica per dolo o incapacità di chi, nei tagli sistematici alla Salute, vede la sola soluzione ad ogni problema. Nessun video patinato, nessuna propaganda, potrà riparare i guasti di una classe dirigente immobile, silente, spesso incompetente e disattenta, lontana anni luce dalle reali esigenze dei calabresi.
Al fallimento dei commissariamenti il Governo risponde con altri commissariamenti. Alla penuria di risorse si risponde con ulteriori tagli. Alla mancanza di strutture si risponde chiudendo altre strutture.
E nel frattempo si procede verso la sciagura dell’autonomia differenziata che vorrebbe cristallizzare per sempre un divario che sta diventando strutturale rispetto alle aree più ricche del paese. Tutto questo non è accettabile. E’ ora di dire basta a quanti pensano di poter continuare a giocare con le nostre vite e quelle dei nostri cari.
I calabresi e le calabresi facciano sentire, con forza, il proprio sdegno. Facciamolo adesso, uniti, prima che sia troppo tardi.
*Sindaco di Reggio Calabria
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