X
<
>

L'ospedale di Locri

Share
3 minuti per la lettura

LOCRI (REGGIO CALABRIA) – «Oggi, e non sappiamo per quanto tempo, è severamente vietato sentirci male»: è l’inizio della lettera sulla crisi della sanità nella Locride che Giuseppe “Pino” Mammoliti, presidente del Tribunale del malato, ha indirizzato a Giuseppe Casciaro, Procuratore della Repubblica di Locri. «Ancora non hanno capito – prosegue Mammoliti – sia il direttore generale dell’Azienda sanitaria metropolitana di Reggio Calabria Lucia Di Furia e sia il governatore della Regione Calabria Roberto Occhiuto, che ogni misura è colma e il rischio di procedere con azioni eclatanti come bloccare la Statale 106, è sempre più concreto».

Mammoliti reclama l’intervento del procuratore e ricorda che le tre postazioni del 118 utilizzate per i soccorsi sul territorio locrideo (Locri, Caulonia e Bianco) sono sprovviste di medico. Dalla direzione sanitaria provinciale, nei giorni scorsi, però hanno fatto sapere che il personale di soccorso utilizzato è adeguato, possiede la laurea triennale specialistica di riferimento ed è abilitato al soccorso di primo e di secondo livello.

Tuttavia, Pino Mammoliti, tira dritto prendendo a carico le lamentele dei cittadini che si sentono abbandonati e soprattutto costretti ad attendere con l’ansia i soccorsi, spesso in ritardo anche per le strade obsolete e senza percorsi alternativi al traffico intenso di questo mese agostano, e avverte la dirigente dell’Asp di Reggio Calabria e il presidente della Regione: «Non consentiremo più rinvii e ritardi, ogni morte dovuta a mancanza di medici sulle ambulanza sarà per vostra responsabilità». Poi si rivolge al Procuratore della Repubblica Giuseppe Casciaro invitandolo ad «avviare le indagini per verificare tutte le responsabilità» in capo alla dirigente sanitaria ed a Roberto Occhiuto compresa «la omissione di soccorso e l’interruzione di pubblico servizio perché il 118 non garantisce assistenza e soccorso».

E’ chiaro che la situazione di difficoltà in cui si trova la sanità regionale e, di conseguenza, quella provinciale e territoriale, sta mettendo a dura prova la pazienza della comunità calabrese e della locride. Certo è che bisogna trovare una soluzione al problema e non problemi alle soluzioni. Ad esempio, nei giorni scorsi, ma non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima, una ambulanza utilizzata per il soccorso urgente, e di stanza a Locri, è stata, invece, dirottata per un trasporto “secondario” da un ospedale all’altro di un paziente non in codice rosso. Ne consegue che, forse, per una disorganizzazione aziendale l’ambulanza è stata “distratta” ed è stato lasciato scoperto il territorio privandolo di un servizio di emergenza e di urgenza. Tant’è che i soccorsi per una donna sono arrivati in tempi non ragionevoli. Forse, sarebbe appropriato, utilizzare i mezzi di servizio urgente per la sola attività di soccorso e non per trasporti differibili ed essere poi costretti, per le chiamate urgenti, ad utilizzare ambulanze provenienti da postazioni lontane rispetto al luogo dove c’è un paziente grave perché il rischio è quello di arrivare oltre il limite consentito.

Certo è che la protesta avviata da Pino Mammoliti (ma non solo da lui perché nei giorni scorsi sull’argomento sono intervenuti l’ex consigliere regionale ed vice sindaco di Locri Raffaele Sainato ed il consigliere comunale di minoranza Eliseo Sorbara) potrebbe proseguire con toni ed azioni più manifeste.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE