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COSENZA – I revisori contabili dell’Asp di Reggio Calabria hanno bocciato il bilancio consuntivo 2022. Lo hanno fatto «pur rimarcando l’importante lavoro intrapreso dalla attuale dirigenza (il cui recente insediamento si ascrive al periodo maggio-luglio 2022) volto a normalizzare la gestione amministrativo contabile di questa azienda».
Eppure «non ci sono le condizioni» per diverse questioni: dall’effettivo ammontare del debito, dalla circolarizzazione incompleta, da rimanenze eccessive soprattutto nelle farmacie ospedaliere e in generale da una “inaffidabilità” delle cifre per mancanza dei bilanci precedenti. Ricordiamo che l’Asp di Reggio Calabria, dopo dieci anni di consuntivi mai presentati, ha chiuso il consuntivo 2022 con un avanzo di 1,4 milioni di euro.
Il primo punto contestato dai revisori sono i 13,6 milioni di euro di rimanenze di beni sanitari e non sanitari a partire proprio dai farmaci. L’invito è «ad una maggiore oculatezza» nella gestione del magazzino per ridurre le giacenze e abbattere i costi di gestione. Poi ci sono i crediti: 404,1 milioni di euro e l’assenza di un fondo di svalutazione nonostante alcuni crediti da privati, circa 8,5 milioni risalgono a prima del 2017. «Si ritiene – scrivono – che tale voce di bilancio risulti poco attendibile» e questo «vista l’attività di ricostruzione delle scritture contabili (…) ad oggi non conclusa, vista la mancata circolarizzazione, visto inoltre che non risulta attività rivolta all’interruzione dei termini prescrizionali».
Ampissima voce quella sui debiti: l’Asp di Reggio ha certificato un debito di 250,6 milioni di euro, oltre 180 pregresso, il restante post 2021. L’otto agosto scorso, giorno della riunione del Collegio sindacale, in verbale veniva chiarito come l’attività di ricognizione del debito sia «ancora in corso». Nel frattempo c’è da fare i conti con le cifre scritte, inattendibili. questa «mole ingente di debiti verso i fornitori» è fatta di importi non «definitivi» che «potrebbero subire ulteriori variazioni. In mezzo ci sono anche 83,7 milioni di euro di pignoramenti in essere dal 2009 al 2022.
Dunque «la presenza di sospesi di cassa, di debiti indicati in nota come “presunti” rendono il dato relativo ai debiti non consono» a quanto sancito dal codice civile sulla chiarezza e la rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale e finanziaria. Insomma, i revisori puntano il dito su criticità importanti, dai contratti prorogati invece dell’indizione di nuove gare al numero «consistente» di pignoramenti, ritardi nei pagamenti per spese legali, interessi e spese di giudizio, e soprattutto la mancata conclusione della «regolarizzazione contabile dei sospesi».
E proprio su questo ultimo tema è prevista per oggi una riunione in Regione. Il problema però è grande: al momento non esiste un atto che complessivamente indica lo stato complessivo delle situazioni aziendali. E dunque cosa è stato fatto? In era Profiti si parlava di centralizzazione del problema con successivo atto ricognitivo che non c’è mai stato. Il risultato, come già visto con la bocciatura del bilancio dell’Asp di Cosenza, è la continua contestazione dei revisori. Questo atto ricognitivo esiste oppure tutto è stato affidato alle singole aziende? La gestione Azienda zero sembra aver lasciato più di qualche maceria.
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