Demetrio Casile sulla spiaggia di Dubai
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Una vicenda straniante, da film distopico, ma soprattutto un’esperienza umana fortissima, che induce a riflettere su come «questa nostra vita senza libertà è come un corpo senza spirito e perde ogni significato del suo vivere». Sono parole del regista reggino Demetrio Casile, finalmente rientrato in Italia dopo un’allucinante disavventura a Dubai, dove per 15 giorni è stato contagiato dal Covid e in quarantena, ritrovandosi precipitato in un isolamento angosciante e surreale in terra straniera.
Nella metropoli araba meta del turismo internazionale di lusso, Casile era arrivato per importanti progetti professionali, la distribuzione negli Emirati del suo fortunato film “Shocking Marriage” e la prospettiva di realizzarne un remake, finanziato da uno sceicco. Mediatore dell’incontro era stato il giovane magnate indiano Rishal Shah, fresco acquirente del mega attico Gucci a Milano – a lui si deve l’approdo del regista a Dubai tra spiagge assolate, ristoranti stellati e glamour.
Un sogno che però si è trasformato in incubo quando Casile ha scoperto di essere positivo al Covid e, pur asintomatico e in perfetta salute, ha dovuto osservare la quarantena a proprie spese (lì non certo esigue) in un contesto di assoluto abbandono da parte delle istituzioni consolari. In un’atmosfera da fantascienza.
Racconta il regista: «Sei da solo, in un paese lontano, lontano dalla tua famiglia, dai tuoi amici e dal tuo mondo di affetti e sicurezze. Ti ritrovi chiuso in una camera di hotel con le finestre sigillate, come in tutti i grattacieli. Devi ritirare in fretta il cibo che ti viene depositato nel corridoio e sempre sotto l’occhio delle telecamere di sorveglianza, con il personale dell’hotel pronto a contestare persino la possibilità di far cambiare l’aria lasciando aperta per un attimo la porta».
Nello stesso albergo alloggiavano tanti altri positivi costretti all’isolamento e proprio questa convivenza silenziosa è stata per Casile la situazione più scioccante: «Quando prendevo il cibo vedevo decine di mani che come teste di serpenti appestati ritiravano la razione di pasto quotidiano e richiudevano subito la porta».
Tra loro non è stato difficile individuare gli altri italiani e Casile, da appassionato narratore, ha scoperto un microcosmo di storie e sentimenti. Dalla coppia in viaggio di nozze dove lo sposo, positivo, è stato separato dalla moglie incinta, rientrata in Italia, alla pensionata rimasta senza soldi e terrorizzata di finire nei tremendi Covid hotel situati nel cuore del deserto, in una di quelle camere dove si dorme insieme a sconosciuti, tutti malati.
Casile, che il virus lo aveva già preso l’anno scorso ma a Bologna, circondato dalla solidarietà della gente, stavolta ha sperimentato un totale disinteresse e un dedalo di ostacoli burocratici e di comunicazione. «Dal Consolato non ho avuto nessun aiuto, per telefono mi rimandavano a uffici dove parlavano in arabo, e peggioravano le cose dicendo che quelle erano le regole. Adesso che tutto è finito ho scritto una lettera di fuoco per denunciare questo trattamento. Le ambasciate non servono a fare vacanze, sono nate per essere punto di riferimento dei connazionali in difficoltà! L’unica persona che mi è stata vicina – continua Casile – è stata Ida Zilio Grandi, direttrice dell’Istituto di Cultura Italiana di Abu Dhabi, che ha persino noleggiato un’auto per farmi avere una cena normale durante quella prigionia».
Ansioso di ripartire e con l’irrazionale paura di non poter mai più salire sull’aereo diretto a casa, Casile si testava ogni giorno con i tamponi rapidi fai da te: «Anche questo è stato assurdo. Risultavo sempre negativo ma poi occorreva la conferma del personale sanitario, e con lo stesso esame il loro esito era “presumibilmente positivo” e io non potevo liberarmi! Col passare dei giorni senza sole, senza luce e senza senso, pensavo al Josef di Kafka ripercorrendo nella mente ogni mio movimento per capire quale delitto avevo magari commesso senza accorgermene».
Atterrato a Bologna, Casile si è chinato a baciare il suolo italiano. Del futuro di “Shocking marriage” per un po’ si parlerà in smart working, intanto il vulcanico maestro si sta dedicando a una nuova sceneggiatura, “Rossella”, una storia d’amore con risvolti soprannaturali, verso la quale ci sarebbe già attenzione da parte della Film commission bolognese.
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