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Antonio Bellocco e Andrea Beretta

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Omicidio a Cernusco sul Naviglio nel milanese, ucciso a coltellate in una lite Antonio Bellocco rampollo del clan di ‘ndrangheta


CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MILANO) – Prima pistolate e poi coltellate. Per terra finisce Antonio Bellocco 36 anni di Rosarno, rampollo del clan, figlio di Giulio Bellocco, fratello del più noto boss Umberto ed Aurora Spanò, signori di San Ferdinando. Antonio dopo anni di carcere perché condannato per associazione mafiosa, circa un anno fa si era trasferito a Milano ed aveva preso casa a Pioltello ed in poco tempo era entrato in strettissimi legami con i vertici delle Curva Nord dell’Inter arrivando a ricoprire anche incarichi di vertice.  

Ad uccidere Bellocco sarebbe stato un altro capo ultrà dell’Inter Andrea Beretta 49 anni. Il fatto di sangue è avvenuto stamattina intorno alle 11 in via Nino Besozzi proprio a Cernusco sul Naviglio. Secondo una prima ricostruzione sembra che Bellocco abbia sparato a una gamba a Beretta, il quale nonostante ferito ha accoltellato il rivale alla gola. Tutto è successo davanti alla palestra Testudo, storicamente frequentata da esponenti del tifo organizzato nerazzurro. Sul posto sono intervenuti in codice rosso i sanitari del 118 con due ambulanze e un’automedica. Per Bellocco non c’è stato nulla da fare, i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso, mentre Beretta è stato accompagnato in codice giallo al pronto soccorso del San Raffaele a causa di una ferita da arma da fuoco alla gamba.

Anche Beretta così come Bellocco fa parte del direttivo della Curva interista. Un gruppo governato fino ad un paio di anni fa da Vittorio Baiocchi ucciso il 29 ottobre con una pistola rumena davanti casa.  A prenderne lo scettro ai vertici della curva era stata Marco Ferdico divenuto amico intimo di Totò Bellocco.  Il suo presunto assassino Andrea Beretta, descritto come vero capo militare della Nord e secondo la Procura di Milano già braccio destro di Boiocchi. Cosa sia accaduto e perché si è arrivati allo scontro di stamattina ancora resta un mistero, ma non si usano pistole e coltelli solo per lo sport o la passione sportiva.

Un mondo quella della curva dell’Inter anche attenzionato dalla Commissione Antimafia che ha audito i vertici dell’Inter nei mesi scorsi indagando sulle infiltrazioni di soggetti legami ad ambienti mafiosi nel tifo organizzato nerazzurro. Di Totò Bellocco si parla nell’indagine denominata Vento del Nord,  Arrestato da incensurato, Bellocco sceglie come molti il rito abbreviato. La sentenza arriva nel maggio 2014. Con cumulo calcolato in 21 anni, poi ridotti 14 per via del rito. Nel capo d’imputazione si legge che il nipote del capobastone “forniva un costante contributo per la vita dell’associazione in occasione dei colloqui con la madre Aurora Spanò, la aggiorna sugli avvenimenti più recenti relativi a dinamiche d’interesse del sodalizio, le comunicava messaggi e informazioni degli altri affiliati (…) e inoltre forniva un contributo rilevante nella consumazione di alcuni reati fine e, più in generale, si metteva a completa disposizione degli interessi della cosca”.

Si renderà poi colpevole di favoreggiamento della latitanza del cugino Francesco, fingendosi lui con un documento falso e riconoscendo all’anagrafe il figlio del parente. Così evitandogli di lasciare il suo bunker. Reato inizialmente aggravato dall’ aver agito per la cosca, poi caduto in Appello. In secondo grado, il 19 febbraio 2017 la condanna sarà rimodulata in 15 anni poi ridotti a 10 per il rito abbreviato. Per diventare definitiva nel 2019 con un ulteriore sconto fino a 9 anni in Cassazione. Dopo averne trascorsi 6 in carcere e uno ai domiciliari si è trasferito a Milano.

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