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Altri cinque corpi arrivati a bordo della Diciotti, irriconoscibili dopo 7 giorni in acqua; ancora incertezza sui numeri del naufragio di migranti nella Locride: cifre oscillanti tra 30 e 40
ROCCELLA JONICA – Tiene banco ancora il caso del naufragio della settimana scorsa successo a 126 miglia est-sud-est di distanza da Roccella Jonica. L’ennesima tragedia del mare con morti, dispersi e pochi superstiti. Impossibile finora stabilire il numero preciso dei migranti a bordo del veliero naufragato.
Il numero certo è solo quello dei superstiti, quelli salvati dalla Guardia costiera a ridosso del semiaffondamento della barca a vela, dopo che era intervenuto sul luogo il cargo portoghese Kate C, al lancio del mayday da parte dei diportisti francesi, che sarebbero stati i primi ad avvistare la barca in difficoltà nella notte tra il 16 e il 17 giugno.
La Prefettura di Reggio Calabria, nella serata di ieri, ha ritenuto opportuno fornire alcune precisazioni per chiarire numeri e circostanze. Il numero delle salme recuperate in mare è salito a 30, secondo l’Ufficio territoriale del governo guidato dal Prefetto Clara Vaccaro. Altra precisazione quella riguardante la scelta dei luoghi di sbarco delle salme, a Roccella e Gioia Tauro, che sono dipese da valutazioni tecniche legate alla tipologia delle imbarcazioni coinvolte.
Gli ultimi dieci cadaveri sono arrivate a bordo della nave Dattilo della Guardia costiera, al porto di Gioia Tauro, perché non era possibile che la stessa entrasse in quello di Roccella Jonica, dove invece, prima, erano arrivati i corpi degli altri dispersi recuperati in fondo al mare, a mezzo di motovedette. Altra spiegazione è servita per motivare gli orari di arrivo dei natanti, connessi, si legge nella nota stampa della Prefettura, alle tempistiche delle attività di ricerca in mare.
Alla fine arriva un’altra informazione, che è quella riguardante l’inumazione delle salme, che avverrà al termine delle attività medico-legali e dei rilievi della Polizia scientifica ed una volta acquisiti i necessari nulla osta. Cifre che continuano a non combaciare con quelle fornite dopo meno di un’ora dalla Guardia costiera nazionale. Si parla di 35 corpi recuperati a tutt’oggi, cinque in più rispetto al numero fornito con la nota della Prefettura.
La Guardia costiera si è affrettata a chiarire il dispaccio datato giorno 13 giugno e che parlava di una barca piena di persone e in difficoltà. Dispaccio che sarebbe stato lasciato senza effetto e trasmesso ripetutamente solo a partire da giorno 16 e fino al 18 giugno. Alarm Phone – dichiara la Guardia costiera – ha comunicato con una email al Centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare (Mrcc) della Guardia costiera di Roma di essere stato contattato da parenti di persone che si trovavano a bordo di un’imbarcazione in difficoltà, in navigazione nel mare Jonio. La segnalazione parlava di 67 persone a bordo, di cui 20 bambini, indicando come ultimo contatto la data del 13 giugno.
Indicata anche una posizione della barca, riferita sempre al 13 giugno. Ricevuta quindi la segnalazione da Alarm Phone, il 16 giugno il Centro di coordinamento ha proceduto alle verifiche del caso ed alla trasmissione di un messaggio “circolare”, in cui richiedeva alle unità in navigazione in prossimità del punto indicato di prestare la massima attenzione e di contattare l’Mrcc in caso di avvistamento dell’imbarcazione segnalata. Inoltre, la Guardia costiera ha disposto l’avvio delle operazioni di ricerca dirottando sull’area segnalata un mercantile che navigava nelle vicinanze.
Contestualmente, ha inviato in zona una motovedetta classe 300 e, successivamente, anche un velivolo Manta Atr 42. Le ricerche inizialmente hanno dato esito negativo. Poi è arrivato il mayday dal natante francese e il resto è storia nota. Nella tarda serata di ieri è arrivata al porto di Crotone la nave Diciotti, con altri 5 corpi recuperati. Corpi irriconoscibili, mangiati dai pesci. Il medico legale è salito a bordo della nave della Guardia costiera per i rilievi scientifici del caso.
Impossibile stabilire persino il sesso dei cadaveri per lo stato in cui si trovavano, dopo sette giorni sott’acqua. Le vittime accertate sono al momento 36, contando anche la donna, soccorsa insieme agli 11 sopravvissuti, ma morta subito dopo lo sbarco. Nulla si sa invece dei due superstiti che tre giorni fa sono scappati dall’ospedale di Locri dove erano ricoverati per osservazione. Le Forze dell’ordine li cercano e hanno diramato i loro identikit.
Potrebbe trattarsi di due degli scafisti del veliero naufragato, che dovrebbero essere quattro in tutto, come dimostrerebbe una foto pubblicata dal Quotidiano del Sud mentre erano intenti a issare sul veliero poi naufragato la bandiera greca.
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