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Ennesima tragedia del mare al largo della Calabria segnata dal naufragio di una barca a vela, un morto tra i migranti


ROCCELLA JONICA – Un’altra strage di migranti nelle acque del Mediterraneo. L’ennesima tragedia nel mare Jonio. Nella notte tra domenica e lunedì un vecchio veliero carico di profughi afghani, iracheni, siriani e iraniani si è inabissato davanti alle coste della Locride, a circa 120 miglia. I soccorsi immediati non hanno potuto evitare l’annegamento di quasi tutti coloro che erano a bordo. Sarebbero 65 i dispersi, tra loro ci sono 26 bambini. Soltanto tredici persone sono riuscite a salvarsi: undici al momento del naufragio e due durante le successive ricerche. Una giovane donna è giunta morta. Il naufragio è avvenuto nelle acque Sar italiane, al confine con quelle greche. La “zona Sar” è quella stabilita da ogni paese, nella cui area di competenza è tenuto a prestare soccorso.

A lanciare l’sos sarebbero stati i migranti mentre il veliero aveva cominciato ad imbarcare abbondante acqua. Poi un’esplosione, anche se c’è qualcuno che parla di un incendio a bordo. In ogni caso, la barca a vela era mezza affondata quando è stato lanciato il “mayday”, il segnale di richiesta di aiuto partito per tre volte di seguito da un’unità da diporto francese, in navigazione nelle vicinanze del veliero in difficoltà. Lo yacht si affrettava a recuperare 11 migranti a bordo della propria imbarcazione.

Niente poteva fare per il resto. Ricevuto il “mayday” il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano (Imrcc) della Guardia Costiera di Roma, dirottava immediatamente sul posto due mercantili che stavano navigando nelle vicinanze, un velivolo Atr42 in dotazione alla Guardia costiera per il pattugliamento marittimo e due motovedette di stanza in Calabria. Sul posto sono intervenuti anche assetti di Frontex, l’agenzia europea. I 12 naufraghi, prima trasbordati dall’unità francese su un mercantile, venivano trasferiti a bordo di una delle due motovedette, che rientrava al porto delle Grazie di Roccella Jonica. Alle 10 di ieri mattina la Guardia costiera provvedeva ad allertare il servizio del 118 per il soccorso di tutti i superstiti salvati.

Dopo circa mezz’ora è giunta nello scalo roccellese la motovedetta con i migranti che la Guardia costiera era riuscita a recuperare sul luogo del naufragio. Una volta sbarcati i migranti, rimasti in undici, sono stati affidati alle cure della squadra di Medici senza frontiere, operante al porto di Roccella dal 2022. Infatti, una giovane donna è morta durante lo sbarco. Le sue condizioni erano già gravi al momento del recupero.
Sull’area portuale erano arrivate nel frattempo almeno 8 ambulanze, dalle varie postazioni della provincia, compresa quella della Croce rossa. Pronto anche il servizio di elisoccorso, con un mezzo che pochi minuti prima era atterrato al porto. I sanitari all’opera hanno capito che si trattava di persone ferite in modo serio. In molti presentavano traumi in diverse parti del corpo, fratture varie e soprattutto ustioni, che sicuramente non potevano essere dovute alla lunga esposizione al sole nei giorni di navigazione.

Per quasi tutti si è reso necessario il ricovero urgente presso gli ospedali di Locri e Polistena. Qualcuno più grave è stato trasportato al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Solo per una o due persone le condizioni sono state dichiarate critiche.
Del gruppo faceva parte anche una donna incinta che, viste le gravi condizioni, è stata trasportata in elicottero. Il corpo della donna morta, una volta sbarcato, è stato trasportato presso la tensostruttura, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Proseguono le ricerche di eventuali superstiti del naufragio della barca a vela.

Per le attività di ricerca sono intervenute due motovedette della Guardia costiera, partite da Reggio Calabria e Roccella Jonica, e l’Atr42 decollato dalla base aeromobili delle Guardia Costiera di Catania. Attesa la nave Dattilo della Guardia Costiera. A bordo dei mezzi navali anche team sanitari del Cisom Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta.
Molte donne e, come detto prima, 26 sarebbero i bambini, anche neonati, secondo quanto riferito dalla mediatrice culturale di Medici senza frontiere, Shakilla Mohammadi, al porto per assistere i sopravvissuti.

Secondo quanto dichiarato dai superstiti meno gravi, la barca a vela con a bordo circa 80 migranti sarebbe partita otto giorni fa da un porto turco. È la conferma che la tratta che parte dalla Turchia, costeggia la Grecia per arrivare in Calabria o Puglia, è una delle più frequentate dai migranti. Al porto, per tutta la giornata di ieri, sono stati impegnati Croce Rossa, Protezione Civile, Medici senza Frontiere e Forze dell’ordine.
Nel pomeriggio è arrivato il pm di Locri Stefano Guglielmino. Accompagnato dal comandante della Capitaneria Daniele Ticconi, ha fatto un sopralluogo presso la tensostruttura per la prima accoglienza. I magistrati cercheranno ora di capire la dinamica del naufragio, il più tragico sulla rotta dell’Egeo dopo quello di Cutro.

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