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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione denominata “Case popolari”, hanno dato esecuzione ad ordinanza cautelare personale, emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 9 persone, di cui, due destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere e sette della misura degli arresti domiciliari. Gli indagati sono ritenuti responsabili di aver preso parte, con vari ruoli, ad una associazione per delinquere finalizzata all’illecita gestione di immobili di edilizia popolare e di condotte estorsive. Inoltre, il Gip, in accoglimento della richiesta cautelare, ha disposto il sequestro preventivo di 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati e occupati anche da alcuni degli odierni indagati.

Il provvedimento costituisce l’esito di una complessa attività investigativa condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dalla Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni, che ha visto i suoi albori nell’anno 2016, per poi proseguire fino ad epoca recente, anche con il contributo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, e che ha riguardato complessivamente, a vario titolo, 37 indagati.

Secondo gli inquirenti il sodalizio criminale, capeggiato da due pregiudicati, uno dei quali legato a clan di ‘ndrangheta, interferiva nella gestione e nella assegnazione delle case popolari soprattutto nel quartiere “Santa Caterina” di Reggio Calabria, potendo anche contare sull’apporto di alcune figure interne alla Pubblica Amministrazione, tra le quali, spiccava un ex dirigente dell’Aterp, all’epoca in servizio presso la sede di Reggio Calabria. Quest’ultimo riusciva a “pilotare” la concessione degli immobili. L’acquirente, in questo modo, prima occupava irregolarmente l’immobile e poi, grazie ai rapporti coi pubblici dipendenti, ne diveniva legittimo assegnatario.

A disposizione dell’associazione criminale vi era, inoltre, un dipendente del Comune di Reggio Calabria, il quale individuava gli immobili popolari, li segnalava ad uno dei promotori del sodalizio e ne cedeva le chiavi, dietro versamento di denaro, e si adoperava nella procedura amministrativa di regolarizzazione, predisponendo anche la falsa documentazione attestante la residenza dei futuri acquirenti ed interloquendo con altri soggetti interni all’amministrazione per incidere illecitamente sul procedimento di assegnazione.

Un elemento della Polizia Municipale del Comune di Reggio Calabria, inoltre, non destinatario di misura cautelare bensì di perquisizione personale e locale, in più di una occasione, dietro il versamento di somma di denaro, avrebbe falsificato la documentazione afferente al suo Ufficio per obbedire ai capi del sodalizio. Chi invece si rifiutava di abbandonare una abitazione veniva minacciato e subiva violenza.

Inoltre nel corso dell’attività di indagine, sono emersi plurimi elementi relativi alla commissione di reati in materia di sostanze stupefacenti, sia del tipo cocaina che marijuana.

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