Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti
2 minuti per la letturaSI moltiplicano le reazioni per l’operazione “Propaggine” (LEGGI) che ha evidenziato la nascita di una ‘ndrina a Roma su autorizzazione delle cosche calabresi (LEGGI).
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sui social ha scritto: «Grazie alla Dia e alla Dda di Roma per la più importante operazione mai fatta nella Capitale contro la ‘ndrangheta. Le mafie sono un pericolo per la democrazia. Insieme possiamo combatterle».
Grande apprezzamento del prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, «per l’imponente operazione di questa mattina che ha consentito di sgominare una locale di ‘ndrina operante sul territorio della Capitale». Il prefetto «ringrazia gli uomini della Dia e delle forze dell’ordine ed i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Roma che, in coordinamento con i colleghi di Reggio Calabria, hanno segnato oggi un altro importante punto nella lotta alla criminalità organizzata, ribadendo il forte impegno delle Istituzioni nel contrasto alle consorterie malavitose».
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha twittato: «Un pesante colpo alla criminalità organizzata oggi a Roma. Sgominata la prima ‘ndrina dentro la capitale dedita ad attività mafiose, che mirava al controllo di attività economiche in vari settori. Grazie alla Dia e alla Dda di Roma. Avanti così, contro le mafie, per la giustizia».
Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra ha spiegato: «Non ci si deve stupire, come fanno tanti. Le mafie, ed in particolare la ‘ndrangheta, sono bravissime nel presentarsi come realtà insospettabili. E poi ti fregano».
«La Dia – continua – avendo competenze particolari e consolidate in ambito economico, ha intuito quanto stava avvenendo ed è intervenuta, con un’operazione svoltasi sia a Roma sia in Calabria, ove fra l’altro è stato tratto in arresto un sindaco del reggino. Tutti però – prosegue il Presidente Morra – possiamo leggere certi segnali, possiamo intuire certe trasformazioni. La ‘ndrangheta è, oggi, fra le realtà criminali più pericolose del pianeta. Ed ancora noi in Italia la tolleriamo, combattendola blandamente. Chi l’ha apertamente sfidata (vedi Gratteri ad esempio) – aggiunge – è costretto a vivere in condizioni di privazione della libertà personale perché lo Stato non reagisce con la dovuta fermezza e con la necessaria prevenzione, dissuadendo la popolazione calabrese a dare fiducia ad una struttura organizzativa capace incredibilmente di riempire i vuoti lasciati dallo Stato, che in quella terra, scusate il gioco di parole, spesso è latitante. Per questo non stupisce – conclude Morra – che si scoprano ‘ndrine e locali di ‘ndrangheta un po’ dappertutto, e non solo in Italia. Ma se a Roma non si capisce la gravità della situazione, la colpa non può essere addossata alla sola Calabria».
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