Agostino Ascone
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – «Ti fazzo squagliare ‘nta l’acido dai rosarnisi». È la frase con cui Ilaria Sturiale, la moglie di Agostino Ascone, l’imprenditore agricolo scomparso dal 27 dicembre da Amato di Taurianova, avrebbe minacciato la cognata. Sin dal primo giorno, infatti, i familiari di Ascone le chiedevano spiegazioni della propria condotta e delle contraddittorie versioni fornite ai carabinieri sull’ultimo pomeriggio di vita del marito.
Le parole della donna sono state intercettate dai carabinieri nel corso delle indagini coordinate dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal pm Francesco Ponzetta che, nei giorni scorsi, hanno emesso un provvedimento di fermo nei confronti della Sturiale, dell’amante Salvatore Figliuzzi e di Giuseppe Trapasso.
«Non c’è niente che se c’era qualche cosa già ci avevano arrestato… Hai capito… se c’era qualche cosa già ci avevano arrestato», dice sempre la Sturiale intercettata. Alcune conversazioni tra gli indagati sono esplicite. Come quella in cui Figliuzzi confida alla Sturiale una sua preoccupazione dopo la scomparsa di Ascone: «Lo sai qual è la paura mia. Il freno a mano…».
«Mannaggia la puttana! Che non l’hai pulito?… no». È stata la risposta della donna. Pochi giorni dopo la scomparsa di Ascone, infatti, Sturiale e Figliuzzi stavano progettando di andare a vivere assieme. Cosa che, per gli inquirenti, avrebbero fatto effettivamente oltre ad aver acquistato pure due fedine per le quali hanno ricevuto «financo la loro “benedizione” – è scritto nel provvedimento di fermo – dinanzi ad un non identificato prete, convinto di avere a che fare con una coppia che stesse preparando il proprio matrimonio».
A meno di dieci giorni dalla scomparsa del marito, inoltre, Ilaria Sturiale al telefono con l’amante stava già pensando al futuro e «oltre a voler lasciare subito l’abitazione coniugale, prospettava che avrebbe potuto chiedere immediatamente il reddito di cittadinanza per sostenersi, senza mai prendere in considerazione la circostanza che il marito scomparso potesse tornare».
«Allora – sono le parole della Sturiale – io facendo il reddito di cittadinanza a me può essere che me lo danno…». Alla moglie di Ascone, a inizio gennaio, era stato notificato un avviso di garanzia per favoreggiamento.
«Anche il carcere mi devo fare… – ha commentato Ilaria Sturiale parlando con l’amante – ti rendi conto… ah… ti rendi conto! anche il carcere mi devo fare? anche il carcere mi devo fare… vieni con me Salvatore! tu dici che ne esco da questa situazione? ah?».
Intercettato, Figliuzzi avrebbe sostenuto di aver avuto rassicurazioni dall’avvocato: «Mi ha detto e se ti arrestano a te, io in venti giorni ti caccio fuori! Sempre se non hai qualcosa a livello tipo di telecamere, di queste cose qua… io non ho niente di telecamere».
I FERMATI SI AVVALGONO DELLA FACOLTÀ DI NON RISPONDERE
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i tre fermati per l’omicidio di Agostino Ascone. Sturiale e Figliuzzi – difesi dall’avvocato Giuseppe Pirozzo – secondo quanto è scritto nel provvedimento di fermo firmato dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto della Dda Francesco Ponzetta avrebbero organizzato «il sequestro, l’omicidio e la soppressione del cadavere di Agostino Ascone».
Un delitto nel quale avrebbe avuto un ruolo anche il complice Giuseppe Trapasso, assistito dall’avvocato Giovanni De Stefano. Pure il terzo indagato non ha risposto alle domande del gip di Palmi che nelle prossime ore dovrà decidere se convalidare l’arresto e se trasmettere, per competenza, il fascicolo al giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, competente per i reati aggravati dalle modalità mafiose.
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