Un arresto della Dia
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Dall’usura allo spaccio di droga, passando per un redditizio commercio di autovetture con diverse violazioni. Sono questi i reati ricostruiti dalla Direzione Investigativa antimafia che, a Torino e in provincia di Reggio Calabria, con la collaborazione di reparti della Polizia, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Torino su richiesta della locale procura distrettuale, nei confronti di sei persone.
Le persone coinvolte, sono ritenute responsabili, a vario titolo, di usura, associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato e falsità ideologica in atto pubblico, aggravati dalla transnazionalità.
I provvedimenti scaturiscono dalle ulteriori attività d’indagine svolte nell’ambito dell’Operazione Platinum Dia, che a maggio scorso si era conclusa con l’arresto di 33 persone tra Italia, Germania, Spagna e Romania, accusate di gravi reati tra cui associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti.
Le attività investigative avevano permesso di accertare l’affiliazione di alcune persone alla ‘ndrangheta e la loro attivazione nella “locale di Volpiano”, nonché di neutralizzare un’organizzazione, di matrice ‘ndranghetista, riconducibile a una famiglia di San Luca, dedita, in maniera stabile, al narcotraffico internazionale con base operativa in Piemonte, i cui membri erano dislocati oltre che in Calabria e in Piemonte, anche in Lombardia, Sardegna e Sicilia, nonché nel Land del Baden-Wurttemberg in Germania.
Le successive indagini hanno ulteriormente svelato l’esistenza di un’organizzazione, dedita alla importazione e commercializzazione di numerose autovetture provenienti dall’estero, in prevalenza dalla Germania, in evasione totale o parziale delle imposte attraverso espedienti fiscali e impiego di falsa documentazione e prestanome. Ciò consentiva al gruppo criminale, capeggiato dal titolare di un noto autosalone di Volvera, già arrestato per reati in materia di stupefacenti, di vendere a ignari acquirenti, attirati dal prezzo estremamente concorrenziale, anche autovetture di prestigio.
L’immatricolazione in Italia era curata da due donne, la titolare e la dipendente di un’agenzia di pratiche auto, le quali fornivano all’associazione il loro stabile contributo nel trasmettere alla Motorizzazione Civile la documentazione commerciale, ancorché sapessero essere contraffatta, inducendo così in errore i pubblici ufficiali che ritenevano non essere dovuto alcun versamento Iva Colpiti dallo stesso provvedimento cautelare anche il titolare di un’auto rivendita e noleggio in Calabria e a Milano, nonché il responsabile del ritiro delle autovetture in Germania.
Per fatti analoghi, il 20 ottobre scorso, in Italia e Germania, la procura Europea, sede di Monaco di Baviera, aveva delegato l’esecuzione di 14 misure cautelari legate sempre all’ipotesi di “frode Iva transfrontaliera”, gestita da un gruppo criminale organizzato.
Tra gli arrestati figurano anche ulteriori due persone, le cui condotte criminose convergono con le evidenze investigative del procedimento torinese, entrambi di origini calabresi, residenti in Alta Baviera. In relazione all’ingiusto danno cagionato all’Erario, a carico degli indagati, il gip del Tribunale di Torino ha anche disposto il sequestro di circa mezzo milione di euro, pari all’imposta evasa per la ricostruita importazione di circa 35 autovetture.
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