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Una foto di Domenico Paviglianiti

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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Nucleo investigativo di Bologna, insieme alla Polizia Spagnola, Udyco Central, coordinati dal procuratore Giuseppe Amato e dai sostituti Roberto Ceroni e Michele Martorelli, in collaborazione con Eurojust e in stretto raccordo con il Servizio di cooperazione internazionale di polizia, hanno arrestato il latitante calabrese Domenico Paviglianiti, di anni 60, destinatario di un provvedimento di esecuzione di pene di 11 anni, 8 mesi e 15 giorni per associazione di tipo mafioso, omicidio e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Paviglianiti è ritenuto elemento apicale dell’omonimo casato ‘ndranghetista, tuttora operante nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, con ramificazioni nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, e nel Sud America per la gestione del traffico interazionale di stupefacenti, ed era già stato condannato all’ergastolo (pena in seguito sostituita in quella della reclusione nella durata di 30 anni) per una serie di omicidi, associazione di tipo mafioso e reati legati alla droga commessi a partire dagli anni ’80.

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Lo stesso ha avuto un ruolo di prim’ordine nel corso della cosiddetta seconda guerra di mafia quando, insieme ad altre famiglie di ‘ndrangheta del reggino, aveva appoggiato la cosca De Stefano nella sanguinosa faida con quella dei Condello. Su di lui gravava un nuovo provvedimento emesso dalla procura felsinea, misura nata da un ricorso in Cassazione promosso dalla stessa autorità giudiziaria, che aveva rilevato un erroneo calcolo della pena tale da consentire al Paviglianiti di essere rimesso in libertà nell’ottobre del 2019. In quell’occasione lo stesso aveva lasciato l’Italia e aveva trovato rifugio in Spagna approfittando di uno strutturato circuito relazionale in quel paese, consolidatosi attraverso gli illeciti traffici ivi gestiti. L’uomo è stato arrestato a Madrid.

L’indagine che ha portato a rintracciarlo nasce dal nuovo provvedimento emesso dalla procura bolognese, arrivata dopo un ricorso in Cassazione che ha rilevato il calcolo errato che aveva rimesso in libertà il boss. Domenico Paviglianiti, definito dalla stampa tra gli anni ’80 e ’90 come il “boss dei boss”, aveva gran parte delle sue attività criminali, traffico di droga e armi hanno luogo lungo l’asse Svizzera-Milano insieme ai Coco-Trovato.

I Coco-Trovato sono una cosca malavitosa ‘ndrina della ‘ndrangheta calabrese originaria di Marcedusa. Nel nord Italia si trovano radicati a Milano, a Lecco, a Como e Varese sin dai primi anni ottanta. Hanno alleanze con le ‘ndrine originarie di Platì come i Barbaro, Papalia e i Sergi, ed hanno anche un legame parentale con i De Stefano. Le loro attività vanno dal traffico di stupefacenti al riciclaggio di denaro in imprese edili e locali notturni. Paviglianiti, nel 1991 viene coinvolto nell’omicidio di Roberto Cutolo, figlio di Raffaele Cutolo dopo che ne fu decretata la sua morte in una riunione a Milano tra Franco Coco Trovato, Antonio Papalia ed elementi di Cosa Nostra, Camorra e Sacra Corona Unita come racconta il pentito Nino Fiume. Coinvolto o presuntamente coinvolto in 140 omicidi viene arrestato in Spagna nel 1996 ed estradato in Italia nel 1999 con pena l’ergastolo al 41-bis. Nel 2009 viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di Antonio Pontari e 3 tentati omicidi.

Nel 2017 i suoi avvocati hanno chiesto al tribunale di sorveglianza di Torino la liberazione condizionale. Successivamente la domanda degli avvocati del boss è stata rigettata dai giudici di Torino. Dopo che la sua pena viene riconvertita in 30 anni di carcere da parte del GIP di Bologna, per violazione del principio di buona fede estradizionale da parte dell’Italia, esce dal carcere di Novara ad agosto 2019. Viene però subito riarrestato e tradotto nel carcere di Novara per una condanna a 17 anni di carcere inflittagli nel 2005 e successiva alla richiesta di estradizione del 1999. Viene nuovamente rilasciato ad ottobre 2019 perché quest’ultima pena era già stata calcolata nella precedente.

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