Rocco Morabito
3 minuti per la letturaLA corsa del “Tamunga” è finita. La fuga di Rocco Morabito, il latitante più pericoloso della ‘ndrangheta, è terminata nel paese della saudade, in Brasile. Il 55enne originario di Africo è stato arrestato nella cittadina di Joao Pessoa, a nord dello stato sudamericano (LEGGI).
Una operazione complessa quella portata a termine dai Carabinieri, insieme alla Polizia, Interpol, Dea, Fbi statunitense e investigatori brasiliani, sotto il coordinamento della Dda di Reggio Calabria e di quella di Torino. Le manette ai polsi del superlatitante sono scattate nel primo pomeriggio di lunedì, quando in Italia erano circa le ore venti.
Si trovava in una lussuosa abitazione della cittadina brasiliana dove aveva trovato riparo dopo la sua clamorosa fuga dal carcere uruguaiano di Montevideo avvenuta nel 2019, dove si trovata dal 2017, quando fu arrestato dai Carabinieri e dalla polizia uruguaiana a Punta dell’Este. Sulle spalle il boss della ‘ndrangheta, uno tra i più potenti narcotrafficanti, pendevano 23 anni di latitanza e 30 anni di carcere da scontare. Insieme a Morabito, all’atto dell’irruzione delle forze dell’ordine si trovava un altro latitante, il 31enne torinese Vincenzo Pasquino (LEGGI), elemento di spicco del locale di ‘ndrangheta di Volpiano, da tempo attivo nel settore del traffico internazionale di stupefacenti.
Anche quest’ultimo era destinatario di un provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal tribunale di Torino nel 2019 e risultato irreperibile dal 5 novembre dello stesso anno, giorno dell’esecuzione della misura nell’operazione “Cerbero”.
Nell’appartamento occupato dai due latitanti arrestati, a seguito di un’accurata perquisizione è stata trovata e sequestrata documentazione ritenuta dagli inquirenti assai importante, e ancora, telefoni cellulari e schede telefoniche, materiale considerato di grande interesse investigativo. Comunque, attorno all’operazione internazionale che ha consentito la cattura dei due pericolosi latitanti, regna molto riserbo.
Molti dettagli sono stati omessi nella conferenza stampa di ieri, coordinata dal Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, e alla quale erano collegati da remoto i rappresentanti di tutte le istituzioni e forze che si sono impegnate nell’obiettivo.
“Una giornata importante per l’Italia e quanti hanno con noi contribuito a questo risultato con il sostegno importantissimo dell’Fbi, della Dea, di tutti gli organismi che hanno collaborato per arrivare a questo importantissimo risultato”, ha dichiarato De Raho.
Anche il Procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha fatto riferimento a quella che ha definita “operazione da manuale” grazie ai “continui collegamenti della Dda di Reggio Calabria con la Fiscalia Nazionale dell’Uruguay e tra le polizie giudiziarie di vari Paesi anche grazie al progetto “I can”, io posso, di Interpol. Il Ros ed i Carabinieri di Reggio Calabria e di Locri hanno collaborato strettamente con le polizie Giudiziarie dell’Uruguay e del Brasile con il supporto di Fbi e Dea”.
Anna Maria Loreto, capo della Dda torinese parla di Vincenzo Pasquino come la “testa di ponte coi cartelli sudamericani”. Il vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi evidenzia il valore del progetto “I can” che, “ha permesso nell’ultimo anno l’arresto di 14 latitanti in giro per il mondo”. Il comandante Pasquale Angelosanto, sottolinea che “Morabito, nonostante la latitanza, continuava a governare il traffico di stupefacenti per conto della ‘ndrangheta”
E il comandante del reparto operativo del Ros Massimilano D’Angelantonio, ha spiegato che all’arresto dei due si è arrivato “dopo un’attività di pedinamento. Rivelando pure che Morabito “non aveva notato alcun movimento anomalo, per quanto facesse una vita abbastanza normale frequentato la spiaggia e locali pubblici. Non sembrava vivere da latitante”.
Il comandante provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, colonnello Marco Guerrini, ha ricordato che “si tratta di un segnale fortissimo della capacità delle istituzioni per il contrasto importante alla criminalità”. E ora i due ex superlatitanti sono già stati trasferiti dal luogo dove sono stati arrestati e con un volo militare sono stati portati nel carcere di massima sicurezza di Brasilia.
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