X
<
>

Il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri

Share
5 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Un’operazione gestita mettendo «in campo tutte le eccellenze investigative». Il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri è consapevole di avere raggiunto un risultato fondamentale nella lotta alla ‘ndrangheta: l’arresto del superlatitante Rocco Morabito (LEGGI LA NOTIZIA) era uno degli obiettivi cardine della sua attività.

«Siamo soddisfattissimi di questa attività – ha aggiunto Bombardieri all’AdnKronos – iniziata il giorno dopo la sua fuga in stretta collaborazione con l’autorità giudiziaria e la polizia giudiziaria uruguaiana, in stretto collegamento con la Dda di Reggio Calabria, i carabinieri del Ros del comando provinciale di Reggio Calabria e di Locri, successivamente con il supporto della Dea, dell’Fbi, della polizia brasiliana e Interpol».

Il procuratore di Reggio ha sottolineato che «la fuga di Morabito poco prima dell’estradizione in Italia era una sconfitta, ringraziamo anche la Direzione generale della Cooperazione internazionale del ministero che ci ha supportati in questa ricerca. Sono state messe in campo tutte le collaborazioni a livello internazionale di cooperazione di polizia giudiziaria che ci hanno consentito questo risultato importantissimo».

«Fra l’altro con Morabito – ha dichiarato ancora Bombardieri – è stato arrestato anche un altro pericoloso latitante seguito dalla Dda di Torino con cui abbiamo collaborato. Un risultato importante che testimonia come non si è mai abbassato il livello di guardia nella lotta al narcotraffico e ai latitanti che si sottraggono alle ricerche a loro carico».

Il procuratore ha sottolineato il valore della collaborazione internazionale in questo genere di operazioni: «Un grande successo collettivo che testimonia l’importanza della cooperazione internazionale e della collaborazione che non ci è mai mancata, a iniziare dai colleghi uruguayani con cui, subito dopo la fuga, ci siamo messi in contatto e abbiamo collaborato fino ai giorni scorsi. Tutti gli sforzi sono stati finalizzati alla cattura di quello che era uno dei latitanti più pericolosi, il numero 2 dell’elenco del ministero dell’Interno».

«Lo seguivamo da tempo – ha spiegato Bombardieri -, eravamo sulle sue tracce da tempo, è stato un lavoro certosino, la polizia giudiziaria italiana è stata più volte in Uruguay e in Brasile per questa cattura. E grazie alla collaborazione con gli altri organismi di polizia giudiziaria internazionale siamo riusciti a ottenere questo risultato. E ci tengo a sottolineare proprio lo sforzo corale da parte di tutti, perché tutti avvertivano l’importanza di questo obiettivo».

Le reazioni all’arresto

L’arresto del superboss, secondo solo a Matteo Messina Denaro nell’elenco dei più ricercati, ha fatto scattare diverse reazioni. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha sottolineato che si tratta di «un duro colpo alla ‘ndrangheta. La lotta contro le mafie e l’illegalità è una priorità – ha detto – congratulazioni alla Magistratura e all’Arma dei Carabinieri e alle Forze di Polizia». Guerini ha aggiunto: «Il successo di questa brillante operazione è la prova dell’incessante lavoro, in Italia e in complesse attività investigative internazionali, svolto silenziosamente dalle nostre forze di polizia, sempre al servizio dei cittadini».

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha affermato: «Ancora una volta la determinazione, la dedizione e la professionalità di tutti gli investigatori coinvolti hanno consentito di assicurare alla giustizia, dopo due anni di complesse e articolate indagini, l’esponente di primissimo piano della ‘ndrangheta, considerato il secondo latitante più pericoloso dopo Matteo Messina Denaro, e insieme a lui, Vincenzo Pasquino, personaggio di spicco del narcotraffico internazionale e inserito nell’elenco del Viminale dei latitanti più pericolosi».

«Un risultato straordinario – ha aggiunto Lamorgese – che dimostra la capacità di magistratura e forze dell’ordine di contrastare in modo efficace la criminalità organizzata e le sue ramificazioni internazionali grazie alla proficua e intensa collaborazione di polizia sviluppata nell’ambito del progetto “I can”, promosso e finanziato dal ministero dell’Interno e condotto dall’Interpol per intensificare lo sforzo comune nella lotta alla ‘ndrangheta e a tutti i suoi interessi illeciti transnazionali».

Anche il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, si è congratulata con le forze dell’ordine che hanno gestito l’operazione, sottolineando la «conferma dell’importanza che la cooperazione giudiziaria internazionale assume quale momento ineludibile nella lotta alla criminalità transnazionale. Il contrasto alle associazioni criminali non può che realizzarsi attraverso la cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti».

«L’operazione – ha aggiunto Cartabia – è anche il frutto dell’utilizzo di uno strumento innovativo d’indagine, stipulato tra i due ministeri della Giustizia e le autorità giudiziarie di Italia e Brasile, con il sostegno di Eurojust, ovvero la squadra investigativa comune: fondata sull’articolo 19 della Convenzione di Palermo del 2000 dà la possibilità agli Stati di creare e organizzare organi investigativi comuni, per lo svolgimento di attività d’indagine».

Per il leader della Lega Matteo Salvini, l’arresto di Morabito e di Pasquino rappresentano un «durissimo colpo assestato alle mafie». Il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni ha espresso i «complimenti ai Carabinieri del Ros per l’operazione che ha portato alla cattura del boss mafioso Rocco Morabito, in Brasile. L’Italia – ha detto – è orgogliosa dei suoi uomini in divisa».

Anche il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha espresso i propri ringraziamenti alle forze di polizia: «La Calabria bella, onesta, pulita e operosa non può che celebrare questo arresto e stringersi compatta alle istituzioni della nostra Repubblica. Questa regione – aggiunge – non è il dominio dell’antistato, non è il regno dei Morabito, dei Mancuso o dei Grande Aracri: è la terra in cui i cittadini sono costretti a lottare con più forza per l’affermazione della legalità; ed è la terra che, giorno dopo giorno, sacrificio dopo sacrificio, sta fornendo all’Italia e al mondo il vaccino contro quel maledetto virus chiamato ‘ndrangheta». 

Share
Simone Saverio Puccio

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE