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REGGIO CALABRIA – Ammonta ad oltre 100 milioni di euro il valore degli appalti ottenuti illecitamente coperti dalle indagini condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dalla Dda di Reggio Calabria che hanno portato alla luce un cartello composto da 57 imprenditori che, con attraverso turbative d’asta aggravate dall’agevolazione mafiosa, si sarebbero aggiudicati almeno 22 gare ad evidenza pubblica, frodando la Regione Calabria e la Comunità Europea.
Le gare investigate dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria e dello Scico, sono state bandite tra il 2007 e il 2016 dalle stazioni appaltanti dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, nonché dalla Stazione Unica Appaltante di Reggio Calabria.
E’ quanto emerge nell’operazione Waterfront (LEGGI), scattata questa mattina e che ha visto gli agenti della Guardia di Finanza intervenire in diverse regioni italiane e che vede tra gli indagati anche il deputato della Lega Domenico Furgiuele (LEGGI).
Così facendo, le imprese avrebbero agevolato l’attività dei Piromalli che si sono assicurati una rilevante “tangente ambientale”, garantendo la realizzazione dei lavori. Gli appalti venivano ottenuto tramite offerte precedentemente concordate e se il cartello non risulta vincitore, venivano effettuati subappalti o procedura di nolo per ottenere comunque l’esecuzione dei lavori.
Tra gli appalti finiti nel mirino degli investigatori anche quelli di riqualificazione del lungomare di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando in attuazione di Progetti Integrati di Sviluppo Urbano finanziati da fondi europei. Numerose le irregolarità riscontrate: la percezione di somme non dovute, liquidazioni di spese non dovute, distorto utilizzo di “varianti in corso d’opera”, difformità nei progetti, omessi collaudi statici, prove non eseguite sulla qualità e sullo spessore degli asfalti bituminosi. Il tutto anche nell’esecuzione di opere quali il Palazzetto dello sport, il parcheggio interrato e il Centro polifunzionale di Gioia Tauro, nonché il Centro polisportivo di Rosarno.
Fondamentale, per l’accusa, è risultata la complicità, a vario titolo, di pubblici ufficiali – dirigenti e direttori dei lavori/collaudatori, tecnici/progettisti e/o responsabili unici pro tempore dei procedimenti relativi agli appalti – incaricati dalle relative stazioni appaltanti. Dalle indagini è emerso anche lo «stabile rapporto corruttivo» esistente tra il funzionario dell’Anas Giovanni Fiordaliso, del Compartimento di Reggio Calabria ma sospeso già nel 2017, e l’imprenditore Domenico Gallo, indicato come il “dominus” di numerose società fornitrici di bitume e calcestruzzo, per frodi in svariati contratti di fornitura indebitamente affidati ad imprese riconducibili a Gallo, compresi i lavori di ammodernamento di tratti dell’Autostrada A2 Salerno – Reggio Calabria effettuati con materiali di qualità inferiore rispetto ai parametri imposti dagli appalti.
In cambio, secondo l’accusa, Fiordaliso avrebbe ottenuto beni di lusso e promesse di incarichi nelle sue imprese. L’imprenditore avrebbe anche versato circa 94.000 euro alla moglie di Fiordaliso per prestazioni di lavoro mai effettuate. A conclusione dell’operazione, 14 persone sono state poste ai domiciliari, a 20 è stato notificato l’obbligo di presentazione alla Pg e per 29 è scattato il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale
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