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Le email da Bordeaux ai genitori di Alfredo De Marco

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Di fronte alla malattia di Alfredo, i De Marco non si arrendono; il 5 settembre la dottoressa di Bordeaux: «non possiamo aiutare» ma apre a nuove prospettive.


SIDERNO- «L’organizzatore ha momentaneamente disattivato le donazioni per questa raccolta fondi». La piattaforma GoFundMe annuncia così agli utenti di aver sospeso temporaneamente la raccolta fondi per il piccolo Alfredo De Marco, il bambino di 3 anni e mezzo di Siderno, affetto da un tumore al fegato con metastasi ai polmoni. Nelle ventiquattro ore precedenti la stessa piattaforma aveva mandato “offline” la pagina della raccolta fondi, motivando, tramite email ai genitori e solo nel pomeriggio, la decisione: «le donazioni sono state temporaneamente sospese in attesa del completamento della verifica».

La drammatica storia del piccolo Alfredo ha commosso l’Italia intera. I genitori, Maria Raffaella Crudo e Giuseppe, stanno affrontando con disperazione ma anche determinazione la sfida contro il tempo «per salvare nostro figlio», dicono con una semplicità disarmante. La storia del piccolo Alfredo viene portata alla pubblica luce da mamma Maria Raffaella Crudo. Il 3 settembre 2024, la donna senza pensarci troppo lancia su GoFundMe la raccolta fondi: “aiuta mio figlio Alfredo De Marco a salvarsi”.

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«Non pensavo minimamente che avesse avuto tutte quelle donazione. Pensavo – racconta- solo alla salute di mio figlio, pensavo che sarebbe rimasta solo nel nostro territorio della Locride, magari sarebbe girata al massimo in Calabria ma non immaginavo tutto quello che è avvenuto». Prima del 3 settembre, la famiglia De Marco, così come ogni altra famiglia colpita dal “male del secolo”, ha vissuto la malattia il silenzio. Sono tanti i genitori e figli calabresi che si ritrovano da un giorno all’altro catapultati nel mondo dell’oncologia, iniziando così quel drammatico e solitario pellegrinaggio tra gli ospedali d’Italia.

UN FULMINE A CIEL SERENO: L’INIZIO DELLA MALATTIA DEL PICCOLO ALFREDO DE MARCO

Il loro incubo inizia quando i medici dell’ospedale di Locri comunicano la malattia di Alfredo. «Abbiamo preso il bambino e subito senza aspettare un solo attimo ci siamo messi in macchina e siamo andati al pronto soccorso di Roma». 719 chilometri di speranza. All’ospedale Bambin Gesù Maria Raffaella e Giuseppe consegnano nelle mani dei medici romani «l’amore grande» della loro vita.

Un anno di lotta. In silenzio e solitudine. Perché funziona così: i bambini calabresi affetti da una patologia oncologica che devono curarsi fuori regione insieme alla sofferenza della malattia vivono, con i loro genitori, anche la solitudine. Lontano dai nonni, dagli zii, dai cuginetti per settimane e mesi. E se le videochiamate di whatsapp potessero parlare, chissà di quante lacrime raccontare. La chemioterapia per Alfredo iniziata il 10 ottobre 2023 ma nonostante cure intensive e l’amore ricevuto all’ospedale Bambin Gesù la malattia di Alfredo progredisce e il corpo del bambino non regge bene. Il 27 agosto 2024 i medici oncologi di Roma comunicano a Maria Raffaella e Giuseppe la non curabilità del bambino. Ad Alfredo restano soli pochi mesi di vita.

LA BATTAGLIA CONTRO IL TEMPO ALLA RICERCA DELLA CURA

Maria Raffaella e Giuseppe si arrendono. La mamma si mette al computer e cerca cure possibili per il suo bambino. Cerca e trova ospedali. Li contatta telefonicamente, manda email. I De Marco mandano nelle varie cliniche francesi anche i loro parenti. La missione è una: cercare l’ospedale che possa curare Alfredo. In Italia, in Francia, in Svizzera anche in America, ovunque. Interagendo con i medici medici, molti professionisti spiegano loro le difficoltà che potrebbero incontrare e li mettono anche in allerta anche sul problema economico. «Se Alfredo rientrasse in una cura sperimentale fuori dai protocolli italiani e europei ci sarebbero dei costi importanti da sostenere, un milione di euro. Ci hanno detto i medici di cercare una copertura finanziaria adeguata onde evitare di avere la cura ma non poter partire per una mancanza di fondi».

L’assillo di trovare la cura ma non avere la copertura economica porta Maria Raffaela ad aprire la raccolta fondi su gofundme. È il 3 settembre: «Ho semplicemente scritto con il cuore, raccontando i fatti che avevamo vissuto e stavamo vivendo, nulla di più».

Il 4 settembre, i De Marco, dopo le interlocuzioni telefoniche, mandano un’email ai medici in Francia «come concordato vi invio la cartella clinica del piccolo Alfredo De Marco» e ancora «allego copia originale della cartella clinica in versione italiana nonché traduzione in francese di tutti i controlli e dei commenti dei medici sul protocollo». Intanto, la raccolta fondi aperta da Maria Raffaella commuove tutti. Nella Locride si parla solo del piccolo. La storia di Alfredo viene condivisa da chiunque, influencer e non. Il 5 settembre l’iniziativa ha superato ogni aspettativa, raccogliendo 37,4 mila donazioni per un totale di oltre 553.500 euro.

DALL’APPELLO CHE HA COMMOSSO L’ITALIA ALLE POLEMICHE SULLA RACCOLTA FONDI PER ALFREDO DE MARCO

La viralità attira anche l’attenzione di chi ha espone dubbi e accuse, mettendo in discussione la sincerità della famiglia. Sui social rimbalzano i commenti «si vogliono intascare i soldi», qualcuno si augura «che venga tolto il bambino», c’è anche chi nei messaggi privati li minaccia. I De Marco leggono i commenti, ci restano male, ma non si fanno distrarre dal loro obiettivo: continuare a chiedere consulti agli ospedali di tutto il mondo.

Il 5 settembre 2024 arriva la risposta da parte di uno degli ospedali che avevano precedentemente contattato. La dottoressa scrive «ho appena guardato la cartella del bambino». Riassume le cure standard ricevute da Alfredo e poi, in lingua francese, sentenzia «a Bordeaux non potremmo offrirgli altro aiuto». Ma nella stessa email però la dottoressa suggerisce ai genitori una consulenza specialistica con un’altra dottoressa francese specializzata nella cura dei tumori al fegato. È una doccia fredda per loro ma «Alfredo ha un tumore al fegato con metastasi ai polmoni, qua ne aveva tantissime, ma con la chemio terapia si sono ridotte di tanto, adesso – dicono- ne ha poche non sono aumentate, potrebbero essere curate». La speranza mista a disperazione che li fa continuare a lottare. Pochi giorni dopo ricevono anche la risposta dell’importante clinica Gustave Roussy a Villejuif che risponde e chiede il «rapport de pathologie».

La forza dell’amore e quella circolare del questore che è una carezza per Giuseppe, agente della Polizia di Stato e la moglie Maria Raffaella.
Il 9 settembre 2024 il questore reggino Salvatore La Rosa manda una circolare ai reparti della questura di Reggio Calabria, avvisandoli della malattia di Alfredo e della raccolta fondi su gofundme per informare chi e interessato a donare può «autonomamente e liberamente» utilizzare «la predetta piattaforma». I De Marco si commuovono e continuano con più forza nella loro battaglia per fermare il tempo e salvare Alfredo. Chiedono consulti Maria Raffaella e Giuseppe ma non tutti sono gratuiti, ed ecco dal conto corrente dei De Marco parte un bonifico.
L’11 settembre 2024 alle ore 16:38 la clinica ospedaliera Istituto Gustave Roussy lo riceve. «Con questa email confermiamo che abbiamo registrato – si legge nella fattura elettronica- la tua richiesta di pagamento di 600 euro per il tuo ordine presso l’Institut Gustave Roussy».

La notifica di un bonifico effettuato dalla famiglia De Marco per un consulto all’Istituto Gustave Roussy, in Francia

UN FUTURO INCERTO, NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ I GENITORI CONTINUANO A LOTTARE

Proprio in questi giorni i De Marco stanno aspettando una risposta dall’ospedale francese. «Per come abbiamo – spiegano- capito adesso si dovrebbero riunire e valutare se il caso di Alfredo può essere curato presso il loro istituto». Maria Raffaella parla, in sottofondo c’è Alfredo che ride spensierato: «sta giocando con Giuseppe. È il suo sorriso che ci fa trovare la forza per lottare. Come si addormenta ci mettiamo a inviare altre email per consulti medici». I compiti nella famiglia De Marco sono ben precisi: Papà Giuseppe è l’addetto alla masterizzazione della cartella clinica nei vari dvd. Mamma Maria Raffaella è quella che si occupa di trovare gli ospedali e scrivere. Lei ricorda ogni data degli eventi. Ogni virgola della cartella clinica clinica di suo figlio.
«Come potrei fare una truffa sulle spalle di mio figlio. Non ci sarebbe cifra che potesse restituire un figlio. A che cosa ci servirebbero i soldi senza Alfredo? Come potrei andare a fare la spesa con quei soldi? arrivare nel reparto dove c’è il Kinder Pinguì che Alfredo ama e pensare che quei soldi erano per salvare mio figlio, ma come si può? Ci dispiace che, da chi non ci conosce, dica che vogliamo lucrare alle spalle di nostro figlio. Ho la coscienza e a dirla tutta – conclude mamma Maria Raffaella-, non mi interessano più di tanto le critiche, noi pensiamo solo a nostro figlio, a salvarlo».

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