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I pescherecci schierati davanti al porto di Gioia Tauro

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GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – Prova di forza ieri mattina dei pescatori di Gioia Tauro che, protestando contro il caro carburanti, hanno schierato la flottiglia di pescherecci davanti all’imboccatura del porto per circa un’ora. Un’azione dimostrativa che potrebbe ripetersi presto se il Governo non interverrà per ridurre i costi dei carburanti aumentati in pochi mesi da 65 centesimi a circa 1,35 euro al litro. Costi insostenibili per i pescatori che si dicono pronti a bloccare per davvero lo scalo portuale più importante d’Italia.

Ieri mattina la presenza dei pescherecci non ha creato alcun problema perché in mattinata non era prevista l’entrata o l’uscita di alcune nave portacontainer dalle banchine del porto. Ma quanto è accaduto è bastato per lanciare l’allerta alle Autorità dello scalo a cominciare dalla Capitaneria di porto e l’Autorità di Sistema Portuale.

Ieri mattina erano una quindicina i pescherecci schierati davanti all’imboccatura del porto, un’azione dimostrativa che ha creato allarme e che è servita a comunicare la grave situazione in cui versa il settore della pesca anche nel tirreno reggino. I pescatori lamentano guadagni sempre più bassi a causa dei costi del carburante che non permetterebbe loro di non poter ottenere alcuna risorsa economica utile a sostenere le loro famiglie. Sul posto le imbarcazioni della Guardia Costiera che ha competenze di Polizia Marittima nel tratto di mare tra Bagnara e Nicotera che vede posizionato al centro il porto di Gioia Tauro, infrastruttura vitale per gli approvvigionamenti anche alimentari del sistema Italia. Un nodo logistico imponente che potrebbe subire blocchi se la vertenza pesca non viene in qualche modo gestita nel migliore dei modi dalle Autorità Competenti.

I pescatori chiedono aiuti certi, la riduzione delle accise sui carburanti che sono lievitati oltremisura da circa tre o quattro mesi a questa parte. Una vertenza nazionale certo, che accomuna le flottiglie di tutto il paese e che potrebbe allargarsi anche agli autotrasportatori che cominciano anch’essi a rumoreggiare sempre per lo stesso motivo: l’aumento dei costi dei carburanti.

Due movimenti che potrebbero unirsi e per cercare di ottenere l’attenzione del Governo potrebbero mettere per davvero in atto il blocco del porto causando problemi enormi alla catena logistica italiana. La vertenza viene attenzionata dalla Prefettura di Reggio Calabria.

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