La tendopoli di San Ferdinando
3 minuti per la letturaSAN FERDINANDO (REGGIO CALABRIA) – Gli extracomunitari della tendopoli di San Ferdinando, nel Reggino, stanno manifestando per la morte del 34enne del Mali Gassama Gora, travolto e ucciso mentre era in bici tre giorni fa da un’automobile il cui conducente è stato arrestato per omicidio stradale da Carabinieri e Polizia e i due passeggeri denunciati per omissione di soccorso in concorso.
Stamani gli extracomunitari hanno dato vita a un corteo, una manifestazione pacifica, e si stanno dirigendo a piedi verso Gioia Tauro, controllati dalle forze dell’ordine. Espongono cartelli bilingue, in inglese e italiano: “il troppo è troppo, basta uccidere i neri”.
Nella tarda mattinata, il corteo ha raggiunto Gioia Tauro e i manifestanti hanno chiesto di avere un incontro con il prefetto di Reggio Calabria. Il gruppo si è fermato all’altezza del quadrivio Sbaglia della città del porto occupando la sede stradale e provocando il blocco del traffico che ha provocato disagi per gli automobilisti e che è durato per alcune ore. Sul posto sono presenti sindacalisti e mediatori culturali.
«Oggi nessuno va al lavoro – hanno spiegato gli organizzatori della manifestazione – perché un amico e fratello, dopo una vita di razzismo e sfruttamento, da quel razzismo è stato ucciso. La rabbia è troppa, non restare zitti, scendere in strada per ricordare Gora e lottare contro tutto questo è l’unica arma che ci resta».
«Un altro fratello ucciso, un’altra morte – è scritto in una lettera aperta dei migranti – che si poteva evitare. Per questo, per tutta la giornata di oggi noi lavoratori della terra saremo in sciopero. Non troverete nessuno di noi nei campi, nei magazzini e nelle serre. Siamo stanchi di essere sfruttati e ammazzati dagli stessi che di giorno ci obbligano a lavorare senza contratti né garanzie nei campi, a vivere come animali e la sera ci tirano giù come birilli, perché la vita di un africano non conta. Non siamo braccia, siamo uomini».
«Da decenni ormai – riporta ancora il testo della lettera – veniamo qui per lavorare e senza le nostre braccia non ci sarebbero frutta e verdura né sugli scaffali, né sulle tavole ma questo non importa. Nonostante le promesse che arrivano ad ogni stagione, per noi non ci sono mai stati e continuano a non esserci alloggi decenti, contratti regolari, certezza e celerità nel rinnovo dei documenti, con lungaggini che ci costringono a rimanere qui per mesi. Vogliamo casa, diritti, documenti e lavoro regolare, vogliamo vivere una vita dignitosa come ogni essere umano meriterebbe. Schiavi mai».
Il blocco stradale attuato in mattinata è stato rimosso solo dopo che una delegazione di migranti ha incontrato il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio. Al primo cittadino della città del Porto, i migranti hanno ribadito il loro stato di disagio per le condizioni di vita in cui sono costretti e per il fatto che nei loro spostamenti dalle abitazioni ai luoghi di lavoro e viceversa siano costretti ad utilizzare mezzi non idonei per la mancanza di mezzi di trasporto pubblico locale. Alessio ha assicurato che comunicherà le loro richieste alla Regione e al Corap (il Consorzio di gestione delle aree industriali calabresi), per chiedere che si mettano in sicurezza la strada utilizzata dai lavoratori stranieri, che è di competenza del consorzio, e consentire l’attraversamento in sicurezza.
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