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Strutture tristi e malridotte, pazienti assistiti con generosità dal personale, ma non è sufficiente: il reparto di Psichiatria dell’ospedale di Polistena in totale abbandono


POLISTENA – C’è un luogo dell’anima presso l’Ospedale S. Maria degli Ungheresi di Polistena. Un luogo dove gli uomini e le donne perdono i sensi e l’equilibrio, la loro stabilità interiore. Chi entra qui, nel reparto di Psichiatria di questo ospedale, ha come la sensazione di vivere un tempo perduto, sofferenze difficili da curare e dove il rapporto medico-paziente sembra andare oltre il limite umano, quasi alla ricerca di un modo, per curare le anime e la loro psiche.

Qui entra solo chi ha conosciuto il tunnel di un’esistenza al limite. Che soffre di malattie che non sono immaginarie, purtroppo. Un mondo sconosciuto ai più che passa dal dramma sociale che spesso non viene percepito. Che si insinua nella mente dell’uomo fino a farlo sbandare, cadere e che grida aiuto, aiutatemi. Un mondo dove a volte ci si perde per varie ragioni depressive che arrivano come un fulmine a ciel sereno senza una ragione precisa, ma che si insinuano nelle storie umane come uno tsunami arrivando a sconvolgere ogni ragione e ogni equilibrio psichico. Drammi accentuati da una società che emargina, che isola.

PSICHIATRIA ALL’OSPEDALE DI POLISTENA, UN REPARTO CHE SEMBRA ABBANDONATO A SE STESSO

Ci si perde per ragioni di identità smarrita, per aver perso un lavoro, per non riuscire a sopportare e a superare i problemi della vita. Ci si perde per l’uso delle droghe. In molti vi arrivano senza sapere perché, senza sapere chi si è, e disconoscendo persino i propri cari. Un reparto che però sembra abbandonato a se stesso. Grigio, trascurato, senza colori, quando invece dovrebbe essere il contrario per chi qui viene ricoverato, assistito, curato. Sbarre grigie, spesso attaccate dalla ruggine, corridoi con le mattonelle rotte, finestre riparate alla meno peggio, porte rattoppate, bagni puzzolenti e senza suppellettili. Un reparto dove mancano le sedie negli spazi comuni. Sui muri accenni di disegni fatti da qualche mano insicura alla ricerca di se stessa. Pareti scrostate. Se non sembra un inferno dantesco ci manca poco.

Qui i sanitari, medici psichiatri e psicologi, fanno quello che possono, a volte più di quanto gli è dovuto, così gli infermieri e le Os. Quello di Polistena è l’unico reparto del genere in un territorio vasto e l’età media dei degenti è bassissima, con problemi diversi e complessi. Ma nonostante tutta l’apparenza qui non manca l’umanità, non mancano slanci di coraggio e di passione. E nessuno si lamenta, qui si convive con i problemi più intimi delle persone che vengono aiutate in tutti i modi. Ma occorre aiutarli a vivere meglio le loro condizioni.

Possibile che nessuno, a cominciare dal Direttore generale di Furia o dai Direttori Sanitari non vedano le condizioni strutturali di qual reparto? Possibile che non cerchino di portare un po’ di colore e di vita per dare speranza. Perché non vorremmo che si pensasse che in quel reparto ci stanno i “pazzi” e che va lasciato nell’abbandono più totale.

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