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Calabresi e Siciliani uniti in corteo insieme a Villa San Giovanni per protestare contro il Ponte sullo Stretto


VILLA SAN GIOVANNI – «Calabria e Sicilia unite nella lotta, lo Stretto di Messina non si tocca!». Lo hanno urlato a squarciagola, ieri mattina, i 1000, forse 1500, manifestanti che hanno animato la protesta contro il Ponte sullo Stretto per le strade di Villa San Giovanni. Una marcia pacifica, colorata, gioiosa, ordinata, ma anche decisa, agguerrita, ribelle.

Buona la partecipazione, seppur con numeri forse inferiori rispetto alle aspettative della vigilia. All’invito della Rete No Ponte hanno risposto in tanti, ma se ci fosse stata un’adesione di massa dei villesi le presenze sarebbero state decisamente maggiori. A sfilare sono stati soprattutto cittadini del luogo appartenenti ad associazioni locali; militanti e attivisti di comitati reggini e messinesi; membri di Legambiente, Wwf, Libera; esponenti di sindacati e partiti di centrosinistra, Cgil e Pd in testa; rappresentanti politico-istituzionali e candidati alle Europee.

Il raduno attorno alle 9,30 nella centralissima piazza Valsesia, che si è immediatamente trasformata in un tripudio di bandiere, striscioni, cartelloni. Centinaia di messaggi, un’unica direzione: «No al Ponte, Sì alle vere priorità». Senza mezzi termini la frase impressa sul cartello posizionato in cima al corteo: «No al Ponte delle menzogne». È così che ha avuto inizio la marcia allegra dei “No Ponte”, dal cuore della città fino ai luoghi in cui è prevista la realizzazione dell’opera. Una lunga passeggiata a suon di musica, con qualche stop servito a rilanciare dal megafono le ragioni della contrarietà al progetto.

In prima linea, giunti con largo anticipo a Villa San Giovanni, i sindaci di Polistena, Gioia Tauro e Catanzaro, Michele Tripodi, Aldo Alessio e Nicola Fiorita; Tripodi, oltre a indossare la fascia tricolore addosso, ha portato anche il gonfalone del Comune, gesto particolarmente apprezzato dai villesi “No Ponte”. In marcia anche quasi tutti gli amministratori comunali: alcuni hanno completato tutto il corteo a piedi e altri – tra questi la sindaca Giusy Caminiti, senza fascia tricolore – mentre altri si sono spostati in auto direttamente a Cannitello. Non ha partecipato il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, ma dal comune capoluogo è arrivato il consigliere di minoranza Saverio Pazzano (“La Strada”).
E poi, ancora, tra gli altri, il consigliere reggino dei dem Giovanni Muraca, i candidati alle Europee Sandro Ruotolo (Pd), Mimmo Lucano (Alleanza Verdi e Sinistra) e Pasquale Tridico (M5S) e il leader dei Verdi Angelo Bonelli, da tempo in prima linea sulla lotta al Ponte.

La voce del popolo si è fatta sempre più sentire man mano che la marcia è andata avanti, raggiungendo il lungomare tra Pezzo e Cannitello, proprio sui luoghi dove dovrebbe sorgere il pilone della mega infrastruttura, e infine il piccolo palco allestito proprio a Cannitello, nella piazza antistante la chiesa. I “No Ponte” sono intervenuti a muso duro: «Il nostro è un no politico, contro un modello di sviluppo colonialista»; «Lo Stretto di Messina ha una storia antichissima, qui l’unica costruzione è il mare perché il mare è la nostra risorsa»; «Vogliamo scuole, strade, ospedali, acqua potabile, non vogliamo il benessere di pochi e la fame di molti! Noi non siamo una colonia»; e ancora, «Non siamo cavernicoli, siamo persone perbene e che hanno studiato!».

Non è mancata, inoltre, una contestazione verso la sindaca Caminiti: «Sono indignata dalla sua ambiguità, le sue dichiarazioni – così la villese Rosalba, del Centro sociale A. Cartella – hanno destato grande disorientamento e confusione tra i cittadini. Noi non vogliamo essere né la città sotto il Ponte né tantomeno la città che guarda a un qualsiasi ponte».

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